Un’epidemia chiamata sicurezza

 lo straniero
 Secondo il senato della Repubblica, denunciare un paziente come clandestino è un diritto del medico italiano.
 Secondo il senato della Repubblica, ciò non vuol dire minare alla base il diritto alla salute per le donne, gli uomini e i bambini sprovvisti di permesso di soggiorno.
 Noi ti curiamo, dice il senato della Repubblica: ti denunciamo dopo.
 Ma, per non correre il rischio, migliaia di persone si troveranno a trascurare malattie anche gravi. Accetteranno di convivere con mali che potrebbero curare, grazie al senato della Repubblica; o si rivolgeranno a strutture diverse da quelle sanitarie: magari curanderos, cerusici improvvisati e santoni. Per non parlare delle donne che decideranno di interrompere la propria gravidanza. E naturalmente, come spesso accade in questo Paese, la malavita potrà cercare la sua fetta di business. Grazie al senato della Repubblica. Continua a leggere

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Regime

 Articolo 21 Costituzione italiana
 Se una notte
d’inverno un presidente del consiglio, consigliato magari da un ministro dell’interno leghista, decidesse di far approvare al Parlamento un decreto che, colla scusa della sicurezza, pigliasse a calci la Dichiarazione dei diritti umani e limitasse concretamente le libertà nel Paese (prima fra tutte quella di espressione). Se quel presidente del consiglio fosse a capo di un movimento che delle libertà si definisce il popolo. Se quel presidente avesse nelle sue mani mezzi sufficienti per plasmare la mente, i costumi e i consumi di milioni di persone. Saremmo tanto lontani dalla dittatura?
 
 
E se questo blog invitasse alle barricate, rischierebbe di essere oscurato?

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Camingsùn: «Quelli del sì» (a tutto, incondizionatamente)

Prossimamente sul blog:
QUELLI DEL SÌ
!
(a tutto, incondizionatamente)
 
 No Tav, No Dal Molin, No inceneritori! No strada, No discarica, No rigassificatori!
 E che è? ‘Nzepò ffà ggnente? Ci siamo stufati di tutti questi NO, ci siamo stufati di voi, di «Quelli del No», che se fosse per voi saremmo ancora tutti trogloditi con le caverne e le clave. Noi siamo gli altri, siamo quelli del sì, del sì a tutto, incondizionato: siamo la nuova classe dirigente, siamo di centro-destrosinistra, siamo quelli che le riforme ci vogliono e viva le riforme. Perché? percome? Manco lo sappiamo, ma fa niente: l’importante è farle. Le grandi opere muovono cemento. Il cemento so’ ttanti sòrdi. Che c’avete contro li sòrdi? Dobbiamo ffà tutti la fame? Chi l’ha detto che non va bene l’inceneritore? Chi l’ha detto che le nanoparticelle fanno male? So’ così piccole che fanno tenerezza… Chi l’ha detto che la quarta corsia è inutile? Chi l’ha detto che non si può militarizzare ‘na discarica? Se si può fare una base militare per un altro Stato contro il parere della città che la dovrà ospitare, allora si può fare pure la discarica. Occorre essere responsabili. Pensare alla governabbilità. Esse pacifisti, ma anche guèrafondai, libberisti, ma saper citare Marx quando fa fine. Bisogna essere tutto e il contrario di tutto (che è una gran fatica). Continua a leggere

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12 febbraio: iniziativa per Gaza

 
 A Gaza,
finalmente, c’è la pace.
Cioè macerie e puzzo di morte, e camion ancora fermi oltreconfine,
perché Israele permette il passaggio di pochi mezzi alla volta, e
neanche tutti i giorni.
 
A Gaza, finalmente, c’è la pace.
Fatta di bambini che s’impegnano a vivere la loro età ora che i
bombardamenti sono cessati, e però sanno che cosa hanno perso e sanno
anche che non è finita.
 
A Gaza, finalmente, c’è la pace. Con i cecchini israeliani appostati, che sparano sui contadini.
 
Gaza è scomparsa dai media italiani.
Non che prima se ne parlasse correttamente. Ma ora ci si limita a ribadire la necessità del
processo di pace, nessuno descrive le condizioni della popolazione
colpita dal «Piombo fuso».
 
Per questo occorre continuare a raccontare e a dare voce a chi, come Vittorio Arrigoni, si trova sul posto e può testimoniare.
 
Giovedì 12 febbraio all’espace populaire di Aosta si terrà una serata per Gaza, ospiti lo scrittore palestinese Muin Masri, collaboratore del giornale «Internazionale», e Enrico Levati, che presenterà il video «Diary of Beirut».
La serata era già stata annunciata una volta e poi rimandata a causa di
una nevicata eccezionale. Nel corso dell’iniziativa tenteremo anche un collegamento telefonico con Vittorio, a Gaza.
 
Fra le iniziative di solidarietà
che fioriscono, intanto, in tutta Italia, ne ho seguita una in
particolare, sia pure da da lontano: quella che si è tenuta lo scorso
28 gennaio al Teatro Acquario di Cosenza. Ne ho avuto notizia da Lorenzo Bianco su Facebook
e ho partecipato con un piccolo testo. Era la prima volta che mi si
chiedeva di scrivere qualcosa per una serata e sono contento di avere mischiato la mia "voce" a quella di tante altre persone. Un po’
strano è stato restarmene a un migliaio di chilometri di distanza,
mentre tutto stava accadendo… Continua a leggere

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Stop al Consumo di Territorio – Il manifesto nazionale

 
 Pubblico il manifesto nazionale Stop al Consumo di Territorio, tratto dal sito del movimento.
 
 
L’Italia è un paese meraviglioso. Ricco di storia, arte, cultura, gusto, paesaggio. Ma ha una malattia molto grave: il consumo di territorio.
 
 Un cancro che avanza ogni giorno, al ritmo di quasi 250 mila ettari all’anno. Dal 1950 ad oggi, un’area grande quanto tutto il nord Italia è stata Seppellita sotto il cemento.
 
 Il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non è più in grado di autoriprodursi è sempre più vicino. Ma nessuno se ne cura. Fertili pianure agricole, romantiche coste marine, affascinanti pendenze montane e armoniose curve collinari, sono quotidianamente sottoposte alla minaccia, all’attacco e all’invasione di betoniere, trivelle, ruspe e mostri di asfalto. Continua a leggere

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Dove nidificano le gru

 
 Questo articolo inaugura una nuova sezione del blog, «Cemento», incentrata sulla questione del consumo di territorio in Italia. Negli ultimi anni, come vedremo, una percentuale importante del suolo agricolo della Penisola è andata persa a vantaggio della costruzione di edifici, strade, centri commerciali e complessi per uffici. È opinione (non solo) di chi scrive che questo fenomeno sia la conseguenza di un modello di sviluppo suicida, sprovvisto di qualsiasi interesse a conservare in salute il territorio (le frane e alluvioni recenti nel sud del Paese dovrebbero indurre a qualche riflessione) o a preservarne le bellezze paesaggistiche e la ricchezza in termini di biodiversità. Spesso, poi, a essere presi in considerazione non sono le esigenze abitative o di spostamento della popolazione (prime case, strade, ferrovie), ma gli interessi della categoria (o dovrei dire lobby?) dei costruttori: complessi turistici e residenziali costruiti in deroga al piano regolatore, edifici energivori e impattanti, grandi opere inutili e costose… Continua a leggere

Pubblicato in Camminante, Cemento/Inquinamento, Le Colonne d'Ercole (di Pont-St-Martin) | 6 commenti

Bruno Maida – Non si è mai ex deportati. Una biografia di Lidia Beccaria Rolfi

 Bruno Maida e Silvana Presa
 Il percorso Collettivamente Memoria 2009 è dedicato a Ida Désandré,
deportata politica nei campi di sterminio di Ravensbrück, Salzgitter,
Bergen-Belsen. Ida era presente mercoledì 21 gennaio all’espace populaire di Aosta, in occasione della presentazione del libro dello storico Bruno Maida «Non si è mai ex deportati. Una biografia di Lidia Beccaria Rolfi». All’inizio della serata sono state lette alcune parole di Roberto Contardo, il figlio di Ida, scritte in occasione dell’inaugurazione del nuovo museo Memorial Bergen-Belsen:
«Non avrei mai pensato che […] il mio coinvolgimento emotivo arrivasse
al punto di osservare tutto ciò che mi capitava e di non vederlo più
con i miei occhi», dice Contardo, «ma con i suoi, dentro ai quali la
fotografia di quanto si realizzò è più che mai nitidamente presente». E
ancora: «mi sono lasciato assalire dall’orrore, in maniera di
immergermi spiritualmente nella dolorosa e tragica vicenda che
coinvolse quella moltitudine di persone». Continua a leggere

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