Passi

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Una poesia nuova, dal titolo provvisorio, con qualche cambiamento ancora possibile. L’ho presentata allo ZEI – Spazio Sociale di Lecce domenica 30 ottobre, durante lo spettacolo «SPOKEN!» di e con Massimo Pasca e Emanuele Flandoli. Spettacolo che cito principalmente perché mi è piaciuto e perché credo che circoli e locali un poco intelligenti non dovrebbero lasciarselo scappare.

Passi

Mentre seguivo, timoroso, i binari del treno invasi dalle erbacce, puntando dritto verso il rosso, che preparava a questa notte il cielo, venni sorpreso dalla dura

masticazione degli organi interni del mio corpo
da parte di timori radicati,
inveterati e conficcati nella carne viva,
in ogni fibra intima nascosta,
ma non nascosta bene al mio sentire.

Muovevo i passi avanti con cautela, e quell’angoscia d’essere mortale celava agli occhi miei questa banale verità, che in fondo non appartiene al mondo la causa degli affanni, a questo mondo esploso, in guerra con il mondo:

è dentro.

dentro, la causa.

dentro, la causa vera

di questa irrequietezza che mi torce lo stomaco.

Dentro, e poi indietro, fino agli anni verdi dell’infanzia,
quando significava molto quel tuo foglio bianco
per compito riempito con la strada che si perde
all’infinito (le linee convergono in un punto
lontano, all’orizzonte) e intanto è sera e il sole cala
e hai disegnato anche le case – tutti palazzi di periferia –
e con i trasferelli hai dato vita alle persone.

Dentro, l’angoscia; perché – tu ti dicevi – avresti fatto tutto, cambiato il mondo al tuo passaggio, e i sogni, che tenevi nel corsetto, han fatto posto – tardi o presto – al resto, e ti sei perso nelle ipocrisie del testo.

***

Così ritorno a questi miei binari abbandonati;
proseguo verso il sole che si abbassa all’orizzonte,
finché, nel muovere dei passi, avverto il corpo vivo.

[Mario Badino]

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