Ultimissimi giorni per votare il trenino e la miniera di Cogne come «Luogo del Cuore FAI»


So di averlo già detto
altre volte, ma il 30 novembre finisce l’iniziativa dei Luoghi del Cuore 2012, promossa dal Fondo Italiano per l’Ambiente (FAI).

Ho contribuito come ho potuto a promuovere la candidatura della Ferrovia del Drinc e della miniera di Cogne all’iniziativa, ritenendole monumenti di arechologia industriale da valorizzare e preservare per la loro unicità e valore storico.

Che cosa intenda fare la regione Valle d’Aosta per valorizzare il sito minerario a fini culturali e turistici non l’ho capito. Ho invece capito che il trenino, dopo 30 milioni di euro spesi per ristrutturarlo, sarà smantellato. A meno che. A meno che non succeda qualcosa che faccia tornare la Regione sui suoi passi.

Ad esempio la sua nomina a Luogo del Cuore.

Qui di seguito un comunicato urgente quanto essenziale del Comitato spontaneo per la difesa del bacino minerario di Cogne e della Ferrovia del Drinc. Per votare trenino e miniera online basta andare QUI (seguite tutte le istruzioni, sennò il sito del FAI non registra il voto). Per ulteriori informazioni sulla vicenda, consultate il sito cuorediferrovda.

Il comunicato:

Allo scadere della campagna FAI, procrastinata al 30 novembre 2012, vorremmo far presente che salvare il bacino minerario di Cogne nella sua integrità è ADESSO O MAI PIÙ. Non si tratta di un Bene derogabile e solo se diviene LUOGO DEL CUORE esiste la concreta possibilità che venga ripreso in esame il decennale progetto di valorizzazione culturale, scientifica, economica, turistica di questo Patrimonio Comune di straordinario interesse per tutti.

Il Comitato spontaneo per la difesa del bacino minerario di Cogne e della Ferrovia del Drinc

>>> Segnala online la Ferrovia del Drinc e la miniera come Luogo del Cuore FAI 2012. Possono votare tutte le persone dai 14 anni in su, indipendentemente dal Paese di residenza.

>>> L’immagine di questo articolo è il dipinto Carico delle benne di Barbara Tutino (75×105 cm, tecnica mista su fenolico, 2010).

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Teniamoli d’occhio

Trattamento a freddo, al Consiglio regionale la maggioranza recepisce: vietato scaldare gli animi con la speranza di un modello partecipativo in grado di coinvolgere i cittadini nelle decisioni che li riguardano.

Dopo lo straordinario risultato del referendum di domenica, la gestione dei rifiuti sarà decisa ancora una volta a porte chiuse, a Palazzo, attraverso una commissione consiliare istituita ad hoc (con 5 consiglieri di maggioranza e 2 di opposizione), per valutare il nuovo scenario, al fine di approntare quel famoso “piano B” di cui non esisteva traccia prima del 18 novembre. Lo ha deciso oggi il consiglio regionale. Tale commissione dovrà relazionare al presidente Rollandin nel mese di marzo 2013. E fino ad allora?

È stata invece bocciata la proposta di Alpe e Pd di costituire un tavolo tecnico composto dal presidente regionale, dall’assessore all’ambiente, dai presidenti delle comunità montane, i rappresentanti del Cpel, i consiglieri della quinta commissione, i tecnici e – soprattutto – i rappresentanti del Comitato per il Sì.

I quali, dal canto loro, l’alternativa al piro ce l’avrebbero già, come hanno spiegato più e più volte, comune per comune, durante la campagna referendaria.

Sull’argomento bisognerà tornare. L’importante per ora è tenerli d’occhio, per vedere che cosa faranno per impedire che sia la popolazione a scegliere. Esistono concetti più elastici e meno elastici di democrazia…

>>> Vedi anche l’articolo Trattamento a freddo dei rifiuti, una commissione speciale per gli scenari futuri su AostaSera.it.

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E adesso, valdostani, state attenti a quello che fate – di Stefano Montanari

Copio e incollo, con il consenso dell’autore, dal blog di Stefano Montanari.

Appena riesco, dirò a che punto siamo con l’iniziativa della lettera al Capo dello Stato contro l’invito all’astensione (è ancora possibile firmarla, anche se il referendum c’è già stato e il quorum è stato raggiunto). Nella stessa occasione risponderò alla lettera inviatami da Valle Responsabile e pubblicata sulla Stampa di oggi.

E adesso, valdostani, state attenti a quello che fate
Di Stefano Montanari.

Credo che pochi territori italiani siano poco conosciuti quanto lo è la Valle d’Aosta. Almeno per me, anche se laggiù o, meglio, lassù, sono stato diverse volte percorrendo tutte le valli a piedi e tanti sentieri tra boschi e rocce, oltre ad aver tenuto in passato qualche conferenza.

L’idea è quella di una sorta di piccolo paradiso fatto di casette ordinate, di prati che sembrano moquette (moquette: vedi un po’ come siamo distorti!), di boschi, di montagne auguste e misteriose che incutono soggezione.

Forse pochi immaginerebbero che da generazioni quel lembo di Eden è governato da una sorta di signoria tardo-medievale che fa il bello e il cattivo tempo a suon di favori e di minacce. Questo, almeno, è quanto ho colto nell’ultimo mese e mezzo, parlando con la gente che mi rispondeva spesso sottovoce.

La Valle d’Aosta è entrata nei miei interessi quando un gruppo di cittadini raccolti sotto il nome di Valle Virtuosa mi chiamò perché dessi loro una mano a far sì che un inceneritore di rifiuti – “pirogassificatore” nella dizione furbetta di chi lo proponeva – non venisse costruito.

Anche in Valle d’Aosta, come dovunque, esiste il problema dell’immondizia e, come dovunque, anche lì il problema è sia culturale sia politico, due aspetti che, a ben guardare, se si ha una nozione non adulterata di che cosa sia la politica, coincidono.

Senza sorpresa, i politici (?) della Valle, condividendo l’ignoranza scientifica e tecnica con tanti loro colleghi collocati in poltrone altrove, proposero la solita scorciatoia: cuociamo tutto e facciamolo scomparire dalla vista, con questo dichiarando di fatto la loro incompetenza a governare.

Sotto la cottura dei rifiuti, un trucco che ha diverse varianti, prospera un giro di quattrini tutt’altro che trascurabile, e, quando ci sono tanti quattrini in gioco, può verosimilmente accadere che il politico (?) riservi un occhio di riguardo al progetto. Certo questo non è il caso della Valle d’Aosta, e basta leggere il curriculum del governatore locale, tale Augusto Arduino Rollandin, per rendersene conto.

E, allora, la proposta del pentolone in Valle è innescata solo dall’incapacità di governare e dall’ignoranza spesso comica di questi personaggi, pronti a strillare e a minacciare senza ritegno ma timidi come vergini quando si tratta di affrontare un dibattito, dati scientifici non inventati alla mano. Nessuno si stupisca: ne abbiamo già visti e ne vediamo di simili che riscuotono addirittura consenso nazionale.

Così, dopo aver allegramente trascurato non pochi passaggi che la legge impone quando si propongono certi impianti, non sapendo come affrontare il problema dei rifiuti e temendo che il gioco di prestigio del “pirogassificatore” possa saltare lasciandoli disarmati, ecco che costoro si scatenano. E lo fanno invitando i loro sudditi, lanciandosi in termini talmente chiari e perentori da parere piuttosto un ordine che un invito, a non esprimere la loro opinione in un referendum, referendum peraltro osteggiato fino a rivolgersi grottescamente a un magistrato, e ad affermare che, qualunque sia il desiderio dei valdostani, “non esiste un piano B”. Cioè, voi dite quello che vi pare ma noi di voi, popol bue, ce ne infischieremo.

Non entro sull’arroganza infantile dell’affermazione: chiunque ha il diritto di ridere in faccia a chi, per mestiere, deve fare il bene comune negli ambiti della democrazia e si permette uno scivolone del genere. Non sparo sulla Croce Rossa citando le enormità partorite dagli “scienziati” di regime: basta un libro di scienze del liceo per metterli in mutande. E nemmeno mi addentro nelle bugie disperatamente inventate per screditare chi si opponesse al loro piano. Ora basta il referendum e il popolo, pur intimidito, ha detto che quel coso non lo vuole.

A questo punto, in un paese in cui la parola dignità non fosse un lemma di vocabolario ma avesse un significato, i signorotti dovrebbero dimettersi in massa, ma l’Italia, con tanti saluti alle istanze autonomiste della Valle d’Aosta, è più omogenea che mai, e fare la differenza tra laddove Mafia, ‘Ndrangheta e Camorra sono al potere e Valle d’Aosta diventa impegnativo. Dunque, nessuno si dimetterà e i dinosauri cercheranno di sopravvivere a loro stessi, magari riuscendovi pure. Se posso esprimere una previsione, questi personaggi, ora privati del loro giocattolo, faranno di tutto per non fare niente, moltiplicando ad arte un problema che loro stessi, con la loro incapacità, hanno generato. Perciò, da domani rifiuti dappertutto.

Volendo essere oggettivi, La Valle ha assoluto bisogno di scrollarsi di dosso decenni di umiliante schiavitù e recuperare la dignità perduta per non doversi vergognare davanti ai propri figli. Insomma, ha bisogno di cambiare timoniere. Attenzione, però, a non cadere dalla padella alla brace.

Come già risulta chiaro ed era del tutto prevedibile, la battaglia vinta da chi si è impegnato con tutte le sue forze è appetitosissima e c’è già chi sta per appropriarsi di tutti i meriti di questa vittoria, meriti che non ha, per proporsi a guida della regione. Lo so per esperienza.

Il mio invito è quello a non lasciarsi affascinare da sirene artificiali e a controllare con cura meticolosa chi siano questi personaggi sbucati dal nulla. L’occasione per uscire da una strada rovinosa è certo da afferrare al volo, ma non va sprecata per poi non ritrovarsi a rimpiangere paradossalmente la strada vecchia.

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I morti di Gaza. Persone, non numeri


Il sito nena-news pubblica una lista, via via aggiornata, dei nomi dei palestinesi uccisi dagli attacchi israeliani. Esseri umani, non numeri. La ripubblico qui sotto per ricordare che cosa significa nei fatti il “sacrosanto” diritto di Israele alla difesa.

Questa volta, con i missili palestinesi lanciati su Gerusalemme e Tel Aviv, i media occidentali trovano più facile del solito il “compito” consueto di stare dalla parte dell’alleato Israele.

Senza giustificare in alcun modo il lancio dei missili, ricordo che ogni atto di ostilità da parte palestinese è dovuto, anche, all’impossibilità di giungere a un accordo di pace a causa della politica antipalestinese di Israele. Dall’operazione Piombo Fuso in qua, ad esempio, Gaza è rimasta sotto l’embargo (illegale) imposto da Tel Aviv e i raid israeliani sulla Striscia si sono susseguiti nella sostanziale indifferenza del mondo, così come gli “omicidi mirati” di uomini appartenenti ad Hamas.

Ricordo poi che Gaza è un fazzoletto di terra, piccolo ma fittamente popolato, all’interno del quale la precisione delle bombe “intelligenti” è una chimera, come dimostra la carneficina quotidiana di civili, bambini compresi, cui assistiamo in questi giorni.

All’epoca del Piombo Fuso, Liebermanche adesso sta al governo – chiedeva di usare l’atomica contro Gaza. Questa volta Gilad Sharon, figlio del criminale di guerra di Sabra e Chatila, osserva che «gli americani non si fermarono dopo Hiroshima», suggerendo di radere Gaza al suolo per cancellare la minaccia dei missili palestinesi.

Il conteggio delle vittime israeliane, per fortuna, è fermo a tre. Esseri umani, al pari degli altri incolpevoli. A me non piace fare la gara a chi soffre di più, soprattutto non essendo direttamente coinvolto nei lutti, ma la sproporzione è tanto evidente quanto consueta.

Tornerò sull’argomento ma, oltre a condannare l’orrore della morte che cade dal cielo (ho visto foto di bambini uccisi che non voglio ripubblicare, anche se immagino sarebbe mio dovere), intendo denunciare qualcosa di più vicino a me, al luogo in cui mi trovo, il fatto che il mio Paese, l’Italia, è un partner militare di Israele, e che i rapporti tra i nostri apparati “difensivi” sono sempre più stretti, con esercitazioni congiunte e commesse militari reciproche.

Anche per questo non posso non sentirmi coivolto.

Sono stati uccisi a Gaza, negli ultimi giorni, dall’esercito israeliano:

1- Ahmad Al-Ja’bary, 52 anni.
2- Mohammed Al-hams, 28 anni.
3- Rinan Arafat, 7 anni.
4- Omar Al-Mashharawi, 11 mesi.
5-Essam Abu-Alma’za, 20 anni.
6-Mohammed Al-qaseer, 20 anni.
7- Heba Al-Mashharawi, 19 anni, al sesto mese di gravidanza.
8- Mahmoud Abu Sawawin, 65 anni.
9- Habis Hassan Mismih, 29 anni.
10- Wael Haidar Al-Ghalban, 31 anni.
11- Hehsam Mohammed Al-Ghalban, 31 anni.
12- Rani Hammad, 29 anni.
13- Khaled Abi Nasser, 27 anni.
14- Marwan Abu Al-Qumsan, 52 anni.
15- Walid Al-Abalda, 2 anni.
16- Hanin Tafesh, 10 mesi.
17- Oday Jammal Nasser, 16 anni.
18- Fares Al-Basyouni, 11 anni.
19- Mohammed Sa’d Allah, 4 anni.
20- Ayman Abu Warda, 22 anni.
21- Tahrir Suliman, 20 anni.
22- Ismael Qandil, 24 anni.
23- younis Kamal Tafesh, 55 anni.
24- Mohammed Talal Suliman, 28 anni.
25- Amjad Mohammed Abu-Jalal, 32 anni.
26- Ziyad Farhan Abu-Jalal, 23 anni.
27- Ayman Mohammed Abu Jalal, 44 anni.
28- Hassan Salem Al-Heemla’, 27 anni.
29- Khaled Khalil Al-Shaer, 24 anni.
30- Ayman Rafeeq sleem, 26 anni.
31- Ahmad Abu Musamih, 32 anni.
32- Osama Musa Abdeljawad, 27 anni.
33- Ashraf Hassan Darwish, 22 anni.
34- Ali Abdul HakimAl-Mana’ma, 20 anni.
35 – Mukhlis Edwan, 30 anni.
36- Mohammed Al-Loulhy, 24 anni.
37- Ahmad Al-Atrush, 22 anni.
38- Abderrahman Al-Masri, 31 anni.
39- Awad Hamdi Al-Nahhal, 23 anni.
40- Ali Hassan Iseed, 25 anni,
41- Mohammed Sabry Al’weedat, 25 anni.
42- Osama Yousif Al-Qadi, 26 anni.
43- Ahmad Ben Saeed, 42 anni.
44- Hani Bre’m, 31 anni.
45- Samaher Qdeih, 28 anni.
46- Tamer Al-Hamry, 26 anni.
47- Gumana Salamah Abu Sufyan, 1 anno.
48- Tamer Salamah Abu Sufyan, 3 anni.
49- Muhamed Abu Nuqira.
50- Eyad Abu Khusa, 18 mesi.
51- Tasneem Zuheir Al-Nahhal, 13 anni.
52- Ahmad Essam Al-Nahhal, 25 anni.
53- Nawal Abdelaal, 52 anni.
54- Mohammed Jamal Al-Dalou, il padre.
55- Ranin Mohammed Jamal Al-Dalou, 5 anni.
56- Jamal Mohammed Jamal Al-Dalou, 7 anni.
57- Yousef Mohammed Jamal Al-Dalou, 10 anni.
58- Ibrahim Mohammed Jamal Al-Dalou, 1 anno.
59- Jamal Al-Dalou, il nonno.
60- Sulafa Al Dalou, 46 anni.
61- Samah Al-Dalou, 25 anni.
62- Tahani Al-Dalou, 50 anni.
63- Ameina Matar Al-Mzanner, 83 anni.
64- Abdallah Mohammed Al-Mzanner, 23 anni.
65- Suheil Hamada, 53 anni.
66-Mo’men Suheil Hamada, 13 anni.
67- Atiyya Mubarak, 55 anni.
68- Hussam Abu Shaweish, 35 anni.
69- Samy Al-Ghfeir, 22 anni.
70- Mohammed Bakr Al-Of, 24 anni.
71- Ahmad Abu Amra, 42 anni.
72- Nabil Ahmad Abu Amra, 20 anni.
73- Hussein Jalal Nasser, 8 anni.
74- Jalal Nasser.
75- Sabha Al-Hashash, 60 anni.
76- Saif Al-Deen Sadeq.
77- Ahmad Hussein Al-Agha.
78- Emad Abu Hamda, 30 anni,
79- Mohammed Jindiyya, disabile mentale.
80- Mohammed Iyad Abu Zour, 4 anni.
81- Nisma Abu Zour, 19 anni.
82-Sahar Abu Zour.
83- Ahed Al-Qattaty, 38 anni.
84- Al-Abd Mohammed Al-Attar.
85- Rama Al-Shandi, 1 anno.
86. Ibrahim Suleiman al-Astal, 46 anni.
87. Omar Mahmoud Mohammed al-Astal, 14 anni.
88. Abdullah Harb Abu Khater, 21 anni.
89. Mahmoud Saeed Abu Khater, 34 anni.
90. Rashid ‘Alyan Abu ‘Amra, 45 anni.
91. Amin Zuhdi Bashir, 40 anni.
92. Tamer Rushdi Bashir, 30 anni.
93. Hussam Abdeljawad.
94- Ramadan Ahmad Mahmoud, 20 anni.
95- Mohammed Riyad Shamallakh, 23 anni.
96- A’ed Radi.
97- Ameer Al-Malahi.
98- Ramez Harb.
99- Salem Sweilem.
100- Muhammed Ziyad Tbeil.
101- Arkan Abu Kmeil.
102- Ibrahim Al-Hawajri.
103- Khalil Shhada.
104- Osama Shhada.
105- Suhaib Hejazi, 2 anni.
106- Mohammed Hejazi 4 anni.
107- Foad Hijazi. Il padre dei due bambini qui sopra.
108- Rafah as Ahmad Tawfiq al-Nasasra, 17 anni.
109- Muhammad al Nasasra, 15 anni.
110 – Mohammad Rezeq al-Zahar.
111 – Yahnya Marouf.
112 – Yahya Mohammed Awad, 15 anni.
113 – Bilal al-Barawi, 20 anni.
114 – Khalid Daghmash.
115 – Abdul-Rahman Hamad.
116 – Muhammad Badr.
117 – Ahmad Al Dada.
118 – Ahmad Doghmosh.
119 – Sobhi Doghmosh.
120 – Salah Doghmosh.
121 –
122 –
123 –
124 – Ameen Al-Dod, 22 anni.
125 –
126 –
127 – Ayman Rafiq Abu Rashid.
128 – Saber Bulbul.
129 – Hasan Yousuf.
130 – Hasan Yousif al-Ustath, 23 anni.
131 – Mahmoud Komi.
132 – Hossam Salame.
133 – Mohamed Abu ‘Aishe.
134 – Salim Ayish Abu Sitta.
135 – Mohammed Abu Sitta.
136 – Abed Abu Mour, 24 anni.
137 – Khalid Abu Mour, 19 anni.
138 – Mas’ab Daghmash, 22 anni.
139 – Mahmoud Al’A’rja, 16 anni.
140 – Ahmad al Hems ben Hamad, 16 anni.
141 – Abdullah Asaliyeh.
142 – Ahmad Abu ‘Alaian, 15 anni.
143 – Faris Sabtiye, 23 anni.
144 – Ibrahim Abu Nasr, 60 anni.
145 – Ameera Abu Nars, 16 anni.
146 – Mohammad Adnan Al Ashqar, 22 anni.
147 – Mohammad al-Shqar, 22 anni.
148 – Mahmoud Abu Khusa, 13 anni.
149 – Talal Al-Asalai.
150 – Aiman Al Asalai.
151 – Hadeel Al Asalai.
152 – Mubarak al-Ghoula.
153 – Abdul Rahman Naem, 6 anni.
154 – Ilham Nabahim, 4 anni.
155 – Ibrahim Muheisi.
156 – Rami Ubeid.
157 – Mahmoud Abu Uteiwi.
158 – Muhammad Bakr, 27 anni.
159 – Muhammad Abu Uteiwi.
160 – Ahmad Abu Kamil.
161 – Nidal Hassan.
162 – Muhammad Abu Ubeid.

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Di fretta

Affluenza 48,92, Sì 94,02 per cento!

La cosa più strana è che se non avessero scelto di evitare quel confronto tra sistemi di smaltimento diversi richiesto a suo tempo con 11mila firme da noi cittadini, a quest’ora magari il referendum e questa gioia immensa non ci sarebbero neanche stati.

Abbiamo vinto, il pirogassificatore non si fa!

Ora la maggioranza di governo «prende atto» del responso delle urne. Si “consolano” parlando di un voto in gran parte politico. Il che naturalmente è vero se si pensa che la politica può essere anche questo: partecipazione e difesa dei beni comuni, a partire dalla salute.

La campagna elettorale pro astensione è stata davvero vergognosa. Non ha pagato e questa è una bella notizia. Il piro, a meno di sorprese, non ci sarà, è questa è la notizia migliore. Si impegnino adesso i politici della maggioranza di governo a ridurre da subito la quantità di rifiuti prodotta in Valle d’Aosta.

Se vogliono evitare il risvolto «politico» di questo referendum, dimostrino di essere in grado di attrezzarsi per gestire lo smaltimento dei rifiuti anche nel nuovo scenario. Dimostrino che può esistere quel “piano B” escluso dal presidente della regione, perché noi cittadini ci siamo espressi, e siamo stati chiari.

Gli è rimasto uno scorcio di legislatura per mostrare di poter essere affidabili anche senza inceneritore. Per dimostrare che sapranno evitare quelle discariche che invece nei manifesti elettorali “promettevano” in ogni comune se non si fosse realizzato il pirogassificatore.

E se non sapranno farlo, non diano la colpa della loro inadeguatezza a ValleVirtuosa.

Alle valdostane e ai valdostani, a ValleVirtuosa, a tutti i soggetti che hanno animato il Comitato per il Sì, il mio grazie di cuore.

>>> Nel video, pubblicato da AostaSera, la gioia per il raggiungimento del quorum all’Espace Populaire di Aosta, che organizzava l’evento Battiquorum. La festa è poi continuata in piazza Chanoux, con musica, balli e tanta gente.

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quarantottopercento

48,92!

Ce l’abbiamo fatta. Grazie a tutt*!

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Un’affluenza niente male!

Il 15, 82% degli aventi diritto, alle 12, aveva votato. Per il referendum propositivo del 2007, alla stessa ora, si era presentato alle urne appena il 7% dell’elettorato. Per il referendum per l’acqua pubblica, che poi in Valle d’Aosta ha raggiunto il 65%, si era presentato il 15%, come oggi. Magari questa volta il solito invito all’astensione –  vergognoso, in democrazia – potrebbe non bastare per far fallire la consultazione popolare…

E dunque dignità e coraggio. Chi ancora non è andato al seggio ricordi a se stesso e agli altri che scegliere è un diritto, partecipare è un dovere.

Le urne sono aperte fino alle ore 22. Per votare occorre il certificato elettorale. Chi non lo avesse lo richieda all’ufficio elettorale del proprio comune di residenza, oggi aperto fino alla chiusura dei seggi.

QUI i risultati (parziali e definitivi).

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