Benedetto sia il cellulare: l’immagine è venuta abbastanza bene da far capire di che si tratta, abbastanza sfocata da non dover mettere quegli improponibili puntini sopra la faccia dei minori.
Già, perché a salire sui «Lince», oggi, 7 novembre, in piazza Chanoux ad Aosta, per celebrare l’«Unità nazionale», erano soprattutto bambini. Il papà che aiuta la bambina a salire sul blindato, sotto l’occhio fraterno (“grande-fraterno”, se si capisce che cosa intendo), dei militari in divisa, col loro bel mitra a tracolla; il ragazzino che si gode il suo scenario da Playstation (soldatini, si sarebbe detto una volta, ma il messaggio alla fine non è cambiato).
Tante domande, ma poco tempo per scrivere:
1) Che cosa c’entra l’esercito, che cosa c’entrano le armi, con le celebrazioni per l’Unità d’Italia? O è l’ammissione di un fallimento (l’Italia fu fatta con le armi, è vero, e forse 150 anni dopo ancora non siamo riusciti a trovare un collante diverso per questo martoriato Paese), oppure si tratta di una grande mistificazione. O propaganda (dimentico sempre che siamo un Paese in guerra).
2) Che cosa c’entrano i bambini con i soldati, i blindati, le armi?
3) Se lo Stato ha il diritto di far pubblicità ai mezzi militari in piena città, area civile per eccellenza, se ha il diritto di schierare mezzi muniti di armi (saranno anche state scariche, per carità, ma il punto davvero non è la “sicurezza”), avrei avuto il diritto io, magari senza avvisare la questura, di andare sul posto con uno striscione, o magari una semplice maglietta recante la scritta: «Basta bugie: le armi sertvono a uccidere»?
Stride, dietro il blindato, appesa al balcone del municipio, la foto di Sakineh, la donna iraniana condannata a morte. Ancora una volta chi difende la vita di una persona in attesa dell’esecuzione fa una scelta selettiva, perché non ritiene di dover difendere la vita di tutte le persone.
Stride anche, a livello del tutto personale, il fatto che l’edificio dietro il blindato (la parte più a sinistra nella foto) ospiti proprio la saletta all’interno della quale abbiamo organizzato la serata antimilitarista del 4 novembre, appena 3 giorni fa. Nel corso del dibattito, c’era stato l’invito a contrastare l’«appropriazione degli spazi urbani, civili, da parte dell’esercito». Ecco una necessità sempre più urgente, perché i blindati «Lince» pronti a partire per l’Afghanistan rischiano di diventare un elemento tipico del paesaggio cittadino, al posto di quel parco pubblico che non si decideranno mai a costruire.
L’invito è dunque a recuperare quello slancio antimilitarista e per la pace che aveva attraversato tutta l’Italia all’indomani dell’entrata in guerra in Iraq.
Scambiamoci le idee.
PS: Molti i bambini ai quali era stata distribuita la bandierina tricolore, perché nazionalismo e guerra marciano sempre a braccetto.
PPS: Potete, se volete, leggere la mia vecchia lettera aperta contro i blindati in strada, oppure firmare questa petizione online, che chiede – polemicamente – di dire pane al pane e cambiare la denominazione del ministero della difesa in «Ministero della Guerra».
Almeno si capirà di che cosa stiamo parlando.
Oggi, 7 novembre, ho portato il mio nipotino alla stazione a guardare i treni. Uscendo ha visto il pulman che aspettava fermo alla fermata di piazza Manzetti e che è la sua passione. L’autista l’ha fatto salire e l’ha messo al posto di guida. E io ho fatto una foto col cellulare.
Insomma ci sono tanti modi di passare la domenica in città e tanti mezzi su cui far salire i bambini…
Ehi, anch’io ho portato Emma alla stazione a guardare i treni!