Ragioni non ne avete per fermarmi: perché impedirmi il passo? o negherete a chi cammina di mettere la terra sotto i piedi? Esito ancora un poco, poi mi decido e varco la frontiera; forse per ciò mi verrà meno l’aria? O il vostro cibo non mi sazierà la bocca? Non è vostra la scelta: percorrerò queste strade ordinate, fatte di passi, d’asfalto, di case, mangerò i piatti della tradizione e amerò le vostre donne, alla fine, se loro lo vorranno. «Di chi sono, domando, queste terre?» E di rimando voi mi rispondete: le terre sono vostre, e ve le lascio; ma di chi è la strada? Come puoi dire: «Non è tuo» del metro su cui appoggio il passo, del sasso dove poso il culo? Sono padrone almeno del mio corpo, di tutto ciò che abbracciano i miei occhi.
Mi tiro su dall’erba del giaciglio, fresca la mente e tersa come i campi gualciti del mattino.
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Il villaggio abbandonato di Barmaz, in Valle d'Aosta. |
PS: Come tutti i testi di cui non fornisco una diversa attribuzione, la foto e la poesia sono mie. Intendo, d'ora in poi, integrare documenti, appelli, analisi e commenti con testi di tipo "letterario" (versi e prose) per trattare i temi consueti con minor retorica e – forse – un grado maggiore di incisività.
La poesia è bella. Mah ….
quando dici che “amerò le vostre donne”, devo ammettere che mi stai un pò sulle balle!
😉
Dico anche: “se loro lo vorranno”. Mica sono nostre per davvero!