Pirogassificatore: pensate ai vostri cari – di Luna Meneghini

Ripubblico, con il consenso dell’autrice, una prima lettera aperta di Luna Meneghini, risalente a più un anno fa, sul tema del pirogassificatore che l’amministrazione regionale vorrebbe costruire in Valle d’Aosta, già pubblicata dal quotidiano online AostaSera. Seguirà una seconda lettera, sulla partecipazione attiva della popolazione alle scelte che la riguardano.

La realizzazione del pirogassificatore, infatti, sarà probabilmente oggetto di un referendum propositivo (istituto previsto soltanto dagli statuti della Valle d’Aosta e dalla provincia di Bolzano), per il quale sono in fase di raccolta le firme necessarie.

Della questione ho parlato più volte, ad esempio QUI.

Torno sull’argomento con una lettera che pone la questione del diritto di pochi a scegliere per tutti e che pone l’accento sul carattere di bene comune della salute pubblica. Sulla questione pirogassificatore si sono espressi ufficialmente anche alcuni medici valdostani che hanno redatto un documento in proposito.

La salute è un bene comune, l’aria anche
Lettera aperta di Luna Meneghini

Sono una studentessa di Medicina e Chirurgia. Mi chiedo come l’amministrazione regionale, che dovrebbe volere il bene della comunità, riesca a prendere delle decisioni che risultano essere rischiose per la salute dei cittadini. In effetti come soluzione al problema dei rifiuti valdostani si è scelto il pirogassificatore.

Benché al TG3 non si parli delle emissioni nocive di questo mangiarifiuti da 60 mln di euro, i valdostani respireranno di anno in anno un’aria sempre più inquinata.

L’ing. Genon, il tecnico docente del Politecnico interpellato dalla Regione stessa per valutare lo scenario valdostano di gestione dei rifiuti, afferma a proposito delle emissioni in atmosfera del pirogassificatore: «Le sostanze inquinanti presenti nei fumi di incenerimento di rifiuti urbani sono le mesesime rintracciabili nei fumi che originano della combustione del syngas, sia pur in tenori differenti nelle varie applicazioni tecnologiche… Gli inquinanti presenti nei fumi sono raggruppabili in: macroinquinanti e microinquinanti». Tra i macro vi è il Monossido di Carbonio (CO). Tra i micro: i metalli pesanti (Cd, Cr, Hg, Pb, Ni, ecc…), IPA (Idrocarburi Aromatici Policiclici, gli stessi cancerogeni del fumo di sigaretta), nanoparticelle. Vi sono più studi scientifici, che non mi sembra il caso di citare in questa sede, che dimostrano che queste sostanze aumentano il rischio di sviluppare malattie tumorali, patologie respiratorie e cardiovascolari.

Quindi il pirogassificatore, come dice Genon, è un inceneritore. Prima trasforma i rifiuti in gas (syngas), poi brucia questo gas, e finché i rifiuti verranno trattati per mezzo di una combustione, saranno sempre prodotte le sostanze nocive per la nostra salute. È chimica, non c’è nulla da fare; ed è fisica il fenomeno dell’inversione termica, che implica un ristagno delle emissioni nel fondo della valle; purtroppo è medicina quella che ci spiega l’effetto nefasto di queste sostanze sul nostro organismo.

Ora fermatevi un attimo e pensate: a voi stessi, ai vostri figli e ai vostri cari, a chi ha sofferto in prima persona di una malattia oncologica e a chi l’ha vissuta accudendo un malato tumorale, a chi queste malattie hanno già strappato via chi di più caro. La Valle d’Aosta ha già un altissimo tasso di incidenza tumorale, non aumentiamola.

Vi dico tutto ciò non perché io abbia un odio particolare per le combustioni, né per far semplice polemica; bensi perché c’è un’alternativa che permette di non avere alcuna combustione in Valle d’Aosta! Ed è anche più collaudata del pirogassificatore.

Pregherei quindi i medici valdostani di mettere in pratica ciò che dice l’articolo cinque del codice di deontologia medica «Educazione alla salute e rapporti con l’ambiente»: il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale determinante più importante della salute dei cittadini. A tale fine il medico è tenuto a promuovere una cultura civile per l’utilizzo appropriato delle risorse naturali anche allo scopo di salvaguardare l’utilizzo stesso da parte delle future generazioni».

Bruciare delle risorse non rinnovabili e respirarne i fumi non sembra troppo andare in questa direzione… E aiutate la comunità a non prendere ora una decisione che pagheremo negli anni con quanto di più caro abbiamo: la nostra salute.

Luna Meneghini

07/05/2010

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Forse si dimette

Forse si dimette. Lo ha detto. O magari lo abbiamo frainteso anche stavolta.

In ogni caso dimettersi non basta: se ne vada. Anche ad Antigua, ma via.

Resta poi la questione di chi votare. E se premiassimo chi ci prometterà di non svendere lo stato e non piegarsi ai diktat della Banca centrale europea, salvo poi fare la rivoluzione se non manterrà l’impegno?

Qualcuno prometta, però.

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Rai 3 Valle d’Aosta: Vietato ai minori!


Sì, lo so bene
che un titolo come questo può sembrare un artificio per aumentare le visite, ma l’espressione «Vietato ai minori», che titola il comunicato di Legambiente Valle d’Aosta che mi accingo a pubblicare, è più che giustificata. Ancora una volta, si trova ammissibile che in televisione, in orari e “fasce” non protette, siano esibite la violenza e addirittura l’uccisione; gli unici scrupoli che ci facciamo riguardano il sesso (peraltro – il che è ridicolo, o per meglio dire ipocrita – in un sistema televisivo decisamente sessualizzato).

Programmi Regionali della RAI – Vietato ai minori?
Comunicato stampa del Circolo valdostano di Legambiente

Mercoledì 2 novembre alle ore 20, in una fascia oraria per spettatori di tutte le età, è andato in onda un filmato a cura dei servizi Rai della Valle d’Aosta, che ha avuto sicuramente un impatto diseducativo più forte di una scena gratuita di sesso.

Era una scena di caccia. O meglio era una esaltazione della caccia, presentata come una attività piena di fascino, e soprattutto era evidente la volontà di celebrare l’uccisione di un cervo.

L’esibizione del cervo morto, da immortalare come trofeo, ci ha richiamato alla memoria una scena vista di recente con protagonista un altro essere, questa volta umano: l’ex dittatore libico Gheddafi.

Non possiamo, in qualità di utenti di un servizio pubblico, accettare che venga esaltato questo tipo di approccio agli animali e, ancor meno, che venga presentata l’uccisione di un essere animale – così come quella di un essere umano – come un fattore di “vincita”, come un trofeo da esibire.

Tutto questo in un orario “protetto” dove il buon gusto, se non anche la logica, sconsiglierebbe tali visioni a un pubblico non adulto: non solo perché alcune immagini erano disgustose, ma soprattutto perché il messaggio di violenza proposto (anche esulando dal tema della caccia) non era educativo.

Aosta, 4 novembre 2011

>>> Dev’esserci davvero un rapporto profondo tra protesta ed esposizione del corpo se anche gli animali, per tutelarsi, ricorrono a tecniche (politiche?) di spogliarello, come avviene nella foto di questo articolo, che ritrae una giovane cerva immortalata nella valle del Gran San Bernardo (Aosta).

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Comboé devastato [da Amici del Vallone di Comboé]

Premessa: ho pubblicato l’articolo che segue sul blog degli Amici del Vallone di Comboé. Per chi non sapesse di cosa sto parlando, premetto che si tratta di un gruppo di cittadini, del quale ho fatto e faccio parte, che per anni ha cercato di contrastare – senza successo, purtroppo – una strada poderale che doveva arrampicarsi su tornanti lungo un gradino glaciale per poi inoltrarsi nello splendido vallone di Comboé, zona a protezione speciale per la sua importanza naturalistica, situata nel comune di Charvensod, in Valle d’Aosta. Scopo dichiarato dell’opera: raggiungere l’unico alpeggo attivo, semplificando così la vita al conduttore dello stesso (!), anche se forse le cose non stanno proprio così, a quanto sembra di poter desumere dagli ultimi sviluppi. A distanza di un anno dall’inizio dei lavori, infatti, finita la strada, si è passati alla fase del «miglioramento fondiario», volta a rendere più produttivi i pascoli, livellandoli e pettinandoli, inserendo impianti di irrigamento artificiale, snaturando, in una parola, il vallone.

Di questo scempio vorrei che si parlasse, in Valle d’Aosta e altrove, perché una volta di più siamo tutt* danneggiat* da scelte calate dall’alto e il rischio è che non lo sappia nessuno.

Comboé devastato
di Amici del Vallone di Comboé.

Riprende vita, dopo più di un anno, il blog degli Amici del Vallone di Comboé. Abbiamo lasciato il lettore con questo articolo, estrema denuncia della devastazione incipiente del Vallone – che allora stava muovendo i primi passi – ma anche confessione sofferta di nostri limiti – numerici, di forza – e del senso di impotenza con cui abbiamo accolto l’inizio dei lavori.

Un anno dopo, la strada è fatta. «Finalmente», ha dichiarato qualcuno. Un anno dopo, le assicurazioni che solo il conduttore dell’alpeggio comunale attivo nel Vallone avrebbe potuto servirsi della poderale sono state già disattese (era sulla Stampa di questa estate la notizia di varie auto parcheggiate in quota per una polentata). Un anno dopo, soprattutto, si cominciano a comprendere le vere intenzioni di chi per anni ha insistito che bisognava a tutti i costi fare la strada: non l’alleggerimento delle fatiche di chi gestisce l’alpeggio o il ristrutturamento di quelli vicini (spiegazioni che non giustificavano l’accanimento del comune di Charvensod e tantomeno il costo dell’opera), ma il cosiddetto «miglioramento fondiario».

In altre parole, sono arrivate le ruspe.

Sono arrivate le ruspe e hanno cambiato volto al Vallone. «La zona umida nella parte inferiore del vallone è stata interamente prosciugata, la cotica erbosa asportata e la terra spianata e pareggiata dalle ruspe. Il torrente Comboé nella parte superiore del vallone è attualmente secco, così come il laghetto che si trova nei pressi dell’alpeggio oggi attivo. Sappiamo che le acque torneranno a scorrere, ma sappiamo anche che una torbiera non esisterà più», come giustamente sintetizza la situazione il circolo valdostano di Legambiente, in un toccante comunicato stampa che riportiamo di seguito assieme ad alcune immagini che mostrano il Vallone com’è oggi e com’era appena un anno fa.

Chiediamo ai cittadini valdostani di non dimenticare. Di esigere spiegazioni dai responsabili di questa devastazione. Di non lasciarsi piovere sul capo le scelte future che le amministrazioni vorranno prendere sui territori in cui viviamo. Di indignarsi, se non fosse un termine abusato, per gesti miopi e arbitrari calati dall’alto senza possibilità, per il cittadino, di affermare la propria volontà. Che cosa sarà del Vallone a questo punto possiamo immaginarlo, ma non per questo accettiamo che tutto avvenga nel silenzio dell’opinione pubblica, né che le responsabilità dello scempio vengano eluse.

Clicca sulle foto per ingrandirle.

Prima:

Dopo:

Prima:

Dopo:

Il comunicato stampa di Legambiente:

COMBOÉ : DOPO LA STRADA ARRIVANO LE RUSPE
COSA RIMARRA’ DEL VALLONE?

Per anni ci siamo chiesti, insieme agli Amici dei Valloni che con noi cercavano di fermare la realizzazione della strada Ponteille-Comboé, quale fosse la ragione reale di un progetto che sembrava non avere alcun significato economico. Anche le persone che partecipavano alle varie iniziative a sostegno della campagna (marce nel vallone, serate, ecc) ci chiedevano: ma che vogliono fare?

Più volte abbiamo pubblicamente girato la domanda ai diretti interessati (Comune di Charvensod e Amministrazione Regionale). Le risposte, che ci sono sempre sembrate insufficienti, erano: per ristrutturare gli alpeggi diroccati e rendere più agevole la vita del conduttore in quello attualmente attivo. Tutti risultati ottenibili in altro modo: per esempio utilizzando l’elicottero per il trasporto dei materiali per le ristrutturazioni e costruendo una monorotaia e una breve pista per agevolare il conduttore. Ma perché una strada costosa, pericolosa e impattante? Continua a leggere

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Lettera di un assessore della Val di Susa al presidente Napolitano


La lettera
che segue l’avrete già letta altrove. Ignoro se l’illustre destinatario abbia risposto alle sollecitazioni di Mauro Galliano, assessore comunale di Sant’Ambrogio di Torino, paese della Val di Susa; in compenso il testo ha avuto una discreta diffusione.

La copincollo anch’io, perché credo sia doveroso contribuire tutt@ a mettere in evidenza i collegamenti tra cementificazione, “grandi” opere, sistema economico dominante, lobby e disastri ambientali.

Buona lettura.

Egregio Sig. Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,

sono un amministratore comunale di un piccolo paese all’ imbocco della Valle di Susa in Piemonte e le scrivo in merito alle sue dichiarazioni che ho avuto modo di leggere in merito alla disastrosa alluvione che ha colpito il levante ligure e la lunigiana. Lei attribuisce i morti ai cambiamenti climatici. Purtroppo non sono d’ accordo con Lei.

Il responsabile di quella tragedia sono io: amministratore, cittadino italiano nonché elettore.

Sono io amministratore quando sono costretto ad ampliare le aree edificabili e quindi a cementificare il territorio che non è più in grado di assorbire l’ acqua piovana che così “scivola” altrove, per poter incassare oneri di urbanizzazione e quindi mantenere sano il bilancio del Comune. Quando non so urlare abbastanza la mia rabbia per i soldi che mancano per le piccole cose: mantenere puliti i canali, i torrenti di montagna, mettere in sicurezza gli argini, monitorare le frane ma che miracolosamente piovono dal cielo per le grandi, grandissime opere. Quando imploro l’ aiuto dei volontari della protezione civile che sostituiscono le gravi lacune delle Istituzioni pubbliche anziché pretendere con ancora maggior forza (se mai fosse possibile) i fondi necessari.

Quando i fondi me li procuro, ma con gli oneri di urbanizzazione creando così un circolo viziato senza fine.

Sono io cittadino italiano quando per pigrizia, disinformazione, troppa fiducia nei miei rappresentanti evito la partecipazione diretta, la cittadinanza attiva e lascio che presunte “scelte strategiche” quali TAV, ponte sullo stretto, rigassificatori, inceneritori sottraggano denaro alla manutenzione del territorio, delle sponde dei fiumi, alla messa in sicurezza delle scuole, alle energie alternative, tutte cose che creerebbero moltissimi posti di lavoro immediati e diffusi su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto controllabili dagli enti locali e non fagocitati dalle scatole cinesi del General contractor o peggio dalla criminalità organizzata. Quando non faccio sentire la mia voce, quando resto a casa perché macinare km in un corteo è faticoso, rischioso o peggio sconsigliato a parteciparvi dagli stessi politici (se non sono stati loro a organizzarlo e promuoverlo!) o peggio ancora perché minacciato di essere “radiato” dal mio partito di riferimento se vi partecipo.

Sono io elettore, il responsabile, Continua a leggere

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Terra! Nasce il Forum italiano dei Movimenti per la terra e il Paesaggio

Abbiamo bisogno di terra, di territorio, inteso come terra sotto i piedi, natura, come bene comune da tutelare. Il blog è tornato più volte sulla cementificazione di tutto. Non è stato difficile: la popolazione delle nostre città ha smesso di crescere da un pezzo, in alcuni casi è calata, ma l’espansione materiale non si è arrestata mai: prati, orti, giardini, ettari interi di campagna sono stati inghiottiti dalle nostre metropoli, e non è che faccia tanto eccezione nemmeno la piccola Aosta in cui vivo (appena 35mila abitanti, ma una lunga fila di capannoni appena fuori porta, oltre a vecchie “appendici” urbane che si trasformano in quartieri veri e propri, strade nuove ovunque e palazzine come funghi, senza per questo aver risolto l’emergenza abitativa di chi un alloggio non se lo può permettere).

Franano le Cinque Terre e incolpiamo la pioggia, crolla L’Aquila e diciamo terremoto, ma non possiamo non guardare alle responsabilità umane, se è vero, come è vero, che da decenni costruiamo male, costruiamo troppo, costruiamo dappertutto. Salvo poi approfittare delle catastrofi, come all’Aquila, appunto, per requisire altri terreni da riempire di C.a.s.e…

Parecchio tempo fa ho parlato in queste pagine del movimento Stop al Consumo di Territorio, che propone di ristrutturare l’esistente, invece di occupare ex novo altri spazi naturali o agricoli. L’esempio virtuoso è quello del comune di Cassinetta di Lugagnano (Milano), che da anni ha decretato la crescita zero urbanistica. Lo scorso 29 ottobre proprio a Cassinetta si è tenuto il Forum italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio, che nasce sul modello dei Forum per l’acqua, allo scopo di difendere il territorio come bene comune.

Che cosa si propone il Forum italiano dei Movimenti per la terra e il Paesaggio?

Rispondo con una sintesi tratta dalla mailing list del movimento Stop al Consumo di Territorio (i grassetti sono miei):

«Innanzitutto un capillare lavoro di comunicazione, informazione e formazione (o più semplicemente di “cultura del territorio”, come a più riprese si è detto nei vari interventi a Cassinetta) che si accompagni alla nascita di Comitati locali pronti a sostenere banchetti di ascolto e di raccolte firme. E la costruzione di una serie di “strumenti operativi”:

– una campagna di richiesta perentoria a tutti i Comuni italiani affinchè venga sviluppato un censimento capillare delle strutture edilizie esistenti e sfitte, vuote, non utilizzate e che rapidamente questi dati vengano messi a disposizione del Forum nazionale e dei cittadini del territorio;

-la stesura di una Proposta di Legge d’iniziativa popolare scritta collettivamente da tutti gli aderenti al nascente Forum nazionale, da sottoporre alla necessaria raccolta firme (ne occorreranno 50.000 ma l’obiettivo è di raccoglierne otto/dieci volte di più) e, quindi, da suggerire alle commissioni parlamentari per una discussione analitica.

La Proposta di Legge popolare ha già le sue “linee guida” ed entrerà ora nella fase di autentica redazione; si pone l’obiettivo di arrestare il consumo di suolo e prevede che nuove occupazioni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali saranno consentite esclusivamente qualora non sussistano alternative di riuso e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti.

Sarà una proposta di legge popolare sin dal suo metodo realizzativo; si è infatti deciso di non affidarla a giuristi o legali fino a che tutti gli aderenti al Forum non avranno completato la loro individuale valutazione delle “linee guida”, limato, corretto, integrato: sarà quindi un testo scritto a mille mani! E, da subito, ci si è preoccupati anche di far sì che la proposta di legge sia breve, di facile comprensione anche per i “non addetti ai lavori”, priva di possibili ambiguità o interpretabilità. Non sarà facile, ma il percorso individuato, per quanto certamente faticoso, appare decisamente appassionante.

Con questa legge si vorrebbe rendere obbligatoria – per tutti i Comuni italiani – la moratoria/sospensione temporanea di tutte le nuove edificazioni previste dai Piani Regolatori/Piani di Gestione delTerritorio e relative varianti, finché non sarà stato completato un censimento del patrimonio edilizio esistente che evidenzi:

– l’ammontare delle superfici occupate dalle strutture (residenziali, industriali, artigianali, commerciali, direzionali, terziarie, pubbliche, agricole, ecc) già presenti all’interno dell’ambito comunale non utilizzate o in costruzione;

– il dato numerico “censito” degli edifici non utilizzati/non abitati nonché il patrimonio dismesso, riconvertibile e recuperabile;

– il computo delle superfici delle aree edificabili di qualsivoglia destinazione, già previste dai vigenti strumenti urbanistici, ma non ancora attuate;

– il computo del consumo di suolo, esteso ai 5 anni precedenti.

Al termine del censimento, ciascun Comune italiano dovrà mettere a disposizione della collettività i dati raccolti e istituire obbligatoriamente un tavolo di lavoro partecipato che veda presente ogni cittadino residente del Comune che ne desideri far parte, oltre agli amministratori comunali, ai tecnici comunali, a professionisti e tecnici del settore. Questa nuova forma di partecipazione collettiva rappresenterà una assemblea decisionale e verrà istituita con un preciso obiettivo: permettere la migliore utilizzazione-ottimizzazione del patrimonio edilizio esistente e a questo rivolgere il soddisfacimento delle esigenze abitative, commerciali e produttive della comunità di riferimento».

Tornerò, tornerò, tornerò sull’argomento.

>>> L’immagine di apertura di questo articolo è tratta dal blog degli Amici del Vallone di Comboé (Aosta), un angolo incantevole di montagna devastato da una strada poderale e ora dalla costruzione di impianti d’irrigazione artificiale.

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La notte delle biblioteche


“Rilancio”
sul blog l’appello pubblico dell’Associazione italiana biblioteche contro i tagli ai bilanci e al personale di moltissime biblioteche pubbliche, che sono un bene comune da tutelare «perché grazie ed esse è possibile costruire una coscienza civica fondata sulla centralità della cultura e dell’istruzione».

«Un paese senza biblioteche efficienti è un paese senza memoria e senza futuro», si legge nell’appello. «Per ogni biblioteca che chiude, si restringono gli spazi di democrazia e di libertà. Uno Stato che ha paura di discutere i problemi delle biblioteche e della cultura, riducendo la richiesta di dare vita a un dibattito pubblico sul loro ruolo e sulla loro crisi a un problema di ordine pubblico – come è avvenuto martedì 11 ottobre davanti alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, dove cittadini che volevano difendere le biblioteche e valorizzarne la funzione hanno trovato i cancelli sbarrati e sono stati accolti da poliziotti in tenuta antisommossa – è uno Stato che tradisce l’interesse pubblico, che nega a chi ha a cuore le sorti delle biblioteche persino la possibilità di parlarne».

Ho firmato e invito a firmare l’appello. Lo trovate QUI.

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