Giunge a sentenza il processo agli uccisori di Vittorio


Dopo un anno
di rinvii e cancellazioni, il processo contro i sequestratori e uccisori di Vittorio Arrigoni, attivista a Gaza per i diritti umani, giunge finalmente alla sentenza, pronunciata oggi – 17 settembre – dal giudice militare Ata Mansour: ergastolo (a Gaza corrisponde a 25 anni di detenzione) più 10 anni di lavori forzati per Mahmoud Salfiti e Tamer Hasasna, riconosciuti colpevoli di rapimento e omicidio; 10 anni e lavori forzati per Khader Jrem, colpevole di aver partecipato al rapimento; un anno per Ahmed Al Ghoula per aver aiutato gli assassini a fuggire, offrendo loro rifugio nella sua casa di Nusseirat, dove sono state trovate e uccise dalle forze di sicurezza le altre due persone coinvolte nel sequestro e nell’assassinio di Vittorio.

Tante le persone presenti in tribunale: insieme a internazionali, palestinesi, avvocati e giornalisti c’erano le forze militari, la polizia e i servizi di sicurezza. La sentenza è stata accolta dalle proteste dei famigliari degli imputati, con pesanti accuse e minacce contro i palestinesi e gli internazionali amici di Vittorio presenti in aula. Benché l’iter giudiziario militare sia terminato – il processo è chiuso – gli avvocati possono ancora ricorrere in appello.

In unintervista pubblicata sul sito vita.it, Egidia Beretta, madre di Vittorio, ha espresso soddisfazione per il fatto che la corte ha tenuto conto delle richieste della famiglia: «nei Territori palestinesi vige la condanna a morte, noi invece avevamo indicato l’ergastolo come possibile pena, anche seguendo gli ideali di Vittorio, per cui i diritti umani venivano prima di ogni cosa».  Naturalmente «rimane un punto oscuro che forse non sarai mai chiarito»: i veri motivi dell’uccisione di Vittorio. «Al processo non si è nemmeno tentato di chiarirli: si è detto che il rapimento era in previsione di uno scambio con uno sceicco detenuto da Hamas, ma quello che non è stato per nulla esplicitato è il perché l’hanno assassinato». (leggi tutta l’intervista QUI)

>>> L’immagine di questo articolo è di Carlos Latuff.

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