A chi giova la morte (politica) di Femminismo a Sud? – da Abbatto i muri

Si fa un gran parlare di libertà e infatti siamo perfettamente liber* di scegliere chi essere tra quattro o cinque soggetti scritti da altr* e dunque facili da controllare. Ma guai a chi devia dal copione, magari per l’irresponsabile, estremista scopo di affermare se stess*, di realizzarsi nella propria unicità.

Da Femminismo a Sud, che – a sua volta – mutua il post da Abbatto i muri.

[M.B.]

A chi giova la morte (politica) di Femminismo a Sud?
da Abbatto i muri.

Le femministe autoritarie vanno a scuola dalle militanti antiautoritarie per sdoganare autoritarismo. Prendono in prestito simboli, parole, cose che stuzzicano l’immaginario militante per sdoganare metodi autoritari.

Sono quelle che vogliono censurare, produrre indignazione e istigare al linciaggio contro quella o la tal’altra persona che ha prodotto qualunque cosa che a loro avviso abbia in qualche modo offeso la loro morale, perché di morale pubblica e di decoro stiamo parlando ed è quello che in parole moderne, in modalità totalmente revisionista, si chiama difesa della dignità delle donne.

Quella presunta e indispensabile difesa si compone di ronde virtuali attraverso le quali si invita al pestaggio mediatico contro qualcun@ che ha scritto o illustrato cose che non piacciono. Non si fa satira, controinformazione o cultura. Non lo sanno fare. Non sanno fare altro che esigere linciaggi e censure. Si chiede di coprire culi, tette, di oscurare siti e forum, di far chiudere pagine facebook e di occultare tutto l’occultabile.

Le ronde virtuali antisessiste sono diventate miste e tra loro trovi anche i tutori più patriarchi dei patriarchi stessi che pur di “salvare” le fanciulle coprirebbero culi strappando manifesti con i denti o occultando corpi con giubbotti e facendo denunce alla postale per tirare giù interi siti.

Tutto ciò prescinde dalle più elementari regole del convivere civile, del pubblico e democratico dibattito. Sono fascismi che si autosdoganano definendone una presunta necessità. Siccome che le donne vanno salvate a prescindere, anche se non vogliono e non ne hanno alcun bisogno, allora urliamo tutto il giorno all’emergenza così da darci un ruolo e poter fingere una militanza epica, virile ed eroica che è teorica.

Il femminismo è personal/politico e non è in modalità fascista. Ciò che è diventato lo si deve a quelle che vogliono costruire limiti ideologici attorno ai comportamenti delle donne e anche all’uso dei loro corpi.

Ho sempre pensato, pur sbagliando talvolta e poi correggendo il tiro, che ci fosse un senso nella critica antisessista perché serve per compiere una analisi. Quello che ho sempre fatto io, nelle tante campagne che ho creato, ultima tra tutte “Violenza sulle donne è…“, nelle iniziative immaginate e collaborate, come il Feminist Blog Camp, lo stesso blog e la community di cui sono stata fondatrice, Femminismo a Sud, è stato quello di creare luoghi di scambio e condivisione tra differenti saperi e pratiche immaginando che ne potesse anche derivare una contaminazione positiva tesa a eliminare i fascismi laddove fossero presenti, confidando nella possibilità che a partire dai miei punti fermi, l’antisessismo antiautoritario, potessi interloquire con altre donne invertendo la brutta rotta “culturale” che aveva preso ogni dibattito pubblico.

I social network, l’istigazione al linciaggio, gli antiautoritarismi in generale, le divisioni tra italiani e stranieri, donne e uomini, etero e gay, donne per bene e donne per male, brave ragazze e prostitute, persone contro persone che in nome di ideologie spesso integraliste  si danno continuamente addosso senza andare a fondo nel senso del discorso.

Essere antifasciste e antiautoritariste non significa solo fare una critica a chi aderisce ad un partito fascista. Devo ancora spiegarvi queste cose? Perché, senza che questo vi scandalizzi, sapete anche voi che puoi trovare più fascismo in una persona che si dice antifascista che in una che si appella fascista e che forse non sa neppure che vuol dire.

Io sono convintissima che destra e sinistra esistono davvero e che non mi piacciono i bipartisanismi nei contenuti, nei linguaggi, nei metodi e nelle pratiche perché sono quelli che segnano il confine tra ciò che è autoritario e ciò che non lo è. E quel confine è impossibile da superare se tutto ciò che vuole l’altra parte non è discutere nel rispetto dei reciproci punti di vista ma è annientarti, corroderti, fagocitarti, strumentalizzarti, saccheggiare tuoi contenuti, spegnerti, censurarti, diffamarti, calunniarti e perfino perseguitarti.

Perché quando si arriva a questi livelli significa che se non ti sono funzionale tu mi vuoi fare fuori. E dunque il tuo autoritarismo vuole vincere, determinare, silenziare qualunque altra possibile narrazione.

Negli anni ho parlato di subvertising, satira politica e antisessista, di analisi, di ricerca e prevenzione, ho dato spazio a racconti e autorappresentazioni anche se non le condividevo del tutto o proprio per niente, ma non è successa la stessa cosa in altri spazi e non è un caso.

Ogni possibile tentativo di scambio costruttivo con femminismi di altro genere è stato impedito dalla assoluta indisponibilità da parte di chi dice che vuole ascoltarti ma se non dici esattamente ciò che vuole sentirsi dire ti chiama “la giovane”, poi si gira, dice che le quote rosa sono una meraviglia e che quel che conta oggi è la rappresentanza istituzionale perché tra un po’ ci sono le elezioni e delle analisi che produci tu e che dimostrano l’assoluta inefficacia e talvolta la malafede di certe altre pratiche chissenefrega.

L’Italia è ammuffita dietro a soggetti femministi autoritari che già dal mio “Storie di egemonie culturali” di Femminismo a Sud, in una visione post-coloniale del femminismo, io contestavo, e tutto quello che ha voce e assume brand è solo chi si immette nella scia a ripetere concetti a pappagallo e a fare molta attenzione a non turbare quelle “potenti” perché se non dici ciò che preferiscono tu sei tagliata fuori.

Dimostrare autonomia, non solo nel ragionamento pubblico, ma anche nella capacità di organizzare iniziative, come è stato per il Feminist Blog Camp, è una sfida troppo grossa e non si può certo consentire che ci sia qualcun@ che non sia filo Snoq o che possa disturbare le condottiere giusto ora che siamo prossime alle elezioni.

È strano che anche chi ha votato Bersani alle primarie, o altre aree giustizialiste, sia così in prima linea a tentare di fottere la mia reputazione e quella di FaS. Davvero molto strano ed una felice coincidenza da marchettari/e inconsapevoli per i contesti filoSnoq che cercano di invisibilizzare la voce di FaS in tutti i modi e che per farlo hanno usato fior di cecchine sparse, anche mediaticamente parecchio visibili.

A me delle campagne antiviolenza interessa, come per l’ultimo “Violenza sulle donne è…” che le persone possano parlare senza che io influenzi la loro narrazione perché se voglio capire di che morte stanno morendo e come si può immaginare una qualunque forma di prevenzione bisogna che io non ponga limiti e se le donne mi dicono che la violenza sta nelle culture e non nei generi perché ad agire quelle culture  sono persone di tutti i sessi e generi io posso solo prenderne atto. Non vado ad aggiustare il tiro, non impongo, non tutoreggio l’autonarrazione quando parte dalla definizione delle proprie esperienze personali. Il personal politico, di quello parliamo. Poi mi interessa anche che le vittime non siano santificate e che gli uomini tutti non siano criminalizzati. Ma questo per certa gente autoritaria è un crimine e vabbè.

Ma parlavo del considerare la questione della violenza in senso antiautoritario giusto in fase pre-elettorale, quando donne di destra e di centrosinistra, Snoq e Pd, presentano proposte di legge liberticide sul Femminicidio a legittimare tutori e securitarismi. Quando la campagna elettorale, ancora una volta, sposta l’attenzione dai problemi reali a qualcosa che consumerà, in questo caso si, i corpi delle donne, brandendo la difesa della loro dignità come fosse il principale punto attraverso il quale vincere le elezioni.

L’autunno è passato, così tra poco l’inverno, e le elezioni ricadono nel periodo che va dall’otto marzo in poi, con la convocazione di piazze di donne che diranno tante belle cose, con gli spottoni di Snoq, in quasi totale assenza di luoghi critici che hanno una potenza mediatica tale da mettere in discussione i loro argomenti e da discutere di precarietà, fascismi reali, legittimazioni di repressione e securitarismi, contro migranti, sex worker. Sarà un fiorire di moralismi e autoritarismi a go’ go’. Con rigidità su questioni come l’uso dei corpi, nudo, la sessualità, la violenza e la prostituzione che sono diventati luoghi di sfogo di integralismi dogmatici che non riescono più neppure a confrontarsi, con irrigidimenti identitari cui io ho assistito in dibattiti reali e virtuali a partire da chi ritiene che le puttane hanno da fare solo le puttane e devono dunque essere salvate e basta, anche se non vogliono…

Succede tutto questo e contemporaneamente c’è un gruppetto di valchirie antisessiste e suoi cecchini d’ordinanza che stanno demolendo Femminismo a Sud, l’unica fonte mediatica e indipendente attualmente temibile per lo Snoqqismo in generale, e principalmente vogliono demolire me che sono fonte d’opposizione lucida e critica difficilmente archiviabile, addomesticabile e contenibile. Perché sono libera, non campo di femminismo e di lavoro contro la violenza sulle donne. Io sono libera e libero è Femminismo a Sud o almeno lo era fino a che non avete fatto di tutto per demolirlo.

Vi dico solo che quello che state facendo è di una irresponsabilità politica senza eguali e che a parte assumervela presto o tardi vi si ritorcerà conto. E vi dico anche che se io fossi complottista, e non lo sono, e non sono neppure una che da dettaglio A suppone B perché mi piacciono e scrivo anche Gialli e thriller e quando si fa un percorso di ricerca indiziaria non si fabbricano prove false come hanno fatto nel G8 di Genova perché quello è sbirrescamente autoritario e fascista come stile, se io fossi dunque complottista, e non lo sono, direi che c’è gente orfana di cecchine/i che ne sta reclutando alcune/i e che sta facendo un gran regalo alle Snoq e a tutta quella bella gente.

Ma non lo sono, complottista. Dunque vi giudico solo totalmente privi/e di qualunque giudizio critico o devo pensare, e per qualcun@ lo penso, che quella sia la vostra idea di politica “antisessista”. Felice dunque di aver scoperto quanto Snoqqismo e autoritarismo è in voi.

Leggi anche:

Antisessist*: di gente che ammanta di sentimento militante il proprio autoritarismo

Linee guida per parlare di Pas

Le calunnie di chi fa parte del fronte antipas

Web 2.0 antiviolenza e galere virtuali: siamo tutt* criminolog*!

Veicoli di comunicazione sessista involontaria

La lenta costruzione dello stereotipo

L’inquisizione antisessista

Ronde virtuali antisessiste

Lessico e semantica dominante (antiviolenza) del femminismo autoritario

Il corpo delle donne è delle donne

Se il femminismo non è più a partire da sé

Media e rappresentazione della violenza

Quel che non è femminicidio

Mercificazione e speculazione sulla violenza sulle donne

La violenza economica è violenza di Stato

Violenza di genere: dove la mettiamo la questione di classe?

Violenza di genere: oltre i dogmi e i talebanismi

La violenza è maschile?

 

Questa voce è stata pubblicata in Orwell (fascismi, sessismi, controllo, censura), Piazzetta della cittadinanza attiva e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a A chi giova la morte (politica) di Femminismo a Sud? – da Abbatto i muri

  1. Eretica scrive:

    Grazie Mario 🙂
    Sei una delle persone che seguono FaS da sempre ed ero certa che tu avessi perfettamente capito cosa succede.
    Un abbraccio
    :*

I commenti sono chiusi.