Qualcuno penserà che sono cattivo.
Muoiono quattro esseri umani, l’ambasciatore americano in Libia e altri tre membri della missione diplomatica, e io faccio dell’ironia.
Qualunque cosa sia, non sono allegro: quanto accaduto non mi fa nessun piacere.
Ciò premesso, riuscite a immaginare che cosa sarebbe successo se l’ambasciatore ucciso fosse stato quello libico a Washington, ammazzato da un ragazzino armato fino ai denti o da qualche fanatico della supremazia americana?
Ve li vedete il presidente della repubblica libica, Muḥammad Yūsuf al-Maqariyaf, o il primo ministro,ʿAbd al-Raḥīm al-Kīb, dichiarare: «Sarà fatta giustizia» e, anziché affidarsi alle indagini della polizia statunitense, inviare 200 soldati negli Usa e lanciare decine di droni nel cielo d’America?
Io non me li vedo. Anche perché i 200 soldati libici sarebbero respinti alla frontiera e i droni abbattuti in meno di mezzora.
Io non me li vedo. Anche perché, semplicemente, la Libia non avrebbe le risorse per inviare 200 uomini e decine di droni oltreoceano.
E neanche voi ve li vedete. Perché nessuno di noi ha idea di che faccia abbia il presidente Muḥammad Yūsuf al-Maqariyaf o il primo ministroʿAbd al-Raḥīm al-Kīb.
Qualcuno dirà che il mio è un discorso senza capo né coda e, considerato il momento, persino offensivo.
Ma al di là dell’episodio, del quale – lo so bene – hanno fatto le spese quattro esseri umani, il punto è questo: gli Usa sono la superpotenza militare mondiale e alla superpotenza è concesso ciò che agli altri non lo è. Anche perché la nuova Libia “liberata” dai bombardamenti occidentali è uno Stato a sovranità molto limitata.
>>> Nella foto, statunitensi contro la guerra.
C ‘est immorale, et c’ est comme ça (malheuresement)