Premessa: ho pubblicato l’articolo che segue sul blog degli Amici del Vallone di Comboé. Per chi non sapesse di cosa sto parlando, premetto che si tratta di un gruppo di cittadini, del quale ho fatto e faccio parte, che per anni ha cercato di contrastare – senza successo, purtroppo – una strada poderale che doveva arrampicarsi su tornanti lungo un gradino glaciale per poi inoltrarsi nello splendido vallone di Comboé, zona a protezione speciale per la sua importanza naturalistica, situata nel comune di Charvensod, in Valle d’Aosta. Scopo dichiarato dell’opera: raggiungere l’unico alpeggo attivo, semplificando così la vita al conduttore dello stesso (!), anche se forse le cose non stanno proprio così, a quanto sembra di poter desumere dagli ultimi sviluppi. A distanza di un anno dall’inizio dei lavori, infatti, finita la strada, si è passati alla fase del «miglioramento fondiario», volta a rendere più produttivi i pascoli, livellandoli e pettinandoli, inserendo impianti di irrigamento artificiale, snaturando, in una parola, il vallone.
Di questo scempio vorrei che si parlasse, in Valle d’Aosta e altrove, perché una volta di più siamo tutt* danneggiat* da scelte calate dall’alto e il rischio è che non lo sappia nessuno.
Comboé devastato
di Amici del Vallone di Comboé.
Riprende vita, dopo più di un anno, il blog degli Amici del Vallone di Comboé. Abbiamo lasciato il lettore con questo articolo, estrema denuncia della devastazione incipiente del Vallone – che allora stava muovendo i primi passi – ma anche confessione sofferta di nostri limiti – numerici, di forza – e del senso di impotenza con cui abbiamo accolto l’inizio dei lavori.
Un anno dopo, la strada è fatta. «Finalmente», ha dichiarato qualcuno. Un anno dopo, le assicurazioni che solo il conduttore dell’alpeggio comunale attivo nel Vallone avrebbe potuto servirsi della poderale sono state già disattese (era sulla Stampa di questa estate la notizia di varie auto parcheggiate in quota per una polentata). Un anno dopo, soprattutto, si cominciano a comprendere le vere intenzioni di chi per anni ha insistito che bisognava a tutti i costi fare la strada: non l’alleggerimento delle fatiche di chi gestisce l’alpeggio o il ristrutturamento di quelli vicini (spiegazioni che non giustificavano l’accanimento del comune di Charvensod e tantomeno il costo dell’opera), ma il cosiddetto «miglioramento fondiario».
In altre parole, sono arrivate le ruspe.
Sono arrivate le ruspe e hanno cambiato volto al Vallone. «La zona umida nella parte inferiore del vallone è stata interamente prosciugata, la cotica erbosa asportata e la terra spianata e pareggiata dalle ruspe. Il torrente Comboé nella parte superiore del vallone è attualmente secco, così come il laghetto che si trova nei pressi dell’alpeggio oggi attivo. Sappiamo che le acque torneranno a scorrere, ma sappiamo anche che una torbiera non esisterà più», come giustamente sintetizza la situazione il circolo valdostano di Legambiente, in un toccante comunicato stampa che riportiamo di seguito assieme ad alcune immagini che mostrano il Vallone com’è oggi e com’era appena un anno fa.
Chiediamo ai cittadini valdostani di non dimenticare. Di esigere spiegazioni dai responsabili di questa devastazione. Di non lasciarsi piovere sul capo le scelte future che le amministrazioni vorranno prendere sui territori in cui viviamo. Di indignarsi, se non fosse un termine abusato, per gesti miopi e arbitrari calati dall’alto senza possibilità, per il cittadino, di affermare la propria volontà. Che cosa sarà del Vallone a questo punto possiamo immaginarlo, ma non per questo accettiamo che tutto avvenga nel silenzio dell’opinione pubblica, né che le responsabilità dello scempio vengano eluse.
Clicca sulle foto per ingrandirle.
Prima:
Dopo:
Prima:
Dopo:
Il comunicato stampa di Legambiente:
COMBOÉ : DOPO LA STRADA ARRIVANO LE RUSPE
COSA RIMARRA’ DEL VALLONE?
Per anni ci siamo chiesti, insieme agli Amici dei Valloni che con noi cercavano di fermare la realizzazione della strada Ponteille-Comboé, quale fosse la ragione reale di un progetto che sembrava non avere alcun significato economico. Anche le persone che partecipavano alle varie iniziative a sostegno della campagna (marce nel vallone, serate, ecc) ci chiedevano: ma che vogliono fare?
Più volte abbiamo pubblicamente girato la domanda ai diretti interessati (Comune di Charvensod e Amministrazione Regionale). Le risposte, che ci sono sempre sembrate insufficienti, erano: per ristrutturare gli alpeggi diroccati e rendere più agevole la vita del conduttore in quello attualmente attivo. Tutti risultati ottenibili in altro modo: per esempio utilizzando l’elicottero per il trasporto dei materiali per le ristrutturazioni e costruendo una monorotaia e una breve pista per agevolare il conduttore. Ma perché una strada costosa, pericolosa e impattante?
Alcune orribili foto inviateci nei giorni scorsi hanno purtroppo risposto alla domanda. In esse si vede il vallone letteralmente sventrato, cambiato nell’aspetto e, soprattutto, privato delle sue acque.
In breve, sono arrivate le ruspe per realizzare un cosiddetto “miglioramento fondiario”. La zona umida nella parte inferiore del vallone è stata interamente prosciugata, la cotica erbosa asportata e la terra spianata e pareggiata dalle ruspe. Il torrente Comboé nella parte superiore del vallone è attualmente secco, così come il laghetto che si trova nei pressi dell’alpeggio oggi attivo. Sappiamo che le acque torneranno a scorrere, ma sappiamo anche che una torbiera non esisterà più.
Al suo posto vedremo l’irrigazione a pioggia e una vegetazione diversa da quella autoctona.
Il Circolo Legambiente Valle d’Aosta considera deplorevoli interventi siffatti in un’area di alta montagna, ma li ritiene gravissimi quando, come in questo caso, vanno a modificare profondamente gli habitat di un’area protetta. Il Vallone di Comboé, infatti, è compreso nella Zona di Protezione Speciale Mont Avic-Monte Emilius.
«Ci chiediamo – conclude la presidente Alessandra Piccioni – e crediamo siano molti cittadini a farlo insieme a noi, se sia questo il modo in cui la Regione intende tutelare e valorizzare le nostre bellezze naturali».
Aosta, 3 novembre 2011
>>> Il testo di questo articolo, il comunicato di Legambiente e le foto sono liberamente riproducibili e ne incoraggiamo la diffusione. Grazie a chi vorrà darci una mano per non far passare sotto silenzio la devastazione della Zona a Protezione Speciale di Comboé.