Intendo

Intendo scrivere, non appena avrò tempo, un testo in difesa del diritto di chiamare Israele una «minaccia alla pace mondiale», in solidarietà con il premio nobel tedesco Günter Grass, etichettato come antisemita per aver espresso la propria preoccupazione per l’arsenale nuceare segreto posseduto da Tel Aviv.

Intendo inviarlo a quegli stessi governanti israeliani che hanno dichiarato lo scrittore «persona non gradita» in Israele solo per aver enunciato verità lapalissiane, come il fatto che un arsenale nucleare clandestino nelle mani di un Paese in guerra perenne, sin da prima della sua fondazione (e che si prepara a bombardare l’Iran, come da decenni bombarda i territori palestinesi, non sempre con armi convenzionali), non è il miglior viatico per la pace in Medioriente e nel mondo.

Intendo scrivere questo testo per vedere se anch’io – un perfetto sconosciuto – sarò dichiarato «persona non gradita» dal governo di Tel Aviv, anche se non ho nulla contro la popolazione israeliana e anche se riconosco il diritto di Israele all’esistenza, sia pure a fianco di uno Stato palestinese la cui realizzazione proprio da Israele, di fatto, è impedita.

Intendo vedere se anch’io sarò tacciato di antisemitismo, pur non essendo antisemita, per il semplice fatto che me la prendo con la politica israeliana, orientata alla guerra perpetua, e invoco la dismissione dell’arsenale atomico di Tel Aviv.

Intendo vedere se sarò etichettato come amico del terrorismo iraniano, nonostante ritenga il terrorismo la forma di lotta più vigliacca e non nutra nessuna simpatia per il regime di Teheran.

Ma detesto l’ipocrisia di questo occidente del quale pure faccio parte, atteggiamento controproducente innanzitutto per quei diritti nei quali diciamo di credere, a partire dal rispetto della vita umana, e poi per quegli stessi “amici” dalla cui parte ci schieriamo, che di tutto hanno bisogno, tranne che di compari conniventi, disposti ad assecondarli mentre si cacciano in una strada senza uscita.

Gli amici non hanno paura di dire all’amico che sbaglia.

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