Rinviato al 20 maggio!
22 giorni di bombardamenti, più di 1300 morti e, soprattutto, un assedio che non è mai finito non sono una ragione sufficiente per tener viva l’attenzione dei media occidentali (e italiani in particolare) su quella sfortunata striscia di terra chiamata Gaza, che ora, dopo il «piombo fuso», cerca di ricominciare a vivere (poco o nulla aiutata, va detto, dal consesso delle nazioni o dai risultati delle elezioni in Israele).
Del resto, per tutti e 22 i giorni dei bombardamenti, la voce di chi chiedeva la fine del massacro è andata confondendosi con quella che attribuiva ogni responsabilità ai palestinesi, come se pochi razzi artigianali potessero reggere il confronto con uno degli eserciti più forti del mondo. Ma a Gaza non c’è stata guerra nel senso classico del termine, perché uno solo era l’esercito in campo: IDF, le Forze di “difesa” israeliane.
Mercoledì 20 maggio alle ore 21.30, presso l’espace populaire di Aosta, ricorderemo la tragedia di Gaza ascoltando la voce del pacifista italiano Vittorio Arrigoni, testimone dei bombardamenti, che sarà con noi in collegamento telefonico dalla Striscia. E leggeremo insieme alcuni brani del suo libro «Restiamo Umani» (che sarà possibile acquistare nel corso della serata), testimonianza diretta dei bombardamenti e dei loro effetti (tutt’altro che collaterali) sugli abitanti di una delle aree più densamente popolate del mondo. Tutti i proventi dell’autore serviranno ad aiutare la popolazione civile della Striscia, mentre chi lo desidera potrà partecipare a una colletta per sostenere le attività dell’International Solidarity Movement, del quale Arrigoni fa parte, e in primo luogo la permanenza a Gaza degli attivisti internazionali.
Il reading sarà accompagnato dal pianoforte di Beppe Barbera. Chiunque voglia proporsi come lettore può farlo telefonando a Mario (333 2131617).
L’espace populaire è un circolo Arci. Per entrare occorre la tessera, che costa 12 euro, vale fino al 31 dicembre e permette di entrare in tutti i circoli Arci d’Italia. Sono accettate anche le tessere Uisp, ArciGay e Legambiente.
“a Gaza non c’è stata guerra nel senso classico del termine, perché uno solo era l’esercito in campo: IDF, le Forze di “difesa” israeliane”: vero, un esercito regolare si è scontrato con miliziani travestiti da civili, che lanciavano razzi da zone abitate facendosi scudo della popolazione civile (spesso bamini). Non ci credi? Ecco un breve filmato: http://www.youtube.com/watch?v=BkjCe6LV9Zg
“come se pochi razzi artigianali potessero reggere il confronto con uno degli eserciti più forti del mondo”: i Qassam uccidono. Non spesso, forse, ma lo fanno. Comunque, a parte la cifra esatta delle vittime, il punto principale è l’effetto terroristico: da otto anni una porzione sempre più importante della popolazione israeliana (oggi, un cittadino ogni dieci) è costretta a vivere sotto la perenne minaccia incombente e del tutto arbitraria di razzi che piovono dal cielo sui centri abitati (comprese scuole, fabbriche, giardini d’infanzia) senza nessuna logica né preavviso. Il danno in termini psicologici, sociali, economici e – perché no? – politici è incommensurabile. Per parafrasare Barak Obama, chi mai in tutto l’occidente accetterebbe che la propria famiglia fosse costretta a vivere sotto la costante minaccia di attacchi di questo tipo, regolarmente buttata giù dal letto dalle sirene nel pieno della notte? Chi mai, in tutto l’occidente, accetterebbe di sentirsi dire che una tale situazione non è poi così grave visto che i Qassam “non uccidono” spesso? Ecco un breve filmato tratto da un reportage Rai su cosa fanno i “razzi artigianali”: http://www.youtube.com/watch?v=095jIVMJ4QE
Andrea, di tutte queste cose avevamo già parlato. I video possono essere veri o contraffatti (e la propaganda israeliana ha molti più mezzi economici, questo me lo concederai, di quella di Hamas), ma non dimostrano in nessun modo che a Gaza abbiano operato due eserciti. Quante tonnellate di bombe sono necessarie, per te, per “sminuire” la potenza bellica del nemico? L’esercito israeliano ha comodamente bombardato dal cielo, oppure è intervenuto via terra con mezzi ultramoderni, inattaccabili dai kalashnikov… Com’è che in campo ci sarebbero stati due eserciti? Se poi il tuo scopo è dimostrare che Hamas non rappresenta «i buoni», per carità: sono d’accordo e anche Arrigoni lo è, dal momento che nel suo libro ha sempre condannato il fatto che siano state fatte vittime civili israeliane (ancorché poche: 3-4 contro 1400, anche se non è una gara a chi soffre di più). Hamas non è il mio modello di riferimento. L’ex governo di Israele, il suo esercito, il nuovo governo sono – per me – decisamente peggiori di Hamas, in quanto a crimini di guerra, si sono macchiati (e intendono macchiarsi) di veri e propri crimini contro l’umanità.
Per quanto riguarda poi «la costante minaccia» costituita dai razzi Qassam, non la negherò. Salvo precisare che vorrei sapere quante sono le terre davvero israeliane minacciate (consideri i confini di fatto o quelli previsti dall’Onu?). Ma qui è solo un dubbio, non ho controllato. A parte questo, vivere da anni sotto un embargo che non permette neppure di far venire cibo e medicine, esposti a ripetuti attacchi e «omicidi mirati» da parte di Israele, sarebbe meno grave? Sarebbe una «minaccia» meno «costante»? Perché «l’unica democrazia del Medioriente», come pomposamente Israele si autodefinisce, punisce una popolazione di più di un milione di abitanti (contando la sola Gaza, bisognerebbe parlare anche della Cisgiordania) per le colpe, anche vere, per carità, di alcuni? Il problema non è se i razzi sono «artigianali» o meno, ma quali sono le ragioni che portano al loro lancio. Hamas non è un’organizzazione umanitaria, ma Gaza è disperata davvero, A CAUSA di Israele.