A passeggio per Londra

Un fine settimana a Londra, insieme a Silvia e a mio fratello. Cammino per la strada, in mezzo alla gente. Tutti sembrano molto accurati nel modo di vestire, di truccarsi e, chissà, forse persino di essere. I fili degli auricolari di mille lettori i-Pod escono dalle vesti dei londinesi e si vanno a cacciare dritti dritti nelle loro orecchie. Scene comuni, cose del mondo globale.

I giardini di Barkley Square sono romantici. Le panchine recano incisa una dedica, a ricordo di qualche antico frequentatore del parco:

            In loving memory of

            LEONARD SAINER

            – annoto sul taccuino –

            who enjoyed these gardens.

[Alla cara memoria di / Leonard Sainer / che amò questi giardini]

Oxford Street, Piccadilly Circus, Trafalgar Square, con i leoni ricavati dal bronzo dei cannoni coi quali l'ammiraglio Nelson mise in fuga Napoleone. Ne scelgo uno vuoto e mi arrampico. Poi ancora via, verso il Tamigi. Superiamo il fiume sulla passerella e sullo sfondo osserviamo il Big Ben e il palazzo del Parlamento. Torniamo sull'altra riva attraverso un nuovo ponte e sbuchiamo in Parliament Square. Tutto è ordinato, pulito. Londra è una città opulenta: ricca, costosa, e i palazzi qua attorno sanno di potere. All'improvviso, in mezzo alla piazza, avvisto una bandiera della pace. Credevo che fossero un’abitudine soltanto italiana, invece la scritta "PEACE" campeggia sui colori arcobaleno nell'idioma universale. Ci avviciniamo. Alcune persone hanno piantato qualche tenda sopra un'aiuola, dando vita a un presidio, con tanto di cartelloni con le foto. Raccapriccianti, raccontano l'orrore delle guerre americane, le conseguenze delle nuove armi sul volto deformato di bambini. Vorrei fermarmi, fare qualche domanda, invece ripartiamo, perché mi vergogno; non scatto neppure una foto. Vorrei chiedere chi sono, scoprire cosa potrebbero raccontarmi, sapere se davvero è possibile campeggiare sopra un'aiuola davanti al Parlamento, a Londra, senza essere cacciati dalla polizia. Invece ce ne andiamo, conservando l’immagine di tratti devastati, dove la forma umana s'intuisce appena, effetti da specchio deformante. Mi chiedo se è solo l'orrore di un corpo dilatato o se il dolore tormenterà quei bambini per tutta la vita. Da ultimo, mi domando quanto durerà, quella vita.

Mentre ci allontaniamo, passiamo davanti alla chiesa di St. Margaret's, sul muro della quale una scritta dice: «Let the people praise Thee, o God»; Lascia che la gente Ti renda lode, o Dio. Ma a quali preghiere si schiuderanno quelle labbra tumefatte?

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2 risposte a A passeggio per Londra

  1. guido scrive:

    Te lo dico io cosa diranno. Ringrazieranno Dio di non essere come noi, non genericamente noi occidentali, ma noi io e tu capaci solo di indignarci per placare la nostra lurida coscienza ma incapaci oggi, domani e per sempre di vivere diversamente riempiendo il vuoto di valori che ci rende infinitamente più miseri del più devastto dei corpi mutilati. Anche io come te scappo e la cosa che mi fa stare peggio è che potrei non farlo; potrei se lo volessi davver cambiare radicalmente il mio modo di vivere. Tu forse scappi perchè ti vergogni di chi ha compiuto o ha consentito o favorito tali devastazioni; io scappo perchè mi vergogno di me stesso, per non avere fatto niente oggi domani e per sempre per contribuire a cambiare
    Sono meglio dei politici che dipingi così bene altrove?? Io mi sent o come loro capace anche in questo istante solo di bla, bla, bla

    se mi correggi la forma, per esempio non so se mettere “ma noi me e te” e poi la punteggiatura, te ne sarei molto grato. E poi forse come al solito da qualche frase sarebbe meglio farne due.
    ciao Mario da guido

  2. Mario scrive:

    Nei blog non si corregge niente, ma se mi fai di queste richieste rischi di svelare che lavoro faccio! Sarebbe pericoloso…

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