Eserciti nelle strade

 


 
Proprio oggi, festa delle forze armate, La Stampa Valle d’Aosta ha pubblicato la mia lettera aperta
contro le processioni cittadine di mezzi blindati col soldato in
torretta armato di mitra, il volto nascosto dal passamontagna verde. Girare armati in un contesto civile è, ritengo, un’abitudine che ha per conseguenza la legittimazione simbolica
di mezzi e strumenti costruiti con la finalità precisa di ammazzare
esseri umani, qualunque cosa si pensi delle missioni militari
attualmente in corso.
 H
o ricevuto il comunicato stampa della conferenza «Eserciti nelle strade», a cura di "Nonostante Milano", che si terrà sabato 7 novembre alle 19.30, presso la sede di Radio Blackout 105.250, in Via Cecchi 21/a, a Torino. Si tratta della presentazione del rapporto Nato «Urban Operations
in the Year 2020»
.
 Domanda: «Ma cosa ci staranno mai a fare tutti questi soldati per le
strade di Torino, manganelli in mano e occhio da pesce lesso?» è la
domanda di partenza del comunicato.
 Risposta: «Se qualcuno ancora pensasse a una
trovata pubblicitaria di
un governo che ci tiene ad apparire forte», farebbe bene
a leggersi il rapporto, citato, dell’Alleanza atlantica. «Dove si
apprende che, secondo le previsioni degli strateghi
del dominio, il fronte della guerre future passerà proprio di qui, per
le
strade di città sempre più invivibili, scosse da tensioni sociali,
etniche e
religiose di portata ormai non troppo inimmaginabile. Una Yugoslavia
dietro
l’angolo, già domani».
 «Gli alpini a spasso per San Salvario, o Porta Palazzo, o
borgo Aurora, non sono altro che un tassello di un disegno più grande, una fase
di addestramento delle truppe alla città, e allo stesso tempo della città alle
truppe. Dietro il fuoco di copertura delle menzogne dei politici, i militari
scoprono dunque le loro carte. Nessuno potrà dire di non essere stato avvisato».
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Crocifisso, uguaglianza e libertà

 
 Niente
crocifisso in
classe.
 

 A seguito di un ricorso presentato dalla signora Soile
Lautsi
, di Abano Teme (Padova), la Corte europea dei diritti umani ha
stabilito che l’esposizione del crocifisso in classe «è contraria al diritto
dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il
diritto dei bambini alla libertà di religione». Parole interamente
condivisibili, a patto di aver interiorizzato il principio democratico che
sostiene l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Non stupisce, perciò,
che il governo italiano abbia immediatamente presentato ricorso contro la
sentenza, né che il nuovo leader del principale partito d’opposizione (ah ah),
quello che non aveva avuto paura di pronunciare la parola «sinistra» in
campagna elettorale, si sia affrettato a dichiarare che il crocifisso «non
offende nessuno». Come se fosse questa la questione.

 Il punto, come ha rilevato la Corte, è che «l’esposizione
obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati
dalle autorità pubbliche, e specialmente in classe, limita il diritto dei
genitori di educare i loro figli in conformità con le proprie convinzioni»; che
«la presenza del crocifisso […] potrebbe essere facilmente interpretata dagli
studenti di tutte le età come un simbolo religioso, che avvertirebbero così di
essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data
religione»; che non si capisce come «come l’esposizione […] di un simbolo che
può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al
pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una ‘società
democratica’ […] un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale
italiana». Continua a leggere

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Fascisti, minacce a Radio Popolare

 
 Quello
che segue è il comunicato di Radio Popolare in merito all’intimidazione subita da parte di aderenti a CasaPound, Cuore Nero e Blocco Studentesco.
 Tutta la mia solidarietà
alla redazione dell’emittente radiofonica antifascista.
 

 INTIMIDAZIONE CONTRO RADIO POPOLARE
 
 Un gruppo di neofascisti di Casa Pound, Cuore Nero e Blocco
Studentesco ha minacciato questa mattina Radio Popolare.
 Poco prima delle 13 una ventina di persone è arrivata
davanti alla sede della radio con uno striscione con scritto: “Un fascio non ha
prezzo, per tutto il resto c’è Radio Popolare”.
 Dalle immagini delle telecamere si vede che provano ad
entrare nella sede ma che, trovando la porta sbarrata, la coprono di adesivi,
mentre altri – alcuni con il casco e altri con il cappuccio in testa –  urlano slogan e sventolano bandiere. I
redattori di Radio Popolare usciti per capire l’accaduto vengono accolti con lo
slogan “comunisti di merda”.
 Il messaggio intimidatorio è chiarissimo: Continua a leggere

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Circola un filmino scandaloso… [di Alessandro Robecchi]

 il manifesto
 
Ripropongo,
con la cortese autorizzazione dell’autore, un articolo di Alessandro Robecchi pubblicato sul manifesto di domenica 1° novembre. Circola un filmino scandaloso… – si dice – ma è il filmino dell’Italia. Una vergogna da nascondere a tutti i costi, o al contrario un appuntamento da non perdere, purché la sua visione sia il punto di partenza per un’inversione di rotta.
 Con il consueto umorismo, Robecchi racconta cose terribili (e
scandalose, appunto), come la morte in carcere o il dramma del precariato, ottenendo un’impietosa istantanea (pardon, un filmino) di questa Italia sempre più allo sbando.
 
 Buona lettura!
 
 Voi siete qui – Circola un filmino scandaloso…
 
 Gira un filmino scandaloso, una cosa davvero schifosa e
impresentabile, un film concepito per il ricatto che se dovesse uscire farebbe
vergognare chiunque. È il filmino dell’Italia. Il paese dove ti ammazzano in
galera spezzandoti la schiena in due punti, il posto dove i carabinieri tentano
l’estorsione. Il paese che sta nelle prime posizioni mondiali per
diseguaglianza economica, il posto dove un cittadino su quattro sotto i 25 anni
è disoccupato. Nel filmino si vede tutto questo e altro ancora, un po’
sgranato, ma si vede tutto bene: mica è il Tg1!. Ho tentato di venderlo e di farmi
un gruzzoletto, perché mi adeguo alla morale corrente. Il Giornale ha visionato
ma non l’ha preso. Libero ha guardato ma ha deciso: no, grazie. Nel filmino c’è
tutto quello che c’è da sapere: Continua a leggere

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Grazie ai ragazzi [da Sgrunt]

 
 «Grazie ragazzi», recita lo slogan sui cartelloni per la giornata delle forze armate (questo mercoledì, 4 novembre), celebrazione della «vittoria» in una guerra terribile (il primo conflitto mondiale) nel quale milioni d’italiani furono trascinati contro la loro volontà dall’ambizione e dall’interesse nazionale. Una giornata promossa, chissà perché, a giornata dell’unità nazionale (mentre anche la festa della repubblica, il 2 giugno è celebrata con una bella parata militare e il 25 aprile, anniversario della liberazione, è salutato da militaresche fanfare che si rifiutano di eseguire Bella Ciao).
 Bella quest’Italia che «ripudia la guerra», poi mette i soldati in strada e spende milioni di euro per progetti militari che di difensivo non hanno proprio nulla.
 Un’Italia che, indipendentemente dal parere del signor Ignazio La Russa, ministro della guerra, ha qualche problema – nei ranghi dell’esercito o tra le forze dell’ordine – a rispettare i diritti umani, primo fra tutti quello alla tutela della vita e dell’integrità dei cittadini. Una realtà drammatica, che l’omicidio di Stefano Cucchi ci impone improrogabilmente di affrontare.
 «Grazie ragazzi».
 Senza voler mancare di rispetto a chi fa il proprio dovere con coscienza e responsabilità, ripubblico dal blog Sgrunt il collage che compare qui sotto, intitolato, molto correttamente, «grazie ai ragazzi». Continua a leggere

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Il vaccino contro l’influenza

 Ti dicono che l’influenza suina è meno pericolosa di quella stagionale. Se la prendi, resti qualche giorno a letto, prostrato, con la febbre a 40 e la tosse. Poi passa. Si combatte con un medicinale innovativo: la tachipirina. Non c’è da preoccuparsi. Però poi ti vogliono vendere il vaccino. Lo consigliano. Dovevano darlo a partire dai 2 anni d’età, sono scesi a 6 mesi. Mia figlia potrebbe già prenderlo.
 «Perché dici che lo vogliono vendere? È gratis!»
 Come se il governo non dovesse pagarlo.
 «Se lo consigliano, sapranno quello che dicono»

 Ma se il virus è poco aggressivo, perché dovremmo vaccinarci?
 «Adesso è poco aggressivo, ma può cambiare»
 E, se cambia, questo vaccino non serve a nulla. Continua a leggere

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Stefano Cucchi: la repressione inutile

 
 Diciamo subito che in un Paese un po’ meno ossessionato dalla repressione Stefano Cucchi sarebbe ancora vivo.
 Sulla vicenda rinvio al sito dell’associazione A buon diritto.
 20 grammi di hashish, in ogni caso, non sono una ragione per trattenere in prigione
un ragazzo e, naturalmente, essere carcerato non dovrebbe comportare il ritrovarsi con il corpo coperto di segni di violenza (indipendentemente dalle cause del decesso).
 Ai parenti, infine, e chissà perché, è stato concesso di vederlo soltanto dopo la morte.
 
 Italia. Qual è lo stato (lo Stato) dei diritti umani?
 I ragazzi cadono dalle scale, così come, un tempo, gli anarchici volavano dalle finestre delle questure. Continua a leggere

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