Costi e benefici

metropoli
Ogni decisione presa da chi ha il ruolo e il potere necessario dovrebbe essere il risultato di un esame attento tra costi e benefici.

Che a fare le grandi opere qualcuno ci guadagni è – credo – innegabile. Ma spesso il guadagno di pochi va contro all’interesse di molti.

In Valle d’Aosta si incanalano i torrenti e i ruscelli, si installano nuove centrali per produrre energia idroelettrica. A chi i benefici? A chi la vende – per il 70% all’esterno della Valle, vale a dire della zona di produzione.

A chi i costi?

Dal punto di vista umano, dal punto di vista naturalistico, dal punto di vista turistico, dal punto di vista agricolo e anche geologico, le nuove opere sono un problema per chi abita o si trova nel territorio interessato, un vantaggio per aziende private la cui sede può essere collocata da tutt’altra parte.

L’agricoltura tradizionale è morta. In Puglia – non solo in Puglia, ma in questi giorni mi trovo qui – i contadini vendono o affittano il proprio terreno a chi ha le risorse necessarie per installare veri e propri parchi fotovoltaici, distese di pannelli con i piloni in cemento che entrano nel terreno e lo trasformano da agricolo – e quindi grosso modo naturale – in costruito, industriale. Le chiamano energie pulite, ma le strutture utilizzate per produrle sono altamente impattanti.

A essere sbagliata è l’idea di fondo: ogni edificio già costruito dovrebbe avere il suo pannello, la sua piccola pala eolica, essere ristrutturato in base criteri di risparmio energetico. Noi, invece, replichiamo, con il solare, con l’eolico, gli errori commessi con le altre fonti energetiche: enormi strutture che producono tantissimo per l’interesse di chi deve vendere (quello che decide poi tutto, dai prezzi alle modalità di distribuzione), anziché innovazioni tecnologiche distribuite sul territorio, a vantaggio di ciascuno.

Si parla. Di Kate che entra in travaglio (telefonate all’ospedale della vostra città e vi diranno che in questo stesso momento tantissime altre donne si preparano a partorire, senza giornalisti in attesa fuori della sala parto), di qualche altra sciocchezza che porti a non riflettere sull’impresentabile governo Berlusconi cui Letta si intestardisce a fare da prestanome, si evita il confronto sui temi rilevanti.

L’aggressione sempre più spinta al territorio da parte delle industrie, delle aziende, del cemento e degli inquinanti. Il numero crescente delle patologie tumorali. Come mangiamo e cosa respiriamo. Tutte le volte che le cause di morte derivano dal palese non rispetto di una legge e tutte le volte che a mancare è proprio la legge necessaria. I ghiacci che al Polo non ci sonon quasi più mentre ancora c’è chi minimizza gli effetti del riscaldamento globale perché «piove troppo, non sembra neanche estate».

Barricate!
La Peste Nera
La religione del mercato

>>> Nell’immagine l’antica città achea di Kamelia. O così credo.

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