L’aria che respiriamo non è balsamica

aosta

Per chi mi volesse meno polemico, segnalo una volta di più l’indirizzo http://ziapoe.noblogs.org/, dove potete trovare le mie poesie, commentarle e vedere che se insegno italiano in fondo è anche perché quella roba mi piace, continuo a contare le sillabe dei versi e mi commuovo davanti alle tonalità che la luce assume nel corso della giornata.

Se poi credete che l’impegno civile sia necessario in una società che uccide nel nome del profitto e che non guarda in faccia a nessuno, neppure ai propri membri, quelli più indifesi, i bambini, continuate a leggere queste pagine.

Abito ad Aosta, graziosa città d’arte incastonata sul fondo di una valle lunga e stretta, nel cielo della quale ristagnano i fumi delle auto, dei camini e delle ciminiere. Quelle della Cogne Acciai Speciali (CAS), ormai inglobata nella città, rumori e inquinamento compresi.

Dell’ILVA di Taranto finalmente si parla, si dice di una terra avvelenata, si comincia a rifiutare l’alternativa tra salute e lavoro. Quanto accade ad Aosta, invece, è spesso sconosciuto al resto d’Italia, talvolta ai cittadini stessi, che invece di pretendere chiarezza pensano che un’acciaieria in piena città non abbia conseguenze in fatto di tumori, che la pista ciclabile e pedonale che attraversa l’area industriale sia un ottimo posto per andare a correre, che l’aria di montagna sia per forza balsamica.

I dati recentemente diffusi dall’Arpa Valle d’Aosta raccontano un’altra storia. Come rilevato nel comunicato di Legambiente che pubblico di seguito. Tornerò più volte sull’argomento. Si tratta dell’aria che respiro e che faccio respirare ai miei figli.

Cogne Acciai Speciali: I primi dati ARPA del 2012 confermano un trend in forte crescita nelle emissioni di metalli pesanti

Sono stati pubblicati qualche giorno fa, sul sito dell’A.R.P.A. VdA, i dati inerenti la concentrazione di metalli pesanti nelle polveri PM10 relativi alla centralina di rilevamento di via 1° Maggio nell’anno 2012.

Il Circolo Legambiente Valle d’Aosta aveva da tempo sollecitato questi dati, dopo avere richiesto e reso pubblici quelli degli anni precedenti, che indicavano un marcato aumento della presenza dei metalli pesanti nella città, sia nell’aria ambiente che nel terreno (deposizioni atmosferiche).

Ebbene, i dati appena resi pubblici del 2012, ottenuti con un nuovo e maggiormente accurato sistema di rilevamento, confermano le nostre preoccupazioni: non siamo in presenza di un semplice aumento dei valori, ma in molti casi di un raddoppio o più.

In particolare:

lo Zinco passa da 197 Ng/m3 del 2011 ai 233 nel 2012;
il Ferro schizza da 436 Ng/m3 nel 2011 a 1310Ng/m3 nel 2012, triplicando il valore;
il Nickel, il cui valore obiettivo per legge è pari a 20Ng/m3, raddoppia, passando da 28 a 54 Ng/m3 (si tratta di un metallo classificato come cancerogeno di classe 1 dall’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro).
In forte aumento anche il Cromo (da 86 Ng/m3 nel 2011 a 267 nel 2012: anche qui una triplicazione del valore misurato) e il Manganese (da 84 a 122 Ng/m3).

Questi dati, riferiti, lo ricordiamo, alla sola centralina di via 1° Maggio, testimoniano quale sia l’impatto sulla qualità dell’aria delle emissioni convogliate (ossia provenienti dai camini) della CAS, come scrive ARPA VDA in uno studio pubblicato in gennaio, nel quale veniva anche proposto uno schema di dispersione degli inquinanti provenienti dall’acciaieria. In base ad esso, valori non molto differenti da quelli registrati in via 1° Maggio sono attribuibili all’area di Corso Lancieri, densamente abitata.

Soltanto la pubblicazione dei dati relativi alla centralina di piazza Plouves, nella quale ARPA ha avviato una campagna di monitoraggio sui metalli pesanti per il 2013, e di quelli relativi alla presenza di essi nelle deposizioni atmosferiche forniranno un quadro completo della situazione, ma già da ora possiamo affermare che il quadro ci preoccupa.

La nuova AIA, infatti, prevede un abbassamento dei limiti delle emissioni consentite alla CAS soltanto dopo la fine degli interventi previsti per l’abbattimento di esse, ossia nel 2015.

Il che significa che per altri due anni dobbiamo aspettarci valori simili, e, per quando riguarda le deposizioni atmosferiche, in crescita. I metalli pesanti, infatti, si accumulano nel terreno attraverso la ricaduta al suolo provocata dalle piogge, e hanno un tempo di decadimento molto lungo. Inoltre, la loro presenza nel suolo della città è provocata, sempre secondo lo studio ARPA di gennaio, dalle emissioni diffuse, che, non provenendo dai camini, non sono filtrate.

«Una situazione complessivamente preoccupante – dice la presidente del Circolo, Alessandra Piccioni – Le emissioni diffuse costituiscono un problema, ma i dati appena resi pubblici ci fanno capire che anche i fumi provenienti dai camini, con questi livelli di emissione consentiti, non garantiscono una buona qualità dell’aria. A questo punto – conclude Piccioni – crediamo che gli interventi di abbattimento degli inquinanti e contenimento delle emissioni diffuse, contenuti nel crono programma previsto nell’AIA, andrebbero effettuati con maggiore celerità. Ci rendiamo conto che questa è una richiesta pesante, ma dalla salubrità dell’aria dipende la salute dei cittadini, e da questa relazione non si può prescindere».

In merito al monitoraggio che il Circolo sta svolgendo sull’applicazione del crono programma dell’AIA, informiamo infine che abbiamo ricevuto dalla Regione una lettera in cui si afferma che lo studio per il monitoraggio delle acque del canale Paravera, che la CAS doveva produrre entro il 28 gennaio, è stato regolarmente presentato. Non abbiamo invece ancora ricevuto risposta dalla CAS e dall’ARPA.

Aosta, 28 febbraio 2013

>>> Nell’immagine, Aosta vista dall’alto, con l’acciaieria pietosamente nascosta dal bosco.

>>> Leggi anche Nichel e zinco nel centro di Aosta.

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Una risposta a L’aria che respiriamo non è balsamica

  1. Giuseppe scrive:

    La storia della cessione della Cogne è perfettamente parallela a quella dell’ILVA.
    Ho avuto tra le mani, per motivi di lavoro, i bilanci ultimi della Cogne quando era proprietà dell’ENI e gli accordi di cessione. Avevo pensato all’epoca: perché non mi hanno dato a me la Cogne? Infatti l’Eni ha ricapitalizzato per 5 miliardi la società per venderla a 10 miliardi. Con l’intesa che il pagamento sarebbe avvenuto una volta che la nuova società fosse entrata in possesso degli impianti. Infatti vendendo il carbone che si trovava a Marghera sui moli di proprietà ha saldato il debito e fatto un aumento di capitale per avviare la gestione. Poi si sono venduti anche i moli con ulteriori plusvalenze. Lascio alla tua fantasia cosa ci sia dietro queste privatizzazioni. Comunque visto che sapevano fare i soldi in modo facile avrebbero dovuto aggiornare gli impianti e renderli adeguati alla sopravvivenza della popolazione. Ma come è noto i nostri politici pensano che un cittadino buono è un cittadino morto e la politica è solo intrallazzo e indebito arricchimento dei soliti noti.

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