La Regione Valle d’Aosta non vuole i blog

Il titolo è tendenzioso, ma – si sa – questi spazi in rete che ci ostiniamo a chiamare “liberi” prediligono il sensazionalismo, così se la Regione Autonoma Valle d’Aosta blocca in tutti i suoi uffici l’accesso ai blog valdostani (a quanto dicono i giornali, sarebbero solo quelli valdostani, viene da chiedersi perché), partendo dal più seguito, e polemico, Patuasia, forse dovrei credere alla versione ufficiale, che cioè si vuole evitare che il dipendente “freghi” lo stipendio passando il proprio tempo su internet.

Forse dovrei crederci (in fondo anche ai social network era accaduto lo stesso) però non ci credo, perché – guarda caso – il primo spazio a essere “oscurato” è stato proprio l’unico blog di satira politica valdostana, seguito ogni giorno da una media di oltre 2 mila persone. Non ci credo perché sono stati “inibiti” i blog di tutti quei comitati di cittadini che in Valle d’Aosta si oppongono a politiche di devastazione e cementificazione del territorio. Non ci credo perché nella “black list” della Regione è finito anche questo blog che avete sott’occhio, che, sebbene non si occupi soltanto o prevalentemente della Valle d’Aosta, non gode certo della reputazione di essere un “sito amico”.

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Se verrà la Liberazione

Se verrà la Liberazione, quante cose metteremo via.

Si aspettava la rivoluzione armata del proletariato, ma son venute meno tutte e tre le cose: il proletariato, le armi e infine l’idea stessa di rivoluzione, col piddì erede(??) del piccì che parla di aiutare le imprese perché sono loro che danno lavoro e sotto sotto briga per impedire che un «Sì» al referendum per l’acqua pubblica dica «No» alla privatizzazione dei servizi.

Si parlava, un tempo, di «egemonia culturale». I miei alunni che citano «Le Iene» mi appaiono più colti e di sinistra di quelli che si rifanno a «Uomini e Donne», ma in fondo rischiano l’omologazione a un livello diverso, né superiore né inferiore.

Il comune della mia città (Aosta) – e stavolta non mi pare sostanziale se l’amministrazione sia di centro(?)destra o di centrosinistra(?) – ieri pomeriggio (Pasqua) ha offerto alla popolazione in piazza uno spettacolo del comico di Colorado Café Andrea Baccan, in arte(?) Pucci, il quale è riuscito in un’ora di spettacolo (cui mi sono trovato, nolente e indignato, ad assistere) a mettere in fila una serie notevole di stereotipi razzisti, prendendosela con le donne, gli «zingari», gli omosessuali e – scherzosamente, ci mancherebbe – perfino i clandestini che sbarcano a Lampedusa, complice l’ennesima guerra occidentale.

Pubblicizzando il proprio libro, Pucci ha scherzato dicendo che i ricavi gli sarebbero serviti per allevare coccodrilli, in modo da liberarli, non appena cresciuti, nelle acque davanti a Lampedusa. Non ho capito dov’è che si rideva, ma, incredibilmente, la maggior parte del pubblico sì.

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Ciao Vik. Un ricordo di Vittorio Arrigoni all’Espace Populaire di Aosta

Ieri sera (18 aprile) all’Espace Populaire di Aosta abbiamo ricordato Vittorio attraverso la lettra di alcuni testi scritti da lui (due capitoli del suo libro «Gaza. Restiamo umani» e un brano recente del suo blog, nel quale raccontava gli ultimi raid israeliani sulla Striscia) e una videointervista.

L’intervista è pubblicata di seguito e la consiglio consiglio perché, oltre alla voce e all’immagine di Vittorio, mostra le distruzioni causate dalle bombe israeliane nella Striscia di Gaza. Si tratta di un video molto recente, il cui montaggio doveva essere ancora concluso prima della morte di Vik.

Ci siamo infine concentrati su una serie di articoli e comunicati in ricordo di Vittorio, per concludere con il ricordo scritto dalla mamma di Vik, Egidia Beretta, e gli interventi dei presenti, fra i quali quello di Lucia, appena tornata dalla Cisgiordania con una mappa che mostra lo Stato d’Israele e, sparpagliati a macchia di leopardo, divisi fra loro e separati dal muro e dagli insediamenti, i “territori palestinesi”.

Ci siamo anche detti che bisogna fare qualcosa di concreto per ricordare Vittorio e che ci troveremo ancora, ad esempio per parlare di boicottaggio, disinvestimento, sanzioni verso Israele.

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Restiamo umani anche ora

Due delle cinque persone arrestate ieri da Hamas avrebbero confessato di essere gli esecutori materiali del rapimento e dell’omicidio di Vittorio Arrigoni.

Se tutto ciò sarà confermato i due salafiti, accusati di «alto tradimento» saranno condannati a morte (si veda questo articolo di Repubblica online).

Spero di non ferire chi sta soffrendo per la scomparsa di Vittorio, ma non credo che lui – sostenitore dei diritti umani e dell’esigenza, soprattutto, di «restare umani» – apprezzerebbe che la vendetta fosse applicata in suo nome, attraverso la pena capitale.

“Giustiziare” i colpevoli serve soltanto a produrre nuovo odio e violenza, passioni che certo non mancano a Gaza. Auspicabile, invece, è che si faccia la necessaria chiarezza sulle dinamiche degli eventi: la fazione salafita al-Tawhid wal-Jihad ha dichiarato di non aver nulla a che fare con la morte di Vittorio, condannando i rapitori come una «scheggia impazzita». Un comitato di teologi islamici ha emesso una fatwa (decreto religioso) nel quale si afferma che l’assassinio di Arrigoni è «un crimine contro l’Islam» e «fa il gioco del nemico sionista». È davvero l’unica percorribile l’ipotesi di un commando fuori controllo, considerato il ruolo chiave di Vittorio nel testimoniare dei crimini di guerra israeliani?

Al di là delle – non facilmente liquidabili – tesi “complottistiche”, secondo le quali l’intelligence di Tel Aviv avrebbe un ruolo nella vicenda, non è possibile non rilevare come 45 anni di occupazione militare o di embargo abbiano trasformato la società palestinese e chiedere con forza, qualora mai esistesse una comunità internazionale, la fine di una politica antipalestinese fatta di bombe come di restrizioni dei diritti umani fondamentali, se non per giustizia almeno per prevenire il diffondersi del radicalismo religioso in una terra oggi disperata per l’assenza di prospettive.

I “sepolcri imbiancati” che dall’Italia e dal mondo – da Barack Obama all’ineffabile Ignazio La Russa – hanno condannato come «barbarie» la morte di Vittorio sono gli stessi “potenti” che non muovono un dito per consentire la fine di una situazione all’interno della quale la stessa mancanza di speranza incoraggia derive di tipo estremistico, nella convinzione che dove i discorsi non possono, potranno le bombe e dove l’essere umano ha fallito, provvederà Allah.

Proprio l’azione politica di questi “signori” (ricordo en passant il trattato di cooperazione militare che lega l’Italia e Israele) rendeva così preziosa la testimonianza di Vittorio, una delle poche voci non embedded, che anche negli ultimi giorni raccontava di raid israeliani su Gaza con tanto di morti e feriti, commessi nell’ignoranza del mondo.

Una buona notizia è dunque che l’account di Facebook sul quale Vik scriveva ha ripreso a raccontare ciò che succede nella Striscia, grazie all’opera di alcuni amici. «Vittorio ha lasciato in mani fidate l’accesso a questa pagina. D’accordo con la famiglia abbiamo deciso di continuare a pubblicare», si legge in un post.

Restiamo umani.

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Ciao, Vik. Un incontro per ricordare Vittorio Arrigoni

Questo lunedì, 18 aprile, alle ore 21.30 all’Espace Populaire di Aosta si terrà un incontro per ricordare Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza da un gruppo terrorista la notte di giovedì.

Leggeremo alcune pagine scritte da Vittorio e proietteremo alcuni video.

Sarà un’occasione, un pretesto, per ricordare Vittorio e, insieme a lui, le sue battaglie per gli abitanti di Gaza e tutti i palestinesi, il suo intramontabile invito a “restare umani”, anche sotto le bombe, anche di fronte all’ingiustizia e al mostruoso.

Restiamo umani.

>>> Ho pubblicato QUI il mio ricordo di Vittorio.

>>> L’evento su Facebook.

>>> L’immagine di questo articolo è un tributo a Vittorio realizzato da Carlos Latuff, vignettista brasiliano, amico sincero della Palestina.

>>> QUI il podcast della serata per Gaza organizzata dall’Espace Populaire in collaborazione con Fusoradio l’8 giugno 2009, con un collegamento telefonico con Vittorio dalla Striscia.

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Ciao, Vik

Ho conosciuto Vittorio Arrigoni attraverso il suo blog, alcune e-mail e una sua visita ad Aosta, per una serata all’Espace Populaire, nella quale ha presentato il suo libro «Gaza. Restiamo umani», testimonianza dei crimini di guerra israeliani a Gaza durante l’operazione “Piombo fuso”. Ho bevuto insieme a lui. Ha preso in braccio mia figlia. Abbiamo riso e scherzato, anche.

L’ho conosciuto come persona di pace, attivista per i diritti umani in una terra sfortunata, dove la vita è crudele e alla fine se l’è portato via, soffocato, dopo un rapimento durato ancor meno delle 30 ore concesse dall’ultimatum. Chiunque abbia ucciso Vittorio, un gruppo salafita, come dicono i media, o i servizi sergreti israeliani, come si vocifera (non solo) in rete, il punto è che è stato ucciso un uomo che sotto le bombe del «Piombo Fuso» come nella miseria dell’embargo illegale aveva il coraggio di sfidare il pericolo e, ancor più, di concludere tutte le sue testimonianze con l’invito «Restiamo umani».

Non conosco da sempre Vittorio e non me lo so raffigurare in tutti gli aspetti della sua persona. Non conosco la famiglia, alla quale pure va il mio abbraccio, né i suoi amici più intimi. Ho avuto modo però d’incrociarlo e ammirarlo per quanto è stato in grado di fare per tutti, per la Palestina senza giustizia né pace, come per Israele, che a lungo andare dovrà per forza pagare le conseguenze della cecità dei suoi governanti, e infine anche per noi europei, ipocritamente aggrappati a categorie di «giusto» e «sbagliato» che poggiano in realtà soltanto su rapporti di forza economica e militare.

Ultimamente non ho fatto in tempo ad aprire alcune e-mail e oggi, se leggerò la mia posta, vedrò gli aggiornamenti della sua mailing list dalla Striscia di Gaza, come se Vik fosse ancora tra noi. Non riesco a credere che sia morto, non riesco a credere che un qualche gruppo fondamentalista – se così è stato – possa averlo ritenuto una spia dell’occidente (si tratta di ignoranza e l’ignoranza non si può giustificare: sarebbe stato sufficiente leggere che cosa scriveva da Gaza, oppure sapere che nelle ambulanze della Mezzaluna rossa ha sfidato più volte le bombe per fare da elemento di dissuasione nei confronti dell’aviazione israeliana).

È, fortunatamente, la prima volta che rapiscono e uccidono qualcuno che conosco e, conoscendolo, mi domando come possano non aver capito, mentre lo filmavano con gli occhi bendati dal nastro adesivo nero, che quello lì, davanti a loro, era un essere umano.

Grazie di tutto, Vik, mi mancherai moltissimo.

Restiamo umani.

>>> Ho corredato questo articolo con una foto scattata durante una manifestazione ad Aosta per Gaza, nei giorni dell’attacco israeliano «Piombo Fuso» sulla Striscia, perché in una e-mail Vittorio aveva commentato che era sempre bello vedere dei bambini con la bandiera della pace. Un altro modo per invitare a restare umani.

>>> Leggi anche (in inglese) un ricordo di Eva, come Vittorio presente a Gaza come membro dell’International Solidarity Movement.

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Vittorio Arrigoni rapito a Gaza

Update: Ciao, Vittorio! Il corpo di Vittorio Arrigoni è stato trovato stanotte dalle forze speciali di Hamas. Vittorio è stato ucciso prima della scadenza dell’ultimatum. È stato un uomo di pace in terra di odio e violenza. Rimangono di lui i ricordi, le testimonianze e un esempio di vita per gli altri. Rimangono anche, non posso non dirlo, molti dubbi su chi e come abbia voluto uccidere un testimone così scomodo del vero volto di tante, sedicenti, “democrazie”. E ci rimane il suo invito di sempre:

Restiamo Umani.

Ciao, Vik. E grazie.

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Se ci tenete a vedere Vittorio Arrigoni prigioniero, col nastro adesivo nero sugli occhi e i segni delle percosse subite, andate QUI, io non ho cuore di pubblicare il video. Ho conosciuto Vittorio attraverso il suo blog, alcune e-mail e una sua visita ad Aosta, per una serata all’Espace Populaire, nella quale ha presentato il suo libro «Gaza. Restiamo umani», testimonianza dei crimini di guerra israeliani a Gaza durante l’operazione “Piombo fuso”. Ho bevuto insieme a lui. Ha preso in braccio mia figlia. Abbiamo riso e scherzato, anche.

Ho saputo in ritardo del suo rapimento e non so se c’entrano i salafiti, come si dice ufficialmente, o magari qualche complotto dei servizi israeliani come, meno ufficialmente, si sente dire. So che Vittorio è un uomo buono, un attivista che ha dedicato la propria vita alla causa di Gaza e della Palestina e a tante altre cause giuste, ricordando sempre, di fronte alla violenza e all’odio, di aggiungere alla propria testimonianza l’invito a «restare umani». Anche negli ultimi giorni, attraverso la sua mailing list, ho ricevuto notizie sui ripetuti raid israeliani su Gaza, che hanno causato morti e feriti, nella sostanziale ignoranza del mondo.

Stamattina (giovedì) i rapitori hanno concesso 30 ore di tempo perché Hamas liberi alcuni progionieri salafiti. In caso contrario uccideranno Vittorio. Senza arrendermi all’idea che la fine della storia debba essere proprio quella, invito tutte e tutti a sensibilizzare l’opinione pubblica e a scrivere al ministero degli esteri italiano perché faccia l’impossibile per salvare la vita di Vittorio.

Inviamo un testo, il più possibile conciso, alla Farnesina (indirizzo e-mail: unita.crisi[at]esteri.it):

«Come cittadin* italian* chiedo che attiviate tutti i canali possibili per liberare Vittorio Arrigoni, attivista dell’ ISM (International Solidarity Movement) rapito a Gaza. Nome e Cognome».

Pubblico di seguito il testo di un appello scritto dall’Arci insieme con Luisa Morgantini, Associazione Pace e altri per la liberazione di Vittorio. Seguirà l’indirizzo a cui mandare le proprie adesioni. «Sappiamo per informazioni dirette in Palestina che tutte le istituzioni, inclusa Hamas sono mobilitate per la liberazione di Vittorio», dice intanto Raffaella Bolini dell’Arci, che aggiunge: «i giovani e la società civile di Gaza saranno in piazza domani alle 16 per la sua liberazione».

LIBERATE SUBITO VITTORIO ARRIGONI! (appello)

Abbiamo appreso con orrore e sgomento del rapimento del volontario italiano Vittorio Arrigoni.

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