Ma chissene_frega dell’unità d’Italia [da Femminismo a Sud]

Ho preso le riflessioni che seguono (secondo me condivisibilissime) dal blog Femminismo a Sud.

L’Italia c’è e non ha senso dividere l’esistente, però davvero non riesco ad apprezzare, da un lato, tutta la retorica nazionalista per i 150 anni (ma l’umanità deve per forza continuare a dividersi in Stati, ad arroccarsi in entità aggregative separate, da porre magari l’una contro l’altra?), mentre mi disgusta l’immondizia leghista, quella di chi da anni governa lo Stato, salvo poi inventarsi un’identità nazionale posticcia (la Padania) per giustificare la pochezza dei propri risultati.

Certodicono loro – se non ci fosse il sud a rallentare il resto del Paese…

Ma se da 150 anni siedono al governo proprio signori del nord, oppure signori in combutta con i poteri forti settentrionali, anche le poche volte che a palazzo Chigi è finito un meridionale!

Ma chissene_frega dell’unità d’Italia
dal blog Femminismo a Sud

[brigantesse del sud]

Sono siciliana. Una donna del sud. Non ho pregiudizi. Non sono secessionista, mi sembra una cosa anacronistica perchè i confini di uno stato sono già troppo in questo tempo in cui il mondo dovrebbe essere senza confini, ho comunque la brutta abitudine di studiare, documentarmi, leggere ogni cosa su ogni argomento che mi piace approfondire.

Volevo saperne di più sull’unità d’italia e dopo aver letto tanto, ricostruzioni storiche, documenti, materiale d’archivio e di biblioteca, mi sono resa conto che era tutto così come mi è stato tramandato dai racconti di nonne, anziani, persone che hanno sempre combattuto il revisionismo con la trasmissione della memoria.

Di tutte le colonizzazioni che il meridione ha subito, quella realizzata da garibaldi e la banda di delinquenti che si portava dietro, fu quella che ancora si ricorda con più rabbia. Perché la mistificazione storica fu enorme e perché nessuno concedette alle vittime di quella violenza nessun genere di riscatto.

Perfino negli anni delle due guerre, quando i meridionali venivano usati come carne da macello per le campagne imperialiste del governo fascista, o quando venivano arrestati, tanti uomini e moltissime donne che difendevano mariti e figli dalla diserzione, perché resistevano al regime, perfino in quegli anni ai meridionali fu concessa in qualche modo il riconoscimento di una resistenza giusta. Sebbene questa fu subito “punita” con la ennesima colonizzazione americana che ha usato tanta parte del sud italia, la sicilia più di tutti, come fosse una enorme base militare per i suoi giochetti di guerra.

Ma degli anni in cui le donne e gli uomini del sud furono massacrati, derubati e impoveriti in nome di una colonizzazione  per “l’unità d’italia”, tutti si ricordano come un periodo nerissimo.

L’annessione del sud al nord dell’italia costò la vita di tanti uomini e donne. La vita delle generazioni successive non andò meglio.

Il meridione era il luogo da cui prendere manodopera a basso costo per le industrie del nord.

Il meridione era il luogo da cui prendere soldati pagati una miseria che venivano mandati al fronte al comando di presuntuosi capitani che parlavano soprattutto dialetti del nord. Tanti meridionali sono morti perché erano analfabeti e non capivano l’italiano, la lingua “nazionale”, figuriamoci se capivano gli ordini di lombardi o piemontesi.

Intere generazioni perse nei ghiacci della russia nella seconda guerra mondiale e poi in africa in chissà quale deserto.

Il meridione era il luogo da cui prendere voti per portare in parlamento gente che rappresentava poteri di un certo tipo. Soprattutto quello delle banche e delle grandi industrie. Voti che venivano barattati sulla pelle della povera gente con altri micro poteri, di feudatari, baroni e criminali, che sono stati armati, foraggiati, legittimati e accresciuti perché faceva comodo che nel meridione ci fosse una mafia che teneva al guinzaglio la gente e gli facesse fare quello che volevano loro.

Il meridione era il luogo in cui venire a far finta di costruire imprese con la promessa di posti di lavoro mentre gli imprenditori del nord prendevano i contributi della cassa per il mezzogiorno e poi lasciavano le opere incompiute dopo essersi fregati i soldi e le speranze della gente. Così hanno sottratto ai meridionali chilometri di costa, aree boschive, tanti luoghi naturali che potevano essere utilizzati per un turismo che non si è mai sviluppato come avrebbe dovuto.

Il meridione era il luogo in cui venire a scaricare l’inquinamento del nord. Le discariche di sostanze inquinanti venivano decise con le mafie locali. Sempre quelle che avevano il compito di tenere a bada la gente del luogo per fare un favore ai ricconi del nord.

Quello che a sud chiedevano in cambio era abbastanza semplice: leggi blande e condizioni di privilegio per gli arrestati delle mafie. Arrestati che c’erano quando le mafie alzavano la testa e diventavano non più un potere al servizio di altri poteri ma un potere che lottava alla pari contro altri poteri.

Anche quello che vediamo oggi in fondo è una baruffa tra chi vince e chi perde mentre la gente ne fa le spese.

Il meridione era il luogo in cui servizi segreti americani, neofascisti e mafia si esercitavano a pianificare le stragi per restaurare il fascismo e programmare uno dei tanti piani di rinascita autoritaria.

Il meridione è il luogo in cui le bambine come me venivano educate a imparare una lingua diversa, chiuse in un recinto linguistico autarchico, dentro scuole fasciste, con il crocifisso tatuato sulla fronte, affinchè non dimenticassimo mai che oltre a ad essere infaticabili sostenitrici dell’italia unita bisognava anche sfornare figli uno dietro l’altro per dare braccia alle fabbriche e soldati agli eserciti. Una scuola dove ci veniva impedito di parlare altre lingue per stare a contatto con un mondo che era alle porte eppure così lontano.

Leggevamo libri scritti da persone che abitavano in città lontane dalle nostre. Guardavamo figure che non rappresentavano quasi mai la nostra realtà. Tutto ci diceva che i meridionali erano incivili, brutti, sporchi, cattivi, bassi, pelosi, un po’ africani e quindi lontani dall’ideale estetico nazista e razzista dell’italia risorgimentale e del ventennio.

Quando è arrivata la televisione tutto quello che potevamo vederci dentro era la dimensione provinciale di salotti che si frequentavano a roma, a milano. E ancora oggi è così. Il tg nazionale parla per la maggior parte di cose romane e milanesi. Roma caput mundi. Milano ombelico del mondo.

E per finire, tanto per dirvi quanto siamo felici di celebrare l’unità d’italia, dobbiamo sentirci dire giusto da quelli che ci hanno colonizzato, che siamo un peso, che il federalismo ci “responsabilizzerà”, che dobbiamo imparare a fare da soli, che dobbiamo imparare ad essere civili e bla bla bla.

No. Davvero non sono secessionista perché la mia dimensione è il mondo intero, la mia patria è il mondo intero e l’italia, unita o disunita, mi sta stretta.

Sono siciliana, una donna del sud, sono stanca delle colonizzazioni fisiche e culturali. Sono stanca delle mille forme di inquisizione, cattolica, settentrionale, militare, arrivate puntualmente a dettarmi le regole dell’esistenza. Sono stanca di questa prigione provinciale di beghe dell’italietta, una nazioncina piccola e barbara, fatta di bella gente che resta schiacciata da brutta gente che non ci lascerà respirare a meno che non impariamo a costruire l’ossigeno per nostro conto.

Non mi interessa niente dell’italia unita, della retorica della nazione, del patriottismo. Voglio vedere come è fatto il mondo. Perché il mondo ha mille lingue e mille culture e qui siamo stretti tra gente mediocre e senza speranza che ci chiude ogni possibilità di conoscenza e ogni prospettiva di futuro.

Io rivendico la mia diversità. Rivendico la mia differenza. Rivendico la libertà di poter sputare su hegel, su garibaldi, sull’unità d’italia, su una lingua che io parlo meglio di un ignorante leghista padano.

Rivendico tutto questo e le celebrazioni per i 150 anni di sfruttamento del sud le preferisco fatte all’insegna di questo ricordo.

Dimenticavo: il meridione è quello che ha sfornato insegnanti e laureati che hanno popolato le scuole del nord, quelle stesse scuole che ora i leghisti vogliono blindare nelle graduatorie agli insegnanti locali. Perché quelli del meridione sono troppo progressisti, troppo poco medioevali. Ma tant’è…

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