Stefano Cucchi: la repressione inutile

 
 Diciamo subito che in un Paese un po’ meno ossessionato dalla repressione Stefano Cucchi sarebbe ancora vivo.
 Sulla vicenda rinvio al sito dell’associazione A buon diritto.
 20 grammi di hashish, in ogni caso, non sono una ragione per trattenere in prigione
un ragazzo e, naturalmente, essere carcerato non dovrebbe comportare il ritrovarsi con il corpo coperto di segni di violenza (indipendentemente dalle cause del decesso).
 Ai parenti, infine, e chissà perché, è stato concesso di vederlo soltanto dopo la morte.
 
 Italia. Qual è lo stato (lo Stato) dei diritti umani?
 I ragazzi cadono dalle scale, così come, un tempo, gli anarchici volavano dalle finestre delle questure.
 In fondo posso perfino capire che nella testa di qualcuno l’anarchico rappresenti il «nemico».
 Ma è da un po’ di tempo in qua (da Genova, almeno, ma lì la questione era più politica nel senso classico del termine) che le forze dell’ordine tengono
comportamenti irregolari – per usare un eufemismo – nei confronti di semplici cittadini, per lo più giovani, per lo più innocui o poco pericolosi.
 Non sto parlando della fiamma dell’anarchia. Se a Genova fu aggredito il diritto di esprimere il proprio dissenso dalle politiche dei governi, oggi sembra che tutto
sia divenuto oggetto di repressione: gli stili di vita, la stessa giovinezza, quei comportamenti privati giudicati devianti…
 Il regime si fa totalitario: entra nelle scelte personali, non accetta la minima deviazione rispetto alla linea dell’ortodossia. Chi chiede un po’ di democrazia partecipativa, chi difende un territorio, chi non si accontenta del bipartitismo, chi ha gusti sessuali diversi da quelli della maggioranza, chi fa uso di droghe illegali, chi protesta contro il ritorno dei fascisti, chi rifiuta di esaurire il proprio essere nel ruolo di consumatore, chi vorrebbe almeno poter decidere quando mettere fine a una malattia o vuol disporre del proprio cadavere – tutti siamo etichettati come soggetti eversivi in base a gusti, decisioni e credenze che dovrebbero essere personali.
 È il trionfo del Grande Fratello Orwell-Endemol.
 
 Eppure no: mi devo ricredere. Il ministro della guerra, signor Ignazio La Russa, ha dichiarato di ritenere
«corretto» l’intervento dei carabinieri. Certo, ha ammesso di non avere elementi per dire come andarono i fatti, ma poi ha concluso dicendo che l’intervento fu «corretto». Se lo dice lui…
 
 PS: Data la gravità della questione, consiglio di guardare le foto del volto di Stefano, che la famiglia Cucchi ha deciso di rendere pubbliche per contribuire a stabilire che cosa sia successo. Le consiglio perché non vorrei che,
leggendo di maltrattamenti, qualcuno pensasse alle fisime di un iper grarantista. Avverto però che le immagini, che ritraggono il cadavere del giovane, sono molto forti.

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