Comunque, 1.200 militari britannici lasceranno l’Iraq entro l’estate. E, contemporaneamente, altri 1.500 raggiungeranno l’Afghanistan. Cose già sentite: si spostano le truppe da una parte all’altra. Come con i soldatini. Come giocare a Risiko.
Il governo di Londra intende spendere 75 miliardi di sterline per rinnovare il sistema di missili nucleari Trident. Questo pareggia i conti con Washington, che ha preventivato una spesa di 100 miliardi di dollari per una super bomba (atomica). E anche a Washington, i cittadini hanno invaso il parco adiacente la Casa Bianca per farla finita con la guerra irachena. Bush ha interpretato a modo suo il segnale lanciatogli dai propri connazionali e ha pianificato l’invio di tanti nuovi soldatini.
Nel frattempo, l’Italia ha firmato il contratto per acquistare 131 caccia bombardieri di nuova concezione dalla statunitense Lockheed Martin, i micidiali F-35, che possono portare missili nucleari, in barba all’articolo 11 della Costituzione. Per ora, se ho capito, stiamo spendendo un miliarduccio di dollari, appena il necessario per non sfigurare troppo nel salotto buono delle democrazie occidentali.
Il ministro D’Alema, prima di scivolare in Senato (per poi rialzarsi subito), ha detto che la guerra di Bush in Iraq è illegale e che il Presidente americano ha fabbricato le prove necessarie ad attaccare Saddam. Ma non per questo l’Italia dovrà staccarsi dalla politica della guerra preventiva: rimarremo in Afghanistan ad aspettare l’offensiva di primavera e concederemo a Bush di fare la seconda base a Vicenza. Parisi, del resto, ha affermato che avere per casa tanti bei marines è un’esigenza nostra, così almeno ci alleniamo a scansare il “fuoco amico”. Forte, il ministro della difesa! Intanto, il 17 febbraio c’è stata la manifestazione a Vicenza: più di 100.000 persone, tra cui moltissimi comuni cittadini. In serata, Prodi si è congratulato per la compostezza del corteo e ha assicurato che «la base si farà lo stesso e pure la Tav, i rigassificatori e se non la piantate tiro di nuovo fuori anche il Ponte sullo Stretto!».
Intanto, in Polonia e nella Repubblica ceca i cittadini stanno protestando contro il progetto di Washington di realizzare uno «scudo» antimissile, il cui primo effetto si è già concretizzato nel far assumere alla Russia di Putin toni da guerra fredda, compresa la minaccia di riesumare gli euromissili e stracciare il trattato di non proliferazione atomica. Migliaia di persone a Praga e a Varsavia hanno manifestato contro il sistema Abm (un radar vicino alla città boema e rampe in Polonia), ma i governi ceco e polacco hanno deciso di aprire trattative unilaterali con gli Usa, contro il parere dell’Europa e persino della Nato.
[Nella foto, Urad Vlady, la sede del governo ceco, davanti alla quale hanno più volte manifestato migliaia di persone]
Comunque non c’è solo la guerra: nella piccola frazione San Pietro di Rosà (ancora Vicenza!) i cittadini protestano contro una zincheria tanto pericolosa quanto abusiva. Omosessuali ed eterosessuali scendono in strada a Roma per protestare contro le ingerenze vaticane nella politica italiana, che infastidiscono persino un cattolico doc come l’ex Presidente Scalfaro. Di fronte all’esigenza di fornire più diritti ai cittadini, i pacs diventano Dico, i Dico Dicevamo e presto, forse, Avremmo detto, però…
Marzo si apre con la manifestazione di Bologna: 10.000 voci per chiedere la chiusura dei cpt e una sanatoria per tutti gli irregolari presenti in Italia. Una folla enorme, se si considera che i partiti di centro sinistra e i sindacati non sono presenti, perché un conto è promettere di superare la Bossi-Fini e un conto è scontrarsi con i 12 punti di Prodi (a proposito, c’è un’iniziativa in corso su questo blog, «La Tavola delle 12 Leggi»).
Intanto il nord Europa s’infiamma: guerriglia urbana a Copenaghen, con scontri, auto incendiate, cortei e oltre 500 arresti in tre giorni, perché la polizia deve “liberare” la città dalla comunità di Christiania, vecchia base militare, occupata e trasformata in villaggio libertario e autogestito negli anni ’70. Un po’ come nella Bologna di Cofferati, lo spazio per il dialogo è precluso e la tranquilla capitale danese assume i tratti apocalittici di una banlieue parigina (già, le banlieues…). Cresce la tensione in vista del G8 che si terrà a giugno sul Baltico, quando i signori del mondo s’incontreranno, magari per valutare insieme – fra l’altro – anche le cose che si sono dette in questo articolo. Dal quale sembra emergere una certezza, anche a non voler distribuire torto o ragione a destra e a manca: il fossato che separa società e politica è sempre più largo, profondo e pullula di coccodrilli. Ma perché preoccuparsi, dopo tutto? In fondo è quanto si è detto è solamente qualunquismo… Basta frasi fatte: lasciamo il governo alle persone serie!