
All’indomani della manifestazione del 20 ottobre scrivevo ai quattro segretari della sinistra alternativa, promotori della “Cosa rossa”. Chiedevo loro di unirsi in fretta, partendo da una piattaforma programmatica comune, che poteva essere quella della manifestazione di Roma. Chiedevo loro di recuperare la propria identità di sinistra, minata dall’esperienza governativa, e di recuperarla assolutamente. Anche a costo di uscire dal governo.
Due segretari (Diliberto e Mussi) mi hanno perfino risposto. Non era necessario, ma mi ha fatto piacere. Il primo si è detto d’accordo con me, il secondo pure, ma ha detto che bisogna impedire la caduta del governo, perché sennò torna Berlusconi.
Forse a inizio dicembre capiremo meglio che cosa sarà la “Cosa".
Sicuramente alle prossime elezioni mi recherò alle urne con il mal di pancia e voterò per il meno peggio (mica posso pensare di non andare e lasciare campo libero agli elettori del Partito democratico delle Libertà).
Dal 20 ottobre a oggi, comunque, alcuni fatti hanno contribuito ad aumentare il mal di pancia cui accennavo sopra. Con il voto congiunto di destra e sinistra, è stato approvato lo scorso 12 novembre l’aumento delle spese militari e il rifinanziamento dei cpt, quelle strutture che, pubblicamente, la sinistra “alternativa” definisce lager. Subito dopo, il governo ha deciso di “bocciare” le modifiche apportate dalla Commissione Lavoro della Camera al Protocollo sul welfare siglato con le parti sociali lo scorso 23 luglio. Tre senatori “diniani” contano più di 150 parlamentari della sinistra. Concludo con una nuova domanda per i quattro segretari: ma qualche mese o anno di governo può mai giustificare la perdita della propria base? Pubblico di seguito l’appello di Alex Zanotelli contro le spese militari, cui invito ad aderire inviando un’email a alex.zanotelli@libero.it.
Rimango esterrefatto che la Sinistra Radicale (la cosiddetta Cosa Rossa) abbia votato , il 12 novembre con il Pd e tutta la destra , per finanziare i CPT , le missioni militari e il riarmo del nostro paese. Questo nel silenzio generale di tutta la stampa e i media. Ma anche nel quasi totale silenzio del “mondo della pace “. Continua a leggere