Crimini sessuali e Vaticano (il video della BBC)

Sex Crimes and the Vatican - Il video della BBC 
Siccome non ho ancora capito come si inseriscono i filmati, per ora vi dirotto
 qui.

Se qualcuno sa come si fa a inserire i video e vuole dirmelo in un commento, mi profondo sin d'ora in umili ringraziamenti; mi sto mangiando la testa da ore senza alcun risultato!


AVVERTENZA: Questa volta le accuse di terrorismo a chi critica la Chiesa sarebbero persino meritate, se non facessi questa precisazione: qui non si vuole insinuare che, tra tutte le categorie sociali, i sacerdoti siano quella maggiormente implicata in casi di pedofilia, quasi che essere prete equivalga a essere pedofilo. Ciò che veramente indigna, in merito agli episodi di violenza sessuale perpetrati da religiosi, è il tentativo da parte della Chiesa istituzione di coprire i colpevoli, di nascondere, minimizzare, cercare di evitare a tutti i costi lo scandalo. Sono troppi i casi di preti coinvolti in reati orribili (li vogliamo chiamare peccati? ma basteranno l'assoluzione e l'atto di dolore?) e sanzionati dal Vaticano con un semplice trasferimento. Anche in questo caso, soprattutto in un caso così odioso, sarebbe doveroso reclamare il primato della legge dello Stato alla quale, secondo la Costituzione, tutti i cittadini sono sottoposti. O è qualunquismo parlare di caste intoccabili, si trovino esse in Parlamento, in canonica o a bordo degli aerei speciali della Cia? Dirò di più: siamo sicuri che il buon cattolico sia contento di una Chiesa che non ha il coraggio di ammettere i propri torti e le proprie responsabilità? Se ricordo bene, il vangelo dice (cito a memoria): "Guai a chi scandalizzerà questi miei piccoli, sarebbe meglio per lui se non fosse mai nato!". Non so se sono piccolo, ma di sicuro sono scandalizzato.

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23 maggio ’07 – Per Rahmatullah dal mondo della cultura e dell’informazione

Copio e incollo dal sito di Emergency il nuovo appello, firmato da personalità del mondo della cultura e dell'informazione, per la liberazione di Rahmatullah Hanefi.

Personalità del mondo della cultura e dell’informazione hanno promosso e sottoscritto un appello per la liberazione di Rahmatullah Hanefi sottolineando come la sua detenzione, che dura da oltre due mesi, sia in contrasto con la costituzione e le leggi afgane.
Si sottolinea che questa detenzione illegale, conseguente all’impegno prestato nell’interesse del governo italiano, coinvolge l’Italia anche per la sua responsabilità nell’instaurazione in Afganistan di un sistema giudiziario. Continua a leggere

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Una lettera dal braccio della morte

Leggo sul manifesto di ieri e diffondo la lettera di Walter Alexander Sorto, condannato a morte. Di lui non so niente, conosco soltanto queste sue parole. Chiede di corrispondere per posta (la vecchia posta di carta) perché non ha nessuno con cui condividere il tempo che gli resta da vivere. Per chiunque volesse…


Ho 29 anni e sono salvadoregno. In questo momento mi trovo in una prigione del Texas condannato a morte. Sono cinque anni che aspetto l'esecuzione della sentenza e solo dio sa quanti anni mi restano di vita. Non ho amici e nessun sostegno, dal momento che tutta la mia famiglia è nel mio paese natale. Questa fredda solitudine è molto difficile e è per questo che cerco persone buone con cui passare un po' di tempo. Se per caso pensi di essere la persona che potrebbe portare un po' di luce nella mia vita, sentiti libero di scrivermi al seguente indirizzo: Polunski Unity D/R 3872 Fm 350 South, Livingston, Texas 77351, U.S.A. Grazie per il tuo tempo, spero di avere presto notizie.
Sinceramente.
Walter Alexander Sorto


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Manifestazione No F-35 a Novara (fotografie e testo)

Sabato 19 maggio, primo pomeriggio: arriviamo a Novara. Il punto di partenza della manifestazione è il piazzale davanti alla stazione. Cerchiamo un posto per parcheggiare. Chiediamo informazioni a tre carabinieri in tenuta antisommossa. Una via è stata transennata e adibita a parcheggio per i manifestanti. Ci fermiamo, accostiamo accanto a un bar. Il gestore, un ragazzo, ci racconta che a tutti i commercianti è stato consigliato di tenere chiuso in occasione della manifestazione. Si temono disordini. E infatti lo spiegamento di forze dell’ordine è impressionante: è tutto un pullulare di camionette e uomini in divisa, con il casco e lo scudo trasparente. Raggiungiamo la stazione e rimaniamo colpiti da un senso di sproporzione: non sono mai stato bravo a fare i conti, ma non credo che i presenti siano più di qualche centinaia [1.500, leggo il giorno dopo sul giornale]. Forse la partecipazione è stata sovrastimata, ma secondo me c’è un poliziotto ogni due o tre manifestanti.

La ragione di tanta mobilitazione di uomini e mezzi da parte di questura e comandi è molto semplice. Oggi da questa piazza muoverà il troncone “nord-occidentale” della Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace. È un’occasione di lotta, ma lotta nonviolenta. A Novara si manifesta, in particolare, contro la decisione del governo di partecipare alla costruzione del nuovo caccia bombardiere americano Joint Strike Fighter F-35, che dovrebbe coinvolgere l’aeroporto della vicina Cameri per l’assemblaggio di alcune parti. Continua a leggere

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Carovana contro la guerra, per il disarmo e la pace

 Nella riunione convocata a Bologna, il 15 aprile 2007, è stato deciso di promuovere un’iniziativa, la Carovana contro la guerra, per la pace e il disarmo, che prenderà l’avvio il giorno 19 maggio 2007 e si articolerà da tre direttrici (dal nord ovest, dal nord est e dal sud). Lo scopo della Carovana è quello di sensibilizzare la popolazione e di mettere insieme i soggetti che intendono ampliare le lotte territoriali di questi anni su punti determinanti di un impegno pacifista coerente: Continua a leggere

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Fernando Eros Caro nel braccio della morte (petizione on line)

 Sul manifesto di oggi, Marco Cinque invita con una lettera a partecipare alla petizione on line in favore di Fernando Eros Caro, nativo Yaqui Aztec nato nel 1949 in una famiglia contadina di Brawley, nel sud della California. Dal 1981, Caro è rinchiuso nel braccio della morte di San Quentin per un duplice omicidio di cui si è sempre dichiarato innocente. A quanto pare, il suo avvocato d’ufficio fu incapace di offrire una vera difesa, ma fu anche intimidito dal fatto che il processo si svolgeva nella contea di Fresno, sede del quartier generale del Ku Klux Klan californiano… Tornerò sulla vicenda di Caro, che presenta molti punti oscuri. Tra l'altro, è bene precisare che nel 2000 la Corte suprema degli Stati uniti ha annullato la sentenza capitale. Lo Stato della California, però, ha deciso di ricorrere e la città di Fresno è riuscita a riaprire un processo che potrebbe concludersi con una nuova sentenza di morte. Fernando Eros Caro, che da 28 anni aspetta che il suo destino si compia nel braccio della morte ha detto: "Si può vivere, si può morire, ma nessuno dovrebbe vivere aspettando di morire".

 Per partecipare alla petizione on line in suo favore e per ulteriori informazioni, cliccare qui.

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Signor Presidente, quei rinforzi afghani…

Alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio, on. Romano Prodi

E p.c. al Ministro della Difesa, on. Arturo Parisi

 Aosta, 18 maggio 2007  

 Signor Presidente, che cosa penserebbe se, camminando per strada, si trovasse accerchiato da otto carri armati e dieci blindati, con 145 soldati al seguito? Quali sarebbero i suoi ragionamenti se, in preda al terrore, alzasse gli occhi al cielo e vi scorgesse la sagoma di cinque elicotteri Mangusta che convergono sopra di lei? Io, al posto suo, crederei di trovarmi nel mezzo di un conflitto. Penserei che quegli uomini e quei mezzi stiano partecipando a un’azione di guerra. Ma no: i militari non sono lì per me. Stanno semplicemente raggiungendo l’Afghanistan, dove saranno impiegati in una missione di pace. Perché è la pacificazione del Medio Oriente, non altro, che c’induce a spedire oltremare 5 elicotteri A129 Mangusta, 8 veicoli Dardo e 10 blindati Lince. E i loro 145 angeli custodi raggiungeranno gli oltre 1.400 uomini e donne del nostro contingente già dispiegati sul posto. Questi rinforzi, se non vado errato, costeranno allo Stato 25,9 milioni di euro, all’incirca il corrispettivo di una finanziaria. In compenso, adegueremo le misure di protezione dei nostri ragazzi, missionari di pace ma non per questo immuni ai proiettili. Potremo – sono parole del ministro Parisi – «migliorare le capacità d’esplorazione, la mobilità e la protezione, quindi la sicurezza, attiva e passiva, delle nostre truppe». Avremo la possibilità di dimostrare sul campo che la miglior difesa è l’attacco, se interpreto bene il concetto di «politica militare attiva» proposto dal ministro. Signor Presidente, lei conosce il bollettino delle vittime civili che l’offensiva alleata nel sud dell’Afghanistan sta causando. Non crede che l’articolo 11 della Costituzione dovrebbe imporci di evitare di spalleggiare un simile massacro? Non crede che il popolo italiano potrebbe apprezzare una scelta coraggiosa da parte del suo esecutivo? O dovremo ritenere che, dopo aver rincorso per circa un anno il Presidente americano nel tentativo di legittimare il governo ai suoi occhi, si sentirà appagato dai sorrisi di rito e dalle strette di mano che vi scambierete il 9 giugno prossimo venturo? Vorrei sapere che cosa pensa, Signor Presidente, delle migliaia d’italiani che, sin d’ora, stanno preparando gli striscioni per correre a Roma a manifestare, per dire al propugnatore della guerra permanente che lui in Italia non è persona gradita.

 O magari, invece, non siamo graditi noi.

 Signor Presidente, mi scusi per i toni di questa lettera. Ma vorrei tanto poterle parlare da individuo a individuo, occhi negli occhi. Davvero sto cercando di capire. Di capire il perché della nostra sudditanza agli Stati uniti. D’intendere perché ci siano argomenti di cui non è possibile discutere, siano essi la Tav o il Dal Molin. Eppure, la sua campagna elettorale era basata sull’importanza dell’ascolto, del dialogo con le comunità, sul concetto di serietà. Non si accorge, Presidente Prodi, dello scollamento sempre più grande tra lei, il suo governo, la politica in generale da una parte, i cittadini dall’altra? Pensa forse che apatia e disaffezione siano imputabili unicamente alla nostra parte della barricata, o che il malcontento riguardi soltanto i nostalgici di Berlusconi?Odio la guerra perché uccide. È una questione etica: non c’è ragion di Stato che tenga. Ma non c’è soltanto la guerra. C’è anche la stima che si ha di se stessi. Perché non si può invocare il rispetto degli impegni presi con gli alleati e poi tollerare che questi sequestrino i servitori dello Stato, com’è avvenuto nel caso di Rahmatullah Hanefi, che stava agendo su richiesta della Farnesina [continua l'iniziativa Una chiave per Rahmatullah Hanefi, NdA]. Non si può sopportare che al governo Karzai sia consentito di minacciare Emergency, causarne l’allontanamento e magari requisirne gli ospedali.

 Infine, Presidente, c’è la questione economica. Nessuno potrà togliermi dalla mente l’dea che i soldi delle mie tasse non siano soldi ben spesi. Credo, voglio dire, di aver destinato molto male il 992 per mille del mio 730. Perché con i soldi che spendiamo in Afghanistan, oppure con quelli che dovremo mettere nel progetto americano degli F-35, o nello scudo antimissile, potremmo fare cose migliori, come garantire all’Italia uno Stato sociale degno di questo nome, con servizi pubblici di qualità, e investire nella ricerca scientifica e nell’ammodernamento del Paese.Il tutto, sia chiaro, rispettando gli “imprescindibili” vincoli europei sul rapporto tra deficit e pil.

 Concludo, Presidente, fidando in una sua risposta.

 Mario Badino

 Cittadino italiano


Il disegno che accompagna questo articolo è opera di Giuseppe Scalarini, un disegnatore satirico italiano che mi è stato suggerito da un collega. Si tratta di un socialista, attivo durante gli anni del fascismo. Le sue vignette sulla guerra sono di incredibile attualità. Scalarini, ad esempio, nel pieno degli anni, '30 parla di guerre causate… dal petrolio! Credo che utilizzerò molte delle sue immagini per "agghindare" i miei interventi sul blog. Non dovrebbero esserci diritti d'autore.

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