È successo ieri pomeriggio verso le due e mezza a Mesagne (Brindisi), la città in cui mi trovo in questi giorni.
Una bomba è esplosa davanti all’abitazione dell’imprenditore Luigi Devicienti, distruggendone la porta d’ingresso, la stessa porta a cui era stato dato fuoco giusto un mese fa, il 26 luglio.
«Lo scoppio terrificante sarà avvertito in tutta la città, anche nei quartieri più periferici», ha scritto il quotidiano online Mesagne Sera. «Manda in frantumi il portone d’ingresso, spezza i marmi della porta come se fossero stecchini, manda in frantumi i vetri delle abitazioni circostanti per un raggio di oltre cento metri. Due auto che erano parcheggiate di fronte all’abitazioni restano danneggiate; una vecchia Panda di colore bianco è sommersa dai detriti; lo sportello di una Megane Renault per l’onda d’urto determinata dallo scoppio viene spostato e non si apre. L’agenzia di assicurazioni della signora Carluccio è letteralmente sventrata. Il vuoto d’aria provocato dalla bomba ha rotto anche i vetri delle finestre delle prima abitazioni di via Gianpietro Zullo».
Luigi Devicienti è un imprenditore coraggioso, che non ha mai accettato il racket e – per questo motivo – ha subito diversi tentativi di intimidazione. Dopo l’incendio del 26 luglio aveva dichiarato al Quotidiano di Puglia: «Più volte è venuta gente a chiedere soldi, ma non ho regalato soldi a nessuno. I pochi guadagni del mio lavoro, che faccio dalla mattina alla sera, li divido con i miei dipendenti e li investo nel potenziamento dell’azienda. La mia è un’azienda seria che lavora con privati ma anche con enti pubblici. Evidentemente c’è qualcuno che è invidioso e che mi vuole fermare. Non ho dubbi, a colpirmi è stata la criminalità organizzata. Diversamente non so che pensare perché non ho litigato o fatto torto a nessuno. Forse sto dando fastidio agli interessi di qualche criminale. Io lavoro onestamente. Che gli altri facessero la stessa cosa».
Al momento dell’attentato la casa era vuota. E deserta era anche la strada, data l’ora e il caldo. Erano comunque le due e mezza del pomeriggio ed è quindi un caso se nell’esplosione non è stato coinvolto qualcuno, magari una macchina di passaggio. Pochi secondi prima dello scoppio, una signora era passata di là, tornando a casa con due bambini. Mi chiedo se anch’io devo aver paura che, all’improvviso, mentre passeggio con mia figlia, un’esplosione scuota la casa davanti alla quale sto camminando. Una donna, al quarto mese di gravidanza, si è molto spaventata: se fosse stata una gravidanza a rischio che sarebbe successo? E se nella zona vi fosse stato un cardiopatico? Non sono queste, naturalmente, le cose che interessano alla criminalità, a chi, per dare un avvertimento, non si preoccupa di niente e nessuno.
La questione centrale, comunque, rimane la pressione della Sacra corona unita su un territorio che avrebbe tutte le risorse per sviluppare attività capaci di dare lavoro e benessere a una terra colpita dalla crisi dell’agricoltura. La questione centrale rimane la difficoltà di portare avanti qualunque attività imprenditoriale senza doversi confrontare con personaggi che non hanno alcun diritto e titolo per pretendere la riscossione di un tributo e che quel tributo intendono utilizzare non solo per se stessi ma, in particolare, per le loro attività criminose. La questione centrale rimane che solo chi è dotato di un coraggio non comune accetta il rischio di opporsi a questa forma di cancro che divora questa terra.
Sono furibondo nei confronti di chi non esita a prendere con la forza ciò che non gli spetta e sono furibondo nei confronti di chi dovrebbe occuparsi di queste cose – i problemi veri dell’Italia – e invece perde tempo a soddisfare i diktat di qualche potere economico forte, se non è addirittura in combutta con le mafie. Chi pensa che l’emergenza nazionale sia eliminare le feste civili o impedire uno sciopero generale. E sono personalmente grato a persone che hanno la forza di opporsi, come Luigi Devicienti, al quale va tutta la mia stima e la mia solidarietà. In questi giorni, le locandine delle edicole parlano spessissimo di racket. Ieri ne ho viste due e un’altra, vicina, diceva che la procura di Brindisi non ha più carta e che l’ha chiesta alla Provincia. C’entra qualcosa con il proliferare delle mafie?
Per quanto riguarda poi quegli altri, i mandanti e gli autori materiali dell’attentato, su di loro non voglio soffermarmi, neppure per insultarli: con le loro azioni hanno scelto di mettersi al di fuori del consorzio civile; hanno rifiutato deliberatamente quei vincoli di affetto e solidarietà che formano la società umana; costituiscono un corpo estraneo, una specie di tumore.
>>> Invece di andare voyeuristicamente a scattare una foto del luogo dell’attentato ho preferito illustrare l’articolo con l’iscrizione che campeggia sulla Porta grande di Mesagne.