Lo straniero

 Ragioni non ne avete per fermarmi:

 perché impedirmi il passo?

 o negherete a chi cammina

 di mettere la terra sotto i piedi?

 Esito ancora un poco,

 poi mi decido e varco la frontiera;

 forse per ciò mi verrà meno l’aria?

 O il vostro cibo non mi sazierà la bocca?

 Non è vostra la scelta:

 percorrerò queste strade ordinate,

 fatte di passi, d’asfalto, di case,

 mangerò i piatti della tradizione

 e amerò le vostre donne, alla fine,

 se loro lo vorranno.

 «Di chi sono, domando, queste terre?»

 E di rimando voi mi rispondete:

 le terre sono vostre, e ve le lascio;

 ma di chi è la strada?

 Come puoi dire: «Non è tuo»

 del metro su cui appoggio il passo,

 del sasso dove poso il culo?

 Sono padrone almeno del mio corpo,

 di tutto ciò che abbracciano i miei occhi.

 Mi tiro su dall’erba del giaciglio,

 fresca la mente e tersa

 come i campi gualciti del mattino.

 

  

 Il villaggio abbandonato di Barmaz,

 in Valle d'Aosta.

 


PS: Come tutti i testi di cui non fornisco una diversa attribuzione, la foto e la poesia sono mie. Intendo, d'ora in poi, integrare documenti, appelli, analisi e commenti con testi di tipo "letterario" (versi e prose) per trattare i temi consueti con minor retorica e – forse – un grado maggiore di incisività.

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2 risposte a Lo straniero

  1. ivan scrive:

    La poesia è bella. Mah ….
    quando dici che “amerò le vostre donne”, devo ammettere che mi stai un pò sulle balle!

    😉

  2. Mario scrive:

    Dico anche: “se loro lo vorranno”. Mica sono nostre per davvero!

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