Bah…

Bah, come si evince dalla mia faccia non è un periodo entusiasmante, almeno dal punto di vista socio-politico.

Mia figlia, in compenso, ha imparato a camminare e questo dovrebbe di gran lunga compensare le cose. Non posso dimenticare, però, che mia figlia vive proprio in questo mondo che trovo così poco entusiasmante e allora vorrei avere più tempo e più «voce in capitolo» per poter fare denuncia e cercare di cambiare le cose.

I temi che scottano in questi giorni, per me, sono la scuola, con i precari licenziati e quelli in sciopero della fame, cui la “ministra” Gelmini nega persino un incontro perché sarebbero “ideologici”. E meno male! Come si è chiesto uno di loro, che colpa c’è nell’avere un’ideologia? La ministra ha forse vinto il posto che occupa attraverso un concorso?

I temi che scottano, per me, sono il lavoro, attaccato senza tregua da imprenditori, piddielle e piddì-senzaelle; il modello-Marchionne, circa il quale ho lanciato scherzosamente un’iniziativa; il fatto che tutti, ormai, considerino imprescindibile la cornice liberista.

I temi che scottano, per me, sono i rom cacciati dai loro campi per essere messi in campi più grandi. Sono i cittadini stranieri dichiarati colpevoli solo perché non hanno i documenti in regola e per questo messi in strutture che non saranno il lager nazista, ma sono comunque un lager.

Sono le mafie che banchettano allegramente, estendendo sempre più la loro influenza e sfera d’azione.

Sono la Lega e i leghisti, che brandiscono la clava dell’egoismo oscurantista. Stamattina, mentre mia figlia dormiva sul passeggino in viale della Pace ad Aosta e io leggevo sulla panchina un fumetto sullo sfruttamento degli immigrati contenuto in «Alias», il supplemento sabatino del manifesto, una voce a tutto volume è echeggiata alle mie spalle.

A bordo di un’auto parcheggiata a pochi metri di distanza da me, un signore gridava nel telefono: «Ciao! Sono Sergio Ferrero della Valle d’Aosta!». Era il segretario regionale della Lega Nord e, a quanto ho capito, voleva parlare con altri suoi compagni di partito oltre le Colonne d’Ercole di Pont-Saint-Martin.

L’ho guardato. Aveva la faccia di un normale essere umano. Sembrava anche una persona simpatica. Mi piacerebbe allora che rispondesse alla lettera aperta che gli ho inviato quand’ero candidato consigliere comunale nella lista civica «Sinistra per la Città», pubblicata a suo tempo da Gazzetta Matin: gli chiedevo se condivideva varie iniziative razzisteche elencavo – portate avanti da amministrazioni leghiste, nonché l’affermazione di Maroni secondo cui «bisogna essere cattivi». Gli chiedevo se s’impegnava a tenere quel Medioevo lontano dalle porte della Valle d’Aosta.

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Una colletta per Marchionne (rendiamo competitiva la Fiat)

«Noi italiani siamo quasi 60 milioni: è davvero impensabile che ognuno di noi cacci un euro al mese e lo metta a disposizione delle maestranze Fiat?». Questo il ragionamento partorito dal think tank «Ydea Multipla», la fondazione vicina a Sergio Marchionne, che mira a modernizzare il mercato, perseguendo l’agognato capitalismo etico di cui si è tanto discusso in questi mesi.

L’idea è semplice e brillante: un euro a testa, per dimostrare che «siamo tutti sulla stessa barca», che «facciamo parte di un unico sistema», una «Fabbrica Italia» destinata a una nuova stagione di competitività.

Grande entusiasmo è stato manifestato dallo stato maggiore dell’azienda torinese, ma commenti positivi sono venuti anche dal ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, che ha parlato di «un passo avanti verso il superamento del conflitto sociale» e anche Raffaele Bonanni, segretario nazionale Cisl, si è detto possibilista.

«Dobbiamo aiutare l’impresa per difendere il lavoro», ha dichiarato il segretario del Partito democratico, Pierluigi Bersani, mostrando di nutrire un cauto ottimismo nei confronti della proposta. «Si tratta senz’altro di un’occasione per il Paese», ha aggiunto, «ma il governo non deve abdicare alla sua funzione di controllo». Walter Veltroni ha invece rivendicato che «le collette non sono né di destra, né di sinistra».

Grande interesse, naturalmente, da parte di Confindustria, propensa a estendere il modello alle altre realtà produttive della Penisola. «Facciamo attenzione però a non cadere nel tranello dei sindacati irresponsabili», ha messo in guardia Emma Marcegaglia. Già, perché il timore è che lo stipendio dei dipendenti pubblici continui a essere erogato secondo le vecchie modalità, con un costo per lo Stato insostenibile.

«Faremo i tagli necessari», ha rassicurato in proposito il ministro dell’economia Giulio Tremonti, con una dichiarazione rilasciata a margine di una visita all’aeroporto militare di Cameri, presso Novara, dove saranno assemblate le ali dei nuovi cacciabombardieri Usa F-35, velivolo del quale il governo intende acquistare un centinaio di esemplari.

Nei prossimi giorni, la Fiat potrebbe attivare un numero di conto corrente destinato a raccogliere i fondi per i propri operai. Le coordinate bancarie saranno comunicate non appena possibile, probabilmente attraberso un sms della Presidenza del Consiglio. Continua a leggere

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Turarsi il naso così forte da volerne almeno due

Quando ci saranno le elezioni, se davvero gli anti-Silvio si coalizzeranno presentandosi tutti assieme, come vorrebbe il Pd di Bersani (cioè la corrente interna al partito al momento maggioritaria) mi farò coraggio e andrò a votare.

Come nell’antica poesia di Catullo, che promette all’amico Fabullo di donargli un profumo talmente squisito che pregherà gli dei di renderlo «tutto naso», anch’io vorrei almeno un naso in più, perché questa volta tapparne uno solo potrebbe non bastare (se schiacci troppo forte si rompe, immagino).

Malo dico in tempi non sospetti – andrò a votare. Per le seguenti ragioni:

1) Mandare a casa quello là. E lo so bene che, anche in caso di sconfitta, non tornerà a casa, ma sarà ancora in Parlamento a far danni. Però l’idea di non averlo più a Palazzo Chigi è troppo bella per non utilizzare tutti gli strumenti a disposizione.

2) Non ci sarà l’Unione. Lo ha promesso Paolo Ferrero a nome della Federazione della Sinistra: tutti insieme – a parte i mafiosi – per battere Berlusconi, ma né Rifondazione, né i Comunisti italiani sono interessati a governare insieme al Pd o, peggio(?), IdV, Udc, “finiani”, e tutta la combriccola.

Insomma: battuto Silvio (sarebbe ora di provarci seriamente), quel che rimane della sinistra istituzionale si attrezzerebbe per fare opposizione, senza inciuci in cambio di poltrone di governo con quelli che sono, a tutti gli effetti, «nemici di classe» (come il Pd, innamorato volta a volta di Marchionne – la destra interna – o di Montezemolo – la sinistra interna).

3) 5 minuti al seggio non m’impediscono di lottare. Perché il canale del voto può contribuire a rendere meno peggio la situazione, ma in un clima trasversalmente liberista e più o meno trasversalmente razzista, occorre seguire le altre vie: la controinformazione, i movimenti, le manifestazioni, la decrescita praticata dal basso, la controproposta continua a tutte le “belle” idee partorite per fare milioni devastando la società e l’ambiente.

Questo come cittadini. I partiti che ancora si identificano con la sinistra anticapitalista potrebbero aver capito che non si può essere contemporaneamente «di lotta e di governo». Se avranno la coerenza necessaria per dimostrarlo, magari cresceranno. La dichiarazione di Ferrero di non essere interessato a governare con chi la pensa al contrario di lui, di per sé, è un’ottima notizia.

Leggi sul manifesto l’intervista a Paolo Ferrero. Continua a leggere

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Chi ha bisogno della Regione Salento?

Siamo tornati in Valle d’Aosta e il cielo della Regione Autonoma ha riaccolto i suoi figli con lacrime di commozione  (piove, insomma, il che, dopo il sole della Puglia, non è proprio il massimo della vita).

Il ritorno all’ovile segnerà la ripresa da parte del blog di alcuni temi inerenti la vita locale (al solito, attivismo, politica e società), anche perché leggo di inquietanti incendi d’auto, dietro i quali ci sarebbe la mano della ‘ndrangheta, sempre più decisa a respirare l’aria buona di montagna, fidando forse del fatto che della regione più piccola d’Italia, nel resto del Paese, si parla solo quando muore uno sciatore sotto una valanga o viene il papa in vacanza.

Per il momento, però, vorrei trattare una questione che sta infervorando i territori che mi hanno ospitato nelle scorse settimane, le tre province più meridionali della Puglia (Brindisi, Lecce e Taranto), nelle quali si parla sempre più spesso di costituire una nuova «Regione Salento», da contrapporre al «bari-centrismo» delle attuali istituzioni regionali, vale a dire – secondo le accuse – la tendenza di chi governa la Puglia a privilegiare la provincia di Bari su tutte le altre.

Per fondate o meno che siano certe imputazioni, l’idea di “staccare” il Salento dal resto della regione proprio non mi convince.

Si tratta, innanzitutto, di un’operazione politica, se è vero che i più interessati alla nuova regione sono gli avversari di Vendola (e tengo a specificare che non sono mai stato un ammiratore acritico ed entusiasta del governatore pugliese).

Si tratta, in secondo luogo, di un’operazione incentrata su pulsioni identitarieun costruire identità capaci di opporre un «noi» a un «loro» e dunque nate per dividere invece di unire.

Il Salento, a differenza della cosiddetta Padania, esiste: è un’area culturale e linguistica piuttosto omogenea, che ha la sua punta settentrionale a Ostuni (Brindisi) e quella meridionale nel Capo, a Santa Maria di Leuca (Lecce).  Dal punto di vista linguistico, Taranto non fa invece parte dell’area (il che la dice già lunga sull’onestà intellettuale dei promotori della nuova regione).

Sentire di appartenere al Salento significa avere coscienza delle proprie origini. Pensare d’isolarsi dagli altri nel nome di tale appartenenza significa ghettizzare se stessi per escludere il “diverso”. Significa cadere nel localismo identitario. Continua a leggere

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La gru e la carriola

La gru e la carriola dovrebbero essere promossi a simbolo di questo sfortunato Paese. Potremmo aggiungerli alla bandiera italiana, forse lasciata bianca apposta tra il verde e il rosso.

La gru simboleggia i lavori, eternamente in corso, nei nostri quartieri e sulle nostre strade. La gru rappresenta il potere delle lobby del cemento, gli abusi edilizi, i piani-cas(s)a cari al peggior governo degli ultimi 150 anni (e certo anche a qualcuno dei precedenti). La gru svetta sui cantieri delle grandi opere, 9 volte su 10 inutili e impattanti.

La carriola lavora più in basso, resta «con la ruota per terra», porta materiale da costruzione per un Paese che bisognerebbe rifare, ristrutturandone gli edifici (risparmio energetico) come la coscienza civile; la carriola è simbolo di ricostruzione dal basso, come all’Aquila, dimenticata dallo Stato.

Questo Paese si trova, una volta di più e più di altre volte, prossimo allo “scontro finale” tra i custodi di quell’insieme di diritti conquistato con grande fatica contro gli orrori del fascismo e della seconda guerra mondiale – diritti scritti nella Costituzione, nello Statuto dei lavoratori, in tante leggi dello Stato – e coloro i quali vorrebbero mettere tutto in discussione nel nome del profitto, della «flessibilità» lavorativa, della deregolamentazione.

Alle pretese di un esecutivo che vacilla a causa di una maggioranza parlamentare non più sicura, ma che ritiene di dover andare avanti comunque sulla strada del presidenzialismo e della riforma della giustizia, e che fonda il diritto al governo su un’«unzione» dell’eletto attraverso il «rito» elettorale interpretato come lasciapassare per qualunque cosa, anche contro le leggi dello Stato, Carta costituzionale compresa, a tutto questo si sommano i diktat del «padronato», la cui punta più estrema è incarnata oggi dalla Fiat di Marchionne.

Tre operai sono stati licenziati «ingiustamente». Preso atto dell’infondatezza del licenziamento, una sentenza del giuduce del lavoro ne ha preteso il reintegro. Fiat ha in parte, bontà sua, “accettato” la sentenza (ai tre operai sarà corrisposto lo stipendio) e in parte no, perché ne ha impedito il ritorno alle proprie mansioni.

Fiat si permette oggi di decidere se e come ottemperare alla sentenza di un tribunale dello Stato.

Qualcun altro, in virtù della posizione che occupa, si permette di decidere se e quando presentarsi alle udienze dei processi che lo coinvolgono e cerca di riformare la giustizia italiana nonostante i molti procedimenti che gli pendono sul capo.

Il Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, ha risposto pubblicamente alla lettera inviatagli dai 3 lavoratori di Melfi, ricordando… l’esistenza(!) della Costituzione e dei diritti e il ruolo che la Carta assegna al lavoro come mezzo di promozione umana e sociale («Comprendo molto bene come consideriate lesivo della vostra dignità percepire la retribuzione senza lavorare»).

La Fiat che decide come ottemperare a una sentenza è un po’ come l’automobilista multato per eccesso di velocità che “decidesse” di pagare il dovuto, ma “rifiutasse” di perdere i punti della patente. Però Marchionne non sembra impensierito, né dalle sentenze né dalle parole del Capo dello Stato, perché può sempre minacciare di spostare la produzione fuori dall’Italia, accelerando il processo di delocalizzazione già in atto.

Siamo all’intimidazione, dunque, utilizzata come arma contro il diritto. Berlusconi minaccia chi vuole strappargli lo scranno conquistato attraverso il voto (e quindi irrevocabile, benché la Costituzione di quella che è – e per il momento rimane – una repubblica parlamentare preveda ben altro); Marchionne minaccia di licenziamento e di esclusione chi non accetta di rinunciare ai propri diritti in cambio di lavoro. Continua a leggere

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Clandestino Day

Il ministro dell’interno italiano ha promesso più rigore contro i rom e ha detto di voler chiedere una deroga all’Unione europea, per poter espellere – oltre i patri confini – anche quei nomadi che hanno la cittadinanza europea.

Si tratta, mi pare, di una scelta di campo, perciò dobbiamo tutt@ scegliere con urgenza dove ci collochiamo, se dalla parte dell’umanità o del razzismo.

Da quella dei diritti o della persecuzione.

Dell’integrazione o dello sfruttamento.

Dell’incontro/scambio culturale o della (perdente) caccia all’uomo.

Della legalità o dell’interesse mafioso.

Qualche tempo fa, un tizio basso e coi capelli “rifatti” ha detto che non avrebbe permesso all’Italia di diventare un Paese multiculturale. L’Italia è multiculturale da sempre. Abbiamo anche i maroni.

Qualche tempo fa, una ministra con gli occhiali colorati ha detto che in classe gli «stranieri» non dovranno superare una certa percentuale.

Poi non importa se le classi avranno più di 30 alunni. Basta che siano paesani…

Il settimanale «Carta», da sempre attento ai temi dell’immigrazione e dell’integrazione, promuove per il 24 settembre il «Clandestino Day». Iniziative sono previste in tutta Italia in solidarietà nei confronti dei migranti. Diamoci da fare!

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Appello di Massa Carrara Antirazzista

Pubblico l’appello di Massa Carrara Antirazzista contro tutti i razzismi e per della contro-manifestazione che si svolgerà questo venerdì, 27 agosto, a Marina di Massa, come mobilitazione di tutt@ le/gli antirazzist@ e antifascist@ per contestare la manifestazione nazionale contro l’immigrazione organizzata dal partito La Destra.

Contro tutti i razzismi. Un appello

di Massa Carrara Antirazzista
Il partito La Destra ha indetto una manifestazione nazionale contro l’immigrazione a Marina di Massa (Piazza Betti venerdì 27 agosto alle ore 21) con la parola d’ordine «basta immigrazione, riprendiamoci la nostra città». Con questa provocazione La Destra cerca, tra l’altro, di soffiare sul fuoco del razzismo e della xenofobia sobillando italiani contro immigrati, incitando all’odio razziale, alimentando una guerra tra poveri.

I «nipotini» dei responsabili delle stragi nazi-fasciste avvenute sul nostro territorio da Forno a Sant’Anna (per ricordarne solo alcune avvenute in Toscana) oggi sotto il nome La Destra (come il consigliere Benedetti) vogliono riprendersi la nostra città. Le loro posizioni attuali sono perfettamente allineate a quelle di chi in questo paese votò nel ’38 le Leggi Razziali. Loro sono i degni eredi e continuatori.

Contro una tale provocazione e il tentativo di seminare l’odio nella provincia di Massa Carrara, una serie di realtà sociali, politiche, sindacali, di movimento e singoli hanno assunto l’impegno a mobilitarsi con ogni mezzo perché il 27 agosto La Destra non possa tenere la sua manifestazione. Inaccettabile è il gioco di questi «politici di professione» che s’impegnano a sviluppare le loro carriere politiche ed elettorali speculando sulla pelle dei lavoratori immigrati.

Denunciamo con forza il tentativo di realizzare un raduno del genere che vorrebbe negare ai lavoratori immigrati ogni diritto fondamentale. In conseguenza, abbiamo deciso di organizzare una contromanifestazione per lo stesso giorno del 27 di agosto a Marina di Massa sotto la bandiera «Massa Carrara Antirazzista».

Il nostro è un appello alla mobilitazione rivolto a quelli che credono ancora che la provincia di Massa Carrara, Medaglia d’oro della Resistenza antifascista, non scivolerà mai verso il terreno dell’intolleranza, del razzismo e della xenofobia, ma saprà anche questa volta mostrare il suo volto solidale.

Di più. Far parlare a Massa, durante la loro manifestazione, un fascista come Adriano Tilgher, protagonista bombarolo degli anni ’70 che ha sempre seminato odio e sangue, va al di là della semplice provocazione. Continua a leggere

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