Appello per I Siciliani [< ucuntu.org]

 
Giuseppe Fava, 1975. Autoritratto romantico (acquaforte 47x32)
 Pubblico
, dal sito u cuntu, un appello molto importante, che è anche una sottoscrizione: servono 100mila euro per salvare dal pignoramento le abitazioni private di quei giornalisti che dal 1984, data della morte di Giuseppe Fava, direttore del giornale I Siciliani, ucciso dalla mafia, hanno portato avanti la cooperativa giornalistica da lui fondata, indebitandosi e
«affrontando un tempo di sacrifici durissimi in nome della lotta alla mafia e della libera informazione», dando voce, in questo modo, «alla Sicilia onesta».
 Invito a diffondere l’appello e, se possibile, a contribuire (trovate qua sotto le coordinate per il bonifico).
 Invito anche a visitare il sito u cuntu e quello della Fondazione Giuseppe Fava.

 

 Appello per I Siciliani
 di redazione «u cuntu»
 25 luglio 2009
 
 Dopo l’assassinio mafioso di Giuseppe Fava, il 5 gennaio 1984, i redattori de I Si­ciliani scelsero di non sbandarsi, di te­nere aperto il giornale e di portare avanti per molti anni la cooperativa giornalisti­ca fon­data dal loro direttore, affrontando un tem­po di sacrifici durissimi in nome della lotta alla mafia e della libera informazio­ne. Anni di rischi personali, di sti­pendi (mai) pagati, di solitudine istitu­zionale (non una pagina di pubblici­tà per cinque anni!).
 
 Oggi, a un quarto di secolo dalla morte di Fava, alcuni di loro (Graziella Proto, Ele­na Brancati, Claudio Fava, Rosario Lanza e Lillo Venezia, membri allora del CdA della cooperativa) rischiano di per­dere le loro case per il puntiglio di una sentenza di fallimento che si presenta – venticinque anni dopo – a reclamare il dovuto sui po­veri de­biti della cooperati­va. Il precetto di pignoramento è stato già no­tificato, senza curarsi d’attendere nemme­no la sentenza d’appello. Per pa­radosso, il creditore principale, l’Ircac, è un ente re­gionale disciolto da anni.
 
 È chiaro che non si tratta di vicende perso­nali: la redazione de I Siciliani in que­gli anni rappresentò molto di più che se stes­sa, in un contesto estremamente dif­ficile e rischioso. Da soli, quei giovani giornalisti diedero voce udibile e forte alla Sicilia onesta, alle decine di migliaia di siciliani che non si rassegnavano a convivere con la mafia. Il loro torto fu quello di non dar spazio al dolore per la morte del direttore, di non chiudere il giornale, di non accetta­re facili e comodi ripieghi professionali ma di andare avanti. Quel torto di coerenza, per il tri­bunale fal­limentare vale oggi quasi cen­tomila euro, tra interessi, more e spese. Centomila euro che la giustizia catanese, con imbarazzan­te ostinazione, pretende adesso di incassa­re per mano degli uffi­ciali giudiziari.
 
 Ci saranno momenti e luoghi per appro­fondire questa vicenda, per scrutarne ra­gioni e meccanismi che a noi sfuggono. Adesso c’è da salvare le nostre case: già pi­gnorate. Una di queste, per la cronaca, è quella in cui nacque Giuseppe Fava e che adesso, ereditata dai figli, è già finita sotto i sigilli. Un modo per affiancare al prezzo della morte anche quello della beffa. La Fondazione Giuseppe Fava ha aper­to un conto corrente (che trovate in bas­so) e una sottoscrizione: vi chiediamo di darci il vostro contribuito e di far girare questa ri­chiesta. Altrimenti sarà un’altra malinconi­ca vittoria della mafia su chi i mafiosi e i loro amici ha continuato a combatterli per un quarto di secolo.
 
 Elena Brancati, Claudio Fava, Rosario Lanza, Graziella Proto, Lillo Venezia
 
 I bonifici vanno fatti sul cc della "Fonda­zione Giuseppe Fava" Credito Siciliano, ag. di Cannizzaro, 95021 Acicastello (CT) iban: IT22A0301926122000000557524 causale di ogni bonifico: per "I Siciliani".


 L’immagine di questo articolo, Autoritratto romantico, 1975 (acquaforte 47×32), è opera di Giuseppe Fava ed è tratta dal sito della Fondazione Giuseppe Fava.

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