È il medioevo, l’ho scritto nel titolo, e anche chi non è contro la Tav dovrebbe pensarci e trarre le sue conclusioni. Perché certi episodi non sono allarmanti soltanto per il movimento No Tav, ma per la vita di tutt* in questo disgraziato Paese.
Era successo poco tempo fa, a Roma, a un attivista di Greenpeace, di essere bandito per due anni dalla capitale per aver apposto striscioni sui cambiamenti climatici dopo l’alluvione di Genova.
Adesso tocca a un pacifista in Valsusa, uno che non ha mai fatto male a una mosca, uno che la violenza ha sempre cercato di fermarla, ma che ha il “torto” di condividere l’avversione per il progetto criminale della Torino-Lione.
Turi Vaccaro è stato bandito per un anno dal territorio di 7 comuni della Valle, nei quali avrebbe creato «turbativa alla sicurezza pubblica». Gli vengono addebitati, in particolare, tre episodi, che rendono l’idea del turbare la sicurezza pubblica almeno quanto dire «pecorella» a un agente equivale ad aggredirlo fisicamente.
1) Turi Vaccaro ha creato «turbativa alla sicurezza pubblica» perché ha intralciato il lavoro di una pala meccanica impugnando… una collana d’aglio!
2) Turi Vaccaro ha creato «turbativa alla sicurezza pubblica» perché è entrato nell’area del cantiere e si è arrampicato su un albero, dove è rimasto per tre giorni in sciopero della fame, a 20 metri di altezza dal suolo.
3) Turi Vaccaro ha creato «turbativa alla sicurezza pubblica» perché domenica scorsa, in segno di solidarietà verso l’amico, è salito sul traliccio dal quale era precipitato Luca Abbà.
Tre episodi che fanno di Turi (il lettore più acuto se ne sarà avveduto da solo) un pericolo pubblico da allontanare prima che sia troppo tardi.
A me Turi – sarà perché interpreta il suo essere cristiano come la necessità di amare il prossimo e prendersi cura del creato, sarà per i capelli lunghi e la barba, sarà per la sua incapacità di scendere a compromessi con se stesso – ha sempre fatto venire in mente uno di quei personaggi straordinari che la storia ci offre come esempi (e che la televisione si affanna a nascondere dietro centinaia di modelli “altri”).
Di lui conosco l’azione forse più eclatante – nonviolenta perché diretta contro uno strumento di morte – compiuta nel 2005 in Olanda, quando danneggiò i comandi di due bombardieri nucleari dopo essere penetrato, non si sa bene come, in una base Nato.
I benpensanti criticheranno il fatto stesso di aver superato una «zona invalicabile», rivendicheranno orgogliosi il ruolo della Nato nell’esportare nel mondo «pace e democrazia». Io rimpiango di non possedere un simile coraggio e credo che, nei fatti, troppo spesso siamo tutt* fiancheggiatori della guerra.
Ho incontrato Turi a Vicenza, il 18 febbraio del 2007, all’indomani della grande manifestazione contro la costruzione della base di guerra americana al Dal Molin. Amici mi davano un passaggio dal presidio permanente in città e sulla macchina è salito anche lui. Inutile dire che la polizia ci ha fermati per un controllo documenti.
L’ho incontrato di nuovo a Novara, mentre distribuiva o vendeva non so quali libri, durante una manifestazione contro i cacciabombardieri F 35, armi di distruzione che la nostra Costituzione e il buonsenso ci vieterebbero di comprare, figuriamoci di co-produrre, e che naturalmente ci apprestiamo a co-produrre e a comprare.
Turi è parte del movimento No Tav in Val di Susa. «Un vero facinoroso!», diranno in questura. Un “pezzo” dell’Italia migliore, secondo me, un uomo capace di dedicare la propria esistenza a cause giuste, un tizio con un curriculum invidiabile, se vogliamo, un “ragazzo” – lui cinquantaduenne – di cui essere giustamente fier*, da contrapporre alla retorica odiosa dei “nostri” ragazzi in missione in Afghanistan o in qualunque altra parte del mondo gli interessi dell’occidente ci spingano a esportare la democrazia.
È ora di chiudere. È tardi e confesso che prima di andare a dormire voglio strimpellare un po’ la chitarra, che a 37 anni mi sto finalmente decidendo a imparare; sembrerà una cazzata a chi legge (mi scuso per la parolaccia ma non ci sono sinonimi per i termini tecnici), ma mi piace l’idea di concludere la giornata con quella che – ai miei occhi – è una scelta vitale (la musica), contrapposta alla loro appiattente violenza.
Vi lascio con un commento di Turi al Fatto Quotidiano, registrato dopo l’emissione del divieto di ritorno in 7 comuni della Valsusa.
Il foglio di via a Turi (suppongo sia il diminutivo di Salvatore – nomen est omen) è un atto di puro fascismo.
Forza con la musica!!!!