Il «raggio corto delle comunità locali»

 

 
 Sul manifesto di oggi (1° agosto) un ottimo articolo di Marco Revelli [leggilo per intero].
 Dove, tra l’altro, si puntualizza:

  •  come «in pochi mesi si è realizzata per legge la privatizzazione – per ora interstiziale – dell’ordine pubblico (perché questo sono in effetti le "ronde": una rottura gravissima del principio proprio dell amodernità costituzionale che assegna allo Stato il monopolio della forza e della tutela dell’ "ordine pubblico"; pubblico non a caso, perché non "provatizzabile").
  • che «si è proposta senza pudore in sede politica – trovando amichevole e compiacente ascolto nella ministra competente – la regionalizzazione della Pubblica istruzione, ridotta anche linguisticamente (il fondamento primo di ogni processo cognitivo) al raggio corto delle comunità locali». E ancora: «si è attuata, nel silenzio pressoché generale, la "penalizzazione" dell’alterità: la commutazione dello "straniero" in "nemico". Continua a leggere
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Contrastare gli immaginari posticci di chi ha inventato la Padania

 Il 29 luglio ho pubblicato una lettera aperta a Umberto Bossi.
 
Ho scritto ciò che penso della Lega Nord
e della maniera in cui l’Italia è stata gestita, tutta quanta, negli
ultimi anni. Gestita dalla Lega, anche, che continua a criticare le
inefficienze e i malcostumi del Paese (o, più razzisticamente, di una
parte di esso) come se non sedesse ininterrottamente in Parlamento (e spesso anche al governo) da diverse legislature.
Che cos’ha fatto la Lega, in questi anni, per risanare il Paese? Qual è
la colpa di «Roma ladrona» o del sud «arretrato» e «mafioso» se i vari governi
Berlusconi, composti in larga parte da uomini del nord, non hanno fatto
altro che rendere più acuta la deriva verso il malcostume, la
corruzione, l’illegalità? Era/è napoletano il Tremonti dei condoni? Sono andati agli abitanti di Enna, negli ultimi anni, i vantaggi maggiori della depenalizzazione del falso in bilancio? Ed è per la sua sicilianità che il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha "uscito dalla coppola" [estratto dal cilindro, ndT] il lodo che porta il suo nome? O magari c’entra qualcosa l’identità, brianzola, di colui che di tal lodo è l’«utilizzatore finale»? Continua a leggere

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Gelmini: «Sulle tradizioni locali si può ragionare»

 

 «Sulle tradizioni locali si può ragionare»
 

 Parola
di Mariastella Gelmini. Ma non pensate all’esame di dialetto invocato e poi smentito in questi giorni dalla Lega (secondo me, la Lega ha fatto dietrofront
per andare incontro ai propri elettori, perché si è resa conto che un
esame in più, per molti dei suoi, sarebbe uno scoglio insormontabile).
 Pensate piuttosto alle prove generali del nuovo federalismo scolastico, roba che rende allegri e fiduciosi (ottimisti, per dirla col premier), soprattutto pensando a chi è chiamato a idearlo.
 Il nuovo sistema scolastico, a quanto pare, sarà fondato non sulle graduatorie, ma su Albi regionali, cui gli aspiranti insegnanti potranno iscriversi dopo «test
omogenei di valutazione con alcune domande chiave per verificare la
conoscenza e la consapevolezza dei valori, degli scopi, degli obiettivi
e dei requisiti generali dell’insegnamento», come recita un emendamento
alla riforma scolastica presentato dalla Lega. Continua a leggere

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Io non sono padano

 Milano. Castello sforzesco
 Ho appena spedito la seguente e-mail a Umberto Bossi.
 
 Gentile signor Bossi.

 
 Le scrivo per dirle questo: benché settentrionale (al nord sono nato e cresciuto, ho studiato, lavoro) io non sono padano. Vivo ad Aosta, che fra l’altro è più "su" di casa sua, e mi trovo bene con i miei concittadini, tanto i valdostani autoctoni, quelli col cognome francese, quanto i veneti, i calabresi e oggi anche gli stranieri, figli e i nipoti – tutti quanti – di diverse migrazioni.
 Come settentrionale, sono stato abituato a credere in alcuni valori che sono di tutti, ma che i nordici hanno ascritto a sé (quasi ne avessimo l’esclusiva): l’efficienza, l’industriosità, l’educazione, l’onestà… Mio nonno, in proposito, era solito definire Milano la «capitale morale» del Paese (poi, però, c’è stata Tangentopoli). Continua a leggere

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Lo chiamavano Bocca Mafiosa

 

 
 Molt*

conosceranno già la canzone Bocca Mafiosa e avranno visto il video che
riporto qui sopra (chi non lo avesse fatto rimedi subito, è
bellissima). Il suggerimento del blog è di trasformarla nella canzone dell’estate,
che notoriamente è il tempo delle serate in spiaggia o comunque
all’aperto, magari attorno a un tavolo, o sull’erba, in atteggiamento
ludico-digestivo post grigliatam… Basta trovare qualcuno con la chitarra e il gioco è fatto (la musica, inutile dirlo, è quella di Bocca di Rosa di De André che, normalmente, tutti i chitarristi conoscono).
 
 
Immaginatevi la scena:
è buio; sulla rena, a un passo dal mare, è stato acceso un fuoco e
tutt* siamo sedut* in terra, a bere qualcosa, a cantare… Passa di là
un devoto del Pdl, o magari il ministro Alfano, o – a seconda delle
latitudini – una ronda padana, o ancora la nuova amica del presidente
del consiglio… Sentono la musica, si fermano, si avvicinano… Poi,
la sorpresa: è Bocca Mafiosa! Non se l’aspettavano! Non c’è
provocazione, manco sapevamo che sarebbero passati di là… Non è una
manifestazione, un sit in o qualcosa del genere… Semplicemente, gente
che canta. Ovunque. In tutto il Paese.
 
 Non sanno più che pesci pigliare. Continua a leggere

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Grande Capo, Grande Piano (innovativo)

 Fichi d'India a Mesagne (Brindisi)
 Ignoro se il fatto di citare spesso post
altrui, come sta accadendo negli ultimi giorni, dovrà essermi imputato
a merito o a demerito, ma, volendo commentare il prevedibile (ancorché
sconosciuto) piano per il sud promesso da quel signore di
Arcore che normalmente fornisce 3 o 4 versioni diverse della stessa cosa – un bugiardo professionista, diremmo, se non fosse il
presidente del consiglio -; volendo commentare questo benedetto piano,
dicevo, penso che la cosa migliore sia raccomandare caldamente la
lettura dell’articolo che pubblico di seguito, tratto dal blog Femminismo a Sud.
In particolare, trovo interessante il concetto per cui – una volta di più – si sta pensando di calare la soluzione dall’alto, senza coivolgere e responsabilizzare le persone direttamente interessate (e andando anzi, magari, contro i loro interessi). Detto questo, aggiungo ancora –
ed è il minimo –  qualche riga a mo’ d’introduzione. Lo faccio
, questa volta, utilizzando lo stile dei vecchi «Riassunti delle puntate precedenti».
 
 
Minacciato
dalla possibile fuoriuscita di larga parte della componente
meridionale del partito dal Popolo delle Libertà (P.D.L.), il Cavaliere
Indomito (C.I.) cerca di fermare detta emorragia promettendo un «piano
innovativo per il sud» (P.I.S.), cui starebbe lavorando
insieme ad alcuni ministri.
Affrontando bravamente i malumori della Lega, C.I. promette di
sbloccare il Fondo aree sottoutilizzate (F.A.S.) e realizzare chissà
quali altre cose, a tutto vantaggio della popolazione del Meridione
d’Italia (M.I.). Riuscirà C.I. a togliere dai guai il M.I. e – già che
ci siamo – pure il P.D.L., rinunciando a utilizzi alternativi del
F.A.S., ad esempio l’istituzione di un Fondo speciale per l’archeologia (F.S.A.), finalizzato a
scoprire nuove tombe del III secolo avanti Cristo (A.C.) in Sardegna (S.)? E in che cosa
consisterà mai il fatidico P.I.S., se non nella riproposizione dei
consueti tormentoni governativi (testi di C.I., musiche di Mariano Apicella -M.A.-,
esecuzione solista di Guido Bertolaso -G.B.) che il C.I. ripete senza
sosta (Ponte sullo Stretto -P.S.-, centrali nucleari -C.N.-, basi
militari -B.M.)?

 
 
Buona lettura!
 M.

 
 
Sicilia: l’eterna colonia per gli affari del nord
 di fikasicula [< Femminismo-a-Sud]
 
 
Già vi ho parlato dei balletti della maggioranza a proposito di correntoni siculi. A tutta la faccenda berlusconi risponde dicendo che ha un grande piano.
 
 
Detto in sintesi: la sicilia ha infrastrutture per trasporti – zero, Continua a leggere

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Appello per I Siciliani [< ucuntu.org]

 
Giuseppe Fava, 1975. Autoritratto romantico (acquaforte 47x32)
 Pubblico
, dal sito u cuntu, un appello molto importante, che è anche una sottoscrizione: servono 100mila euro per salvare dal pignoramento le abitazioni private di quei giornalisti che dal 1984, data della morte di Giuseppe Fava, direttore del giornale I Siciliani, ucciso dalla mafia, hanno portato avanti la cooperativa giornalistica da lui fondata, indebitandosi e
«affrontando un tempo di sacrifici durissimi in nome della lotta alla mafia e della libera informazione», dando voce, in questo modo, «alla Sicilia onesta».
 Invito a diffondere l’appello e, se possibile, a contribuire (trovate qua sotto le coordinate per il bonifico).
 Invito anche a visitare il sito u cuntu e quello della Fondazione Giuseppe Fava.

 

 Appello per I Siciliani
 di redazione «u cuntu»
 25 luglio 2009
 
 Dopo l’assassinio mafioso di Giuseppe Fava, il 5 gennaio 1984, i redattori de I Si­ciliani scelsero di non sbandarsi, di te­nere aperto il giornale e di portare avanti per molti anni la cooperativa giornalisti­ca fon­data dal loro direttore, affrontando un tem­po di sacrifici durissimi in nome della lotta alla mafia e della libera informazio­ne. Anni di rischi personali, di sti­pendi (mai) pagati, di solitudine istitu­zionale (non una pagina di pubblici­tà per cinque anni!).
 
 Oggi, a un quarto di secolo dalla morte di Fava, alcuni di loro (Graziella Proto, Ele­na Brancati, Claudio Fava, Rosario Lanza e Lillo Venezia, membri allora del CdA della cooperativa) rischiano di per­dere le loro case per il puntiglio di una sentenza di fallimento che si presenta – venticinque anni dopo – a reclamare il dovuto sui po­veri de­biti della cooperati­va. Il precetto di pignoramento è stato già no­tificato, senza curarsi d’attendere nemme­no la sentenza d’appello. Per pa­radosso, il creditore principale, l’Ircac, è un ente re­gionale disciolto da anni. Continua a leggere

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