
Già varie volte ho citato il Movimento per la Decrescita felice, le sue finalità e le parole di Maurizio Pallante sull’impossibilità di affidare il nostro futuro (in quanto specie umana) al paradigma della crescita senza fine del Pil. Si tratta di qualcosa di ormai pacifico per me, ma anche (e purtroppo) di un’idea impossibile da digerire per chi ha il compito di decidere la politica economica dei comuni, delle regioni o delle nazioni. E questo vale per la destra come per molta sinistra. Citare esempi specifici mi sembra estremamente riduttivo, però nessuno può ignorare i cori di giubilo, bipartisan, per l’approvazione dell’ennesima grande opera inutile e impattante, in base al principio – tutto da dimostrare – che maggior cemento e maggiore Pil corrispondano a un maggior livello di benessere per tutti.
Oggi, a quanto pare, l’economia globale è in crisi. Ma quand’è cominciata questa crisi? Ora che l’impianto liberista dell’economia sembra scricchiolare e i governi si affannano a mettere mano al portafogli dei cittadini per rifondere i creativi della finanza, oppure prima, quando si è investito tutto, ingegno tempo e capitali, in un modello economico capace di mercificare ogni cosa, indifferente alla natura di beni e servizi? Perché, oggi che le aziende hanno iniziato a licenziare, ci troviamo, forse dovremmo dire finalmente, a un bivio: possiamo imboccare il sentiero della decrescita economica e costruire un nuovo paradigma, rispettoso dei bisogni reali dell’essere umano, come anche dell’ambiente, o continuare imperterriti per la strada attuale, rischiando di finire a terra, trascinando i nostri passi in mezzo a campi desertificati, o magari osservando le nostre città costiere sommerse dall’innalzamento dei mari.
Uscire dal modello della crescita non è una cosa ovvia.
Servono esempi concreti e l’incombere del Natale – ridotto ormai alla festa consumistica per eccellenza – ci può fornire l’occasione per riflettere sul nostro modo di vivere, pensare, acquistare. L’articolo che pubblico di seguito, che contiene una riflessione molto lucida sulla frenesia per gli acquisti di Natale, è tratto dal sito del Movimento per la Decrescita felice, che mi ha gentilmente permesso di riprodurlo. Lo propongo perché mi sembra interessante, soprattutto per chi intenda intraprendere un percorso nuovo, lontano dalla schiavitù del consumo e dai pomeriggi di "svago" al centro commerciale.
O mio Dio! Sta arrivando il Natale!
di Andrea Bertaglio
Già da un mese ci stiamo sorbendo le pubblicità delle promozioni natalizie, le quali, se ci avete fatto caso, vengono anticipate di anno in anno. Di questo passo, in futuro inizieremo a vedere lucine e babbi natale subito dopo Ferragosto (ovviamente lasciando il dovuto spazio ad un’importante festa d’importazione ed ai suoi gadget: Halloween). Inoltre, con la famigerata crisi economica mondiale, i tentativi di farci comprare qualcosa arriveranno a sfiorare il ridicolo, anche se non sarebbe la prima volta. Continua a leggere→