Europee con sbarramento

 
 È un po’ che non parlo di politica italiana, non so se per semplice ritegno o senso d’impotenza. Ma è in vista l’ennesima porcata e non deve passare inosservata. Martedì pomeriggio la Camera inizierà a esaminare il testo della legge elettorale per le europee, che introduce lo sbarramento al 4%. Dalla legge non sarebbero toccate, fortunatamente, le preferenze. Nella
conferenza dei capigruppo della Camera si è registrato «un ampio
accordo» sull’ipotesi, che andrebbe a tutto vantaggio dei partiti più grandi. Come definire questo nuovo accordo bipartisan,
volto a svuotare di senso la democrazia rappresentativa? Per quale
assurda ragione un partito piccino, che magari incarna le mie idee
meglio degli altri, non dovrebbe essere rappresentato in parlamento
proporzionalmente al numero di voti che ha conseguito? Continua a leggere

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Gaza. Nuovo attacco di terra

 A quanto pare ci risiamo.
 Scopri la tregua unilaterale secondo Israele, cliccando QUI e QUI.

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Diario di bordo della nave pacifista attaccata dagli israeliani (da theobserver)

 Mare
 Copio e incollo dal blog di Samie, alcune note di Francesco Caruso, fermato dalla marina israeliana a bordo della «Spirit of Humanity», la nave del Free Gaza Movement che, durante i bombardamenti, aveva cercato di raggiungere la Striscia per portare aiuti e rifornimenti. «Da far circolare contro la censura dei media!», domanda Caruso. E io, ben volentieri, eseguo, invitando tutt* a fare altrettanto.
 

 16 gennaio 2008, Isola di Cipro, terra ferma, Mar Mediterraneo.
 Sai com’è, ci sono cose che fai senza pensarci troppo, d’istinto, uno scatto tra l’ira e la ribellione. Sono giorni che sulle reti internazionali, non certo su rai e mediaset dove al massimo inquadrano qualche colonna di fumo in lontananza, vedi le immagini dei corpi martoriati dalle bombe, di montagne di cadaveri ammassati, di bambini insanguinati, mutilati e piangenti. Tra le novità del grande fratello e le ultime occasioni dei saldi invernali, gli occhi non ancora assefuatti all’indifferenza posano i loro sguardi su quel lembo di terra martoriata: Gaza, una prigione a cielo a aperto, con oltre un milione di persone letteralmente sequestrate e prigioniere del terrore di una aggressione militare sempre più cruenta, portata avanti in modo criminale da quel manipolo di uomini in giacca e cravatta che appaiono in televisione subito dopo per spiegare l’importanza di queste stragi, ignobili personaggi che seminano odio, morte e distruzione per tentare di preseservare e accrescere il proprio potere, in vista delle prossima scadenza elettorale. Continua a leggere

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Cox 18, Pergola: a Milano la cultura sbaracca

 Milano, Accademia di Brera
 Pubblico di seguito l’appello in difesa del centro sociale Cox 18, «uno dei luoghi culturalmente più dinamici e stimolanti» di Milano, sgombrato con la forza dal comune. È possibile sottoscrivere l’appello on line. L’ho fatto meno di un’ora fa ed ero il numero 5718; ho riguardato ora ed eravamo già 5779, a testimonianza del fatto che non a tutt* sta bene il modello (in)culturale basato sui cieli pastello della pubblicità e sulle lezioni di ballo della scuola di Amici.
 Chi volesse firmare può farlo QUI.
 Il prossimo 30 gennaio chiuderà invece il Pergola, uno degli ultimi spazi autogestiti della città, l’ennesima vittima dell’ingegneria del divertimento, della creazione dei distretti urbani destinati allo svago, fondati sulla logica del profitto. Un bell’articolo in proposito è quello di Marco Philopat sul manifesto del 24 gennaio.
 
 L’appello –
Riprendiamoci COX 18!
 
 In questi mesi un po’ ovunque a Milano, nel contesto della mostra It’s Difficult di Alfredo Jaar, si potevano scorgere cartelli con la domanda: «Cos’è la cultura?». La risposta di Letizia Moratti e Riccardo De Corato ci è giunta in questi giorni, con la chiusura di uno dei luoghi culturalmente più dinamici e stimolanti della città. Il tutto in nome di uno spirito legalitario di cui gli stessi amministratori non sembrano dare prova quando in gioco sono questioni edilizie, sanità privata o poteri forti. Continua a leggere

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Storie di ordinaria mercificazione (I)

 Sospirare il ponte
 Quello della foto, secondo alcuni turisti armati di macchina fotografica, è il Ponte dei Sospiri di Venezia in fase di restauro.
 Per me è un insieme di pannelli pubblicitari che faranno il giro del mondo gratis, immortalati dai suddetti turisti. Il ponte sarà anche lì, sotto le impalcature e il cielo azzurro-réclame, ma all’improvviso più che a Venezia sembra di essere a Gardaland. Sotto i pannelli, un monumento che possiamo considerare a buon dritto patrimonio dell’umanità; sopra i pannelli, un prodotto da vendere, patrimonio di casa Fiat.
 Se fossi il gondoliere della foto, farei causa al comune per aver permesso questo scempio. Continua a leggere

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Dall’altra parte del Mediterraneo

 Il Mediterraneo
 Oggi [ieri per chi legge]
ho telefonato a Vittorio Arrigoni, a Gaza.
 Questa sera, all’espace populaire di Aosta (il circolo Arci di cui
faccio parte) avremmo dovuto tentare di raggiungerlo con un collegamento telefonico, nell’ambito di una serata per la Palestina, poi rimandata a causa
di una nevicata eccezionale. Sarebbero dovuti intervenire lo scrittore
palestinese Muin Masri, collaboratore del giornale «Internazionale», e
Enrico Levati, che avrebbe presentato il video «Diary of Beirut». La
serata si farà quanto prima possibile.
 A Vik, intanto, ho chiesto com’è la situazione dall’altra parte del Mediterraneo.
 Mi ha detto che al momento gli sfollati sono 50 mila soltanto nelle scuole dell’Onu.
 Che siccome la tregua è unilaterale, Israele si permette di violarla unilateralmente.
 Che ieri una donna e un bambino sono stati gravemente feriti.
 Che la marina israeliana ha aperto il fuoco sulle barche dei pescatori che uscivano in mare.
 Ciò nonostante, mi ha detto, lentamente la vita a Gaza riprende, Continua a leggere

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Dal Manifesto della razza al Manifesto di Verona. Leggi razziali e deportazione degli ebrei dalla provincia di Aosta (Paolo Momigliano Levi)

 Aosta, espace populaire. Silvia Berruto e Paolo Momigliano Levi
 Prima le immagini televisive, le note e le parole di Fabrizio eseguite da Roberto Vecchioni: il «potere» è il mostro che genera la guerra, «la guerra di Piero», quella che strappa il «campo di grano» alla pace e ne fa un cimitero. Le voci degli alunni dell’Istituto statale Fabrizio De André di Peschiera Borromeo risuonano in Girotondo, fiaba di guerra e dell’amore per gli altri, al tempo stesso pessimista e capace di speranza, perché intanto «l’aeroplano vola […] se getterà la bomba chi ci salverà? / Ci salva l’aviatore che non lo farà / ci salva l’aviatore che la bomba non getterà». Di qui la figura del refusenik: il video di un’intervista a un militare israeliano che è stato richiamato due volte in servizio e per due volte ha detto no. «Bombardare un’area così densamente popolata è qualcosa che difficilmente può essere giustificato», dice: perciò la scelta è fatta, anche di fronte alla prospettiva del carcere. Per spezzare la spirale del consenso verso la guerra, grande è il valore dell’«obiezione», come nel 2006 in Libano. Continua a leggere

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