Enel, il sole e il carbone

Pubblico il mio video sulla manifestazione «No al Carbone» tenutasi a Cerano (Brindisi), presso la centrale dell’Enel «Federico II» lo scorso 7 agosto in occasione della rassegna «Correnti musicali», che prevedeva i concerti di Patty Pravo e Irene Grandi, gentilmente “offerti” dall’azienda elettrica alla popolazione.

Quella sera abbiamo rallentato l’afflusso delle auto e distribuito materiale informativo contro la centrale a carbone, responsabile di inquinamento, contaminazione del suolo, malattie e lutti.

Abbiamo anche inscenato un piccolo “controconcerto” con vuvuzelas, trenule e fischietti, per affermare che il dono di un evento musicale non modifica in nulla le responsabilità dell’Enel nell’incidenza sulle patologie tumorali della presenza della «Federico II».

Il video mi sembra venuto abbastanza bene, ma sono assolutamente alle prime armi, sia come tecnico del montaggio, sia come frequentatore di YouTube, così sono riuscito a caricare soltanto una versione di media qualità. Per chi non si accontentasse, c’è sempre la possibilità di richiedere gratuitamente l’originale via posta elettronica, all’indirizzo del blog (info.blog[chiocciolina]libero.it).

L’audio si sente bene, perciò potrete godervi le due canzoni, Valse e Tammuriata nera, opera rispettivamente di Beppe Barberache ringrazio per l’autorizzazione a utilizzarle – e E. A. Mario. Trovate gli mp3 di questi e altri brani nel sito www.beppebarbera.it.

Ringrazio invece il mio amico Danilo Cavallo per aver realizzato il cartellone la cui preparazione è documentata nel video e che abbiamo portato con noi a Cerano.

In queste ultime settimane si è molto parlato della richiesta di Enel di impiantare, a Cerano, quello che sarebbe il parco fotovoltaico più grande d’Italia. Sul solare è molto diffuso un pregiudizio positivo: siccome si tratta di una fonte di energia rinnovabile, la innalziamo agli altari.

L’idea dell’Enel appare perciò accattivante: un impianto solare da 71,64 megawatt (Mw) – il più grande fra quelli attualmente esistenti in Italia, situato a Montalto di Castro, ne produce “appena” 28 – da realizzare in parte in terra e in parte su serre agricole, che potrebbe consentire, negli auspici del presidente della provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese, «una riduzione compensativa del CO2».

L’apparenza, tuttavia, può ingannare. Perché l’improvviso impegno dell’Enel nell’energia pulita non porterebbe a una riconversione della centrale di Cerano. Quand’anche la quota di elettricità prodotta attraverso la combustione del carbone diminuisse di 71,64 Mw, infatti, tale quantità sarebbe sostanzialmente ininfluente, tenendo conto che la potenza in megawatt attualmente installata nella «Federico II» è pari a quasi 3mila Mw.

Per contro, un beneficio così ridotto comporterebbe un impatto ambientale, che la stessa Enel ha quantificato: impatto visivo, innanzitutto, in una terra le cui campagne vanno ricoprendosi di silicio, con riduzione di disponibilità di terreno agricolo e, nel caso specifico, incidenza sul parco regionale Saline di Punta della Contessa.

C’è quanto basta per dire no alla decisione di Enel: alla diversificazione produttiva dell’azienda, spacciata per svolta ambientalista, corrisponderebbe soltanto un’immeritata evoluzione in positivo del suo “nome” e di quello della centrale a carbone. 71,64 Mw puliti sarebbero utilizzati per “nascondere” 3mila Mw altamente inquinanti, e già immagino le visite didattiche con le scolaresche accompagnate a Cerano, patria dell’energia pulita.

Infine, e lo rileva il gruppo «No al Carbone» di Brindisi, «davvero non riusciamo a comprendere come mai ad un territorio come il nostro, già barbaramente martoriato dalle industrie dell’energia, si possa continuare a richiedere nuovo sacrificio ambientale e proponiamo pertanto che per Brindisi e Provincia vengano fissati dei limiti massimi di energia-prodotta sostenibile». Il timore, infatti, è che, attraverso l’intallazione dei pannelli fotovoltaici, l’Enel possa ottenere senza riconvertire i proprii impianti i «certificati verdi, obbligatori per le industrie dell’energia e necessari per non incorrere in alcuna sanzione». Continua a leggere

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Niente più Cossiga

Questo non è un giornale e perciò non mi dilungherò sulla malattia e sugli ultimi istanti di Cossiga. Il «presidente emerito» è morto, niente più Cossiga – né Kossiga con la k, per chi preferisce – e niente più speranza che si decida a rispondere alla mia lettera aperta.

Perché ciò che mi resta dell’ex presidente, a parte il Tg1 che tutti gli anni per San Francesco gli faceva gli auguri, è la lettera con la quale consigliava al capo della polizia d’infiltrare provocatori o aspettare incidenti per poi reprimere gli studenti dell’Onda senza pietà.

O l’intervista in cui spiegava che quelli erano i suoi metodi, quand’era ministro degli interni.

Leggo che è morto, se mai ce n’è stato un altro, un «servitore dello Stato». O si tratta di quel concetto di Stato che vorrei veder defunto (la ragion di Stato, tutte le porcherie condotte nel nome della nazione e di ideali che alla fin fine non sono quelli di tutt@), oppure si tratta di un abbaglio.

Perché, al di là di facili battute, Cossiga nel suo ruolo di «servitore» ci ha creduto.

Quando ci lascerà quell’altro non potremo concedergli neanche questo. Continua a leggere

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Lavori di restyling in corso

NoBlogs.org ha trasferito i blog che ospita da Lifetype a WordPress.

Questo, al di là della possibile incomprensibilità del tecnicismo sopra riportato, comporta di fatto due cose: devo rifare il look a queste pagine, per renderle almeno un po’ presentabili; e devo imparare a usare bene il nuovo sistema.

Aggiungete che in questi giorni non ho molto tempo a disposizione e spero mi scuserete se per un po’ il blog presenterà qualche disservizio.

Ricordo l’indirizzo di posta elettronica a cui scrivere: info.blog[chiocciolina]libero.it (che prossimamente sarà sostituito).

Ricordo anche che le categorie del blog sono presenti nella colonna di destra. Appena possibile aggiungerò qualche banner (o etichetta).

Grazie a tutt@!

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Appello ai/alle blogger: facciamo qualcosa contro la violenza maschile sulle donne! [da Femminismo a Sud]

 Impressionante è scorrere l’elenco delle violenze nei confronti di donne e dei «femminicidi», ossia dell’uccisione di donne proprio in quanto donne; impressionante e destabilizzante, perché mette in crisi tanta parte dell’immaginario che ognun* ha in testa, relativo a com’è fatto il mondo e com’è la vita nel "democratico" e "progredito" occidente.
 
Pubblico l’appello, tratto da Femminismo a Sud, ai/alle blogger per "fare qualcosa" contro la violenza maschile sulle donne, a proposito della quale si dice, giustamente, che «è una guerra […] ideologica che mira ad un riassetto sociale, a
ripristinare ruoli precisi, a servirsi delle donne per tenere in piedi
un welfare basato sul lavoro di cura delle donne e a servirsi degli
uomini per continuare a produrre profitto per pochi ricchi».
 
La "cultura" maschilista produce violenza e morte, ma a esserne vittime siamo tutt*, uomini e donne; vittime del solito, maledetto sfruttamento!
 
 Appello ai/alle blogger: facciamo qualcosa contro la violenza maschile sulle donne!
 [da Femminismo a Sud]
 
 
 
Non è il primo post che Metilparaben, così come Riccardo e altri o altre, scrive contro la violenza maschile sulle donne e sicuramente non sarà neppure l’ultimo.
 
 
Noi ne scriviamo una infinità consapevoli come lui che si tratti di una enorme emergenza sociale di cui nessuno vuole occuparsi e che serva con urgenza il nostro impegno per combattere contro la cultura maschilista e tribale, come la definisce Metilparaben, che questa violenza la genera, la giustifica, la coccola, la istiga.
 
 
Il web lo conosciamo tutti. Tutti quelli e quelle che esistono e resistono in più modi. Volenti o nolenti, che ci si ami o ci si odi, che ci si stimi oppure no, siamo noi quelli e quelle che hanno il dovere di generare cultura alternativa nel web ed è quello che possiamo fare.
 
 
La violenza maschile contro le donne è uno sterminio quasi legalizzato che scientificamente viene negato, banalizzato, rimosso. Perciò una delle cose fondamentali da fare è parlarne, elencare i numeri, ricordare i nomi di queste tante, troppe donne morte per mano di uomini che non rinunciavano a considerarle un oggetto di loro proprietà.
 
 
Bisogna generare parole nuove, cultura nuova e sensibilità nuove. Bisogna che tutti e tutte noi che presidiamo il web per i più disparati motivi attraversiamo questo spazio in corteo ogni giorno per combattere contro l’oscurantismo, il medioevo che sta tornando con una rapidità sconvolgente e che sta producendo vittime su vittime e tra queste troppe donne.
 
 
L’emergenza non riguarda certamente solo noi ma riguarda anche gli uomini che sono ancora massacrati da un bombardamento di immagini e parole che esortano il loro machismo, istigano la loro violenza bruta e gli chiedono di essere quello che non vogliono essere più.
  Continua a leggere

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La manifestazione No al Carbone di Cerano (Brindisi)

 

 
 Della manifestazione di sabato scorso a Cerano (Brindisi) contro
la centrale a carbone dell’Enel (e contro il concerto che l’azienda
energetica ha offerto alla popolazione per rifarsi l’immagine
) avevo
parlato QUI.
 Con colpevole ritardo, pubblico un piccolo resoconto della serata, alla
quale ho avuto modo di partecipare.
 Le foto sono pochissime, perché ho utilizzato più che altro la
videocamera (prossimamente, se ne sarò capace, monterò e pubblicherò
il "girato"
).
 L’immagine d’apertura, per cominciare, raffigura il cartello che ho
contribuito a ideare e che ha realizzato graficamente il mio amico Danilo Cavallo.
Non credo che sia utile commentarlo; se volete vederlo ingrandito
cliccateci sopra.
 Un resoconto più puntuale della manifestazione si trova, comunque, QUI.
 


 L’idea che stava dietro alla protesta era organizzare una specie di controconcerto
a suon di vuvuzelas e altri "strumenti" rumorosi – un pretesto
per esprimere la propria contrarietà, ma anche per informare, con le
parole e con i volantini gli spettatori del concerto della realtà di
Cerano, che avvelena l’aria e il suolo, rendendosi responsabile di
un’incidenza di tumori più elevata rispetto agli altri comuni della
provincia.
 Davanti alla centrale a carbone «Federico II» (mai, in realtà,
l’imperatore svevo avrebbe avvelenato la sua terra
) i manifestanti
hanno iniziato a confluire verso le 19. Alla fine eravamo in tanti, 500,
secondo il gruppo «No al Carbone», 200 secondo la polizia. Due
ali di folla hanno circondato le auto degli spettatori intervenuti al
concerto di Patty Pravo e Irene Grandi, accompagnandole con il frastuono
delle vuvuzelas e la consegna di volantini.
 Ho apprezzato il fatto che si tentasse di dialogare, di convincere gli
spetattori a fare dietro front (qualcuno è effettivamente tornato
indietro tra gli applausi dei manifestanti
), così come mi ha fatto
piacere vedere che la maggior parte degli automobilisti ha accolto con
un sorriso il rallentamento e il tentativo di persuasione.
 Un mio amico mi ha fatto notare che la folla era piuttosto composita
(c’erano bambini, giovani e adulti, attivisti No al Carbone e di
altre associazioni, bandiere del WWF, di Rifondazione e dei Giovani
comunisti, dell’Italia dei Valori, che schierava anche il senatore
Giuseppe Caforio, cartelli di Greenpeace
) e questo è stato
senz’altro un punto di forza della manifestazione, tendenzialmente
riuscita e pacifica.
 


 Un altro mio amico si è soffermato sugli aspetti negativi: singoli episodi
di mani battute sulle auto, oppure di trombe suonate al di là dei
finestrini aperti, magari con i bambini a bordo. Ritengo si sia trattato
di poca cosa, eppure a furia di ragionarci sopra (il mio amico ha
trovato troppo aggressivo il contegno di alcuni manifestanti – e quindi
poco utile alla causa
) qualche perplessità è venuta anche a me.
 Non tutti gli spettatori, probabilmente, avevano chiara la situazione.
Capisco i cori di «Vergogna!» quando è passata un’auto con la scritta
Enel. Capisco meno il fatto che la persona comune – supponiamola,
anche a torto ma strategicamente, ignara dei fatti
– si sia dovuta
sentire aggredita o quantomeno giudicata. Continua a leggere

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Il compagno Fini? [da Giornalismo Partecipativo]

 Pubblico un bell’articolo di Gennaro Carotenuto, tratto dal sito Giornalismo Partecipativo.
 
L’uscita di Fini e "finiani" dal Pdl è una buona notizia, ma non è – in alcun modo – un’uscita «da sinistra», come vorrebbe credere il Pd.
   
 Il compagno Fini?
 di Gennaro Carotenuto
 

 Qualcuno, perfino a sinistra, fa il tifo per Gianfranco Fini, non foss’altro che, come Bruto, avrebbe vibrato la prima coltellata a Cesare. Guardando i nomi degli oltre 40 parlamentari finiani (33 alla camera più una decina al senato) si vede però che più che la destra europea e moderna di “Fare Futuro”, quella degli Alessandro Campi e Sofia Alfano, è rappresentata un’accozzaglia di rautiani, qualche fascista non pentito, omofobi, cuori neri, tradizionalisti cattolici. E’ gente che a Fini deve la carriera più di quanto non la debba a Berlusconi ma che forse, le analisi politiche appaiono sottovalutarlo, più che andare “con Fini” va via “da Berlusconi”.
 
Li accompagnano altre schegge impazzite in uscita dal regime, come il fondamentalista liberale, ex-radicale, Benedetto Dalla Vedova. Il gruppone profila dunque non un’uscita dal PdL “da sinistra”, come invece molti credono, ma “da destra”, magari verso “La Destra”, ben più che verso un calderone centrista montezemol-rutellian-casinista che trovi una larga intesa col PD e magari poi accetti perfino Nichi Vendola come leader (il mondo dei sogni).
 
 Lo strappo dei finiani non c’è stato sulla laicità o sui migranti, temi sui quali il Presidente della Camera ha a lungo solfeggiato lo spartito della destra moderna (a volte a sinistra dell’ectoplasma del PD incapace di posizioni originali), ma si è potuto consumare solo su una legalità declinata come legge e ordine.
  Continua a leggere

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Sicilia: un mare di petrolio

 
 Tanto petrolio
e royalties basse (i diritti da pagare all’amministrazione pubblica per poter compiere estrazioni petrolifere) sono gli ingredienti del piatto indigesto che si prepara a congestionare i mari siciliani, per i quali sono già state richieste decine di autorizzazioni a fini di ricerca e trivellazione.
 
Di quali siti si tratta lo ha raccontato Carla Incorvaia sul manifesto del 4 agosto. 6, al momento, sono le piattaforme attive: quelle di Eni ed Edison a Ragusa e nel Golfo di Gela; 20, invece, i permessi già concessi. «Alle isole Egadi, ancora nel Golfo di Gela, a Siculiana Porto Empedocle, Capo Rossello Palma di Montechiaro, Sciacca Agrigento, Sciacca Siculiana, Isole Pelagie, due a Punta Bianca Licata, a Stagnone Capo Feto, a Selinunte fiume Verdura, a Scoglitti Pozzallo, a Fiume Drillo Punta D’Aliga a Mazzara del Vallo Menfi».
 
La San Leon Energy, piccola società salentina con 10 mila euro di capitale sociale, ha chiesto i permessi per 3 esplorazioni petrolifere al largo della costa, tra Marsala, Sciacca e le isole Egadi. 20 sono poi «le compagnie in attesa di una risposta dal governo italiano»: 5 fanno capo al colosso britannico Nothern Petroleum, che con la Shell ha già iniziato le ricerche nel Mediterraneo. «La Northern Petroleum chiede di poter avviare ricerche anche nel golfo di Gela, nella zona di Capo Rossello ad Agrigento e, insieme agli irlandesi della Petrolceltic Elsa, nel mare tra Siculiana e Porto Empedocle». 3 possibili giacimenti anche per i canadesi della Hunt Oil Company, «tra Sciacca e Agrigento, a Siculiana Marina, e un terzo sito tra Mazara del Vallo e Menfi». La londinese Puma Petroleum «vuole stanziarsi a Lampedusa e Linosa», mentre un consorzio composto da British Gas insieme a Eni ed Edison «è interessato ad avviare ricerche a Licata e Punta Bianca». «Anche i texani» sono interessati al mare siciliano, nella zona di Scoglitti e Pozzallo, attraverso la Sviluppo risorse naturali (Srn), «società controllata dalla Mediterranean Resources con sede ad Austin in Texas». Infine, ci sono i canadesi della Nautical Petroleum, interessati alla zona compresa tra la foce del fiume Dirillo e punta D’Aliga».

 
Una buona notizia è invece la mozione presentata da Pd e Mpa, approvata ieri dall’Assemblea regionale siciliana (Ars) nella quale, come ha dichiarato Roberto Di Mauro, assessore al territorio, «il parlamento e il governo siciliani hanno mostrato all’unisono il loro parere sfavorevole alla trivellazione». Continua a leggere

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