Carbone. Perché a tutt*?


Sarà che
non ho tempo, ma son certo che per forza qualcuno troverà  peregrino quanto butto giù in fretta e furia in questo post. Parto dalla considerazione che nella cultura popolare i bambini buoni vengono premiati, quelli cattivi sono invece puniti. Il 6 gennaio, la Befana porta ai primi dolci o regali, ai secondi (almeno secondo la tradizione) il carbone. Relazione di causa-effetto tra comportamento e “ricompensa”, la stessa presente in favole e fiabe, i testi formativi per eccellenza dell’infanzia, con la morale, la rappresentazione di bene e male, giusto e sbagliato e via discorrendo.

Punire il «cattivo» è, del resto, congegnale alla nostra logica e permette di gestire più facilmente il funzionamento di società complesse. Ai padroni, non a caso, viene concesso volentieri di derogare alla regola, perché sono loro ad avere (la sparo grossa) l’onere del governo. La loro devianza – per semplici ragioni numeriche – non costituisce un grosso turbamento dell’«ordine costituito».

Anche la religione, di solito, affianca il libero arbitrio – e dunque la libertà di scelta – al concetto di punizione o premio: dei nostri peccati (o, laicamente, delle nostre azioni), siamo infatti personalmente responsabili e saremo pagati con l’inferno o con il paradiso.

Diventa meno facile capire come funzionano le cose per chi non c’entra niente, le vittime incolpevoli delle azioni degli altri, cui nulla hanno potuto opporre, perché troppo piccole o troppo poco influenti. In altre parole, i bimbi buoni che riceveranno lo stesso il carbone. Quelli che saranno raggiunti, loro malgrado, dal classico proiettile vagante. Quelli che hanno il “torto” di nascere nella parte sbagliata del mondo; magari in una zona che altri hanno avvelenato, non loro; magari – già che ci siamo – per la presenza di centrali a carbone o altre tecnologie ottime per far soldi, ma scarsamente rispettose della salute umana.

L’ho detto: sono pensieri arruffati. La religione ha dalla sua l’idea di un Dio che, facendosi uomo, incarna in sé tutta la sofferenza di un mondo ingiusto e la supera in una prospettiva ultraterrena: la vita eterna. In questo mio discorso, che si vuole laico, c’è solo l’amarezza per un universo che non concede a tutti le stesse possibilità. Come se nascessimo in categorie diverse, la serie A o i campionati dilettanteschi, senza nessuna speranza di promozione.

Ma queste considerazioni esistenziali non cambiano di una virgola il mio disprezzo per chi si rende responsabile dell’altrui sofferenza. Piccoli contabili che vedono numeri al posto degli esseri umani.

>>> Buona festa della Befana alla Repubblica italiana fondata, per il 14% del proprio fabbisogno energetico, sul carbone. Con tutte le conseguenze del caso.

>>> Il cartellone No al Carbone è opera di Danilo Cavallo.

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