E allora ha ragione Marchionne!

E allora ha ragione Marchionne, come si fa a non capirlo?

Gli ultimi utili di Fiat-Chrysler sono buoni, no? Di che ci lamentiamo? Il Mercato è in grado di autoregolarsi o no? Il Mercato premia i concorrenti migliori o no?

Crediamo nella teoria dell’evoluzione delle specie, in fondo; perché dovremmo disprezzare il darwinismo sociale? L’uomo di Neanderthal è morto, ma il Sapiens sapiens è molto più telegenico!

Gli operai di Pomigliano, quelli di Mirafiori, cambieranno, sapranno cambiare. Lasceranno «lacci e lacciuoli» (si legga: la tessera della Fiom e lo stipendio) e s’inventeranno qualcosa. Italia Paese di santi e di eroi, ma soprattutto di esperti nell’arte del tirare a campare. Quelli che ci riusciranno, miglioreranno la loro posizione, gli altri… Peggio per loro! Ma vi siete mai fermati a piangere sulla sorte di quelli di Neanderthal?

Fine della parte satirica. Che, se non siamo diventati tutti miliardari all’improvviso, non si capisce perché dovrebbe confortarci ragionare in questo modo. Eppure sembra che, da tutte le direzioni, giungano stimoli dello stesso tipo. Vendola si dice pronto a un «vincolo di maggioranza» con Bersani e Casini all’interno di un nuovo Ulivo. Pensa che le primarie lo premieranno, e che sottoscrivere un accordo elettorale conti più dei rapporti di forza. Dovrebbe ricordare la disastrosa esperienza del governo Prodi, ultraliberista e guerrafondaio, conclusasi con la (comprensibile) estromissione del suddetto da Palazzo Chigi e quella (più drammatica, ma non meno comprensibile) della sinistra “radicale” dal Parlamento italiano.

Il nuovo Ulivo è una boiata. Intanto ricorda quello vecchio, e poi non si capisce perché anime diverse dovrebbero andare d’accordo. Ma non vorrei essere frainteso: il punto non è come farle andare d’accordo. È che non devono. Il Pd è una forza liberista (anche se parte della base non se n’è accorta). L’Udc è una forza liberista e confessionale. Anche Sel si sta sforzando troppo di apparire “moderata” per non diventarlo davvero ma, se ancora è diversa, è bene sperare che non si uniformi.

Nonostante le belle parole di Vendola (ma non sarà lui a dettare la linea della coalizione, non scherziamo!), le forze di cui sopra non avranno nessun problema a mettere in atto le ricette della Banca centrale europea: tagli al welfare e agli stipendi, libertà di licenziare… Vendola accetterebbe un «vincolo di maggioranza» anche con Renzi?

Se questo è il panorama, sposiamo direttamente le tesi di Marchionne, quello che evidentemente considera la Marcegaglia troppo di sinistra per rimanere in Confindustria. Portiamo avanti fino in fondo la “rivoluzione” di Sacconi e Brunetta. Dimentichiamo che uno Stato «o è sociale o non è» (la formula non è mia, ma l’ho adottata perché dice tutto).

E non fingiamo che per uscire dalla crisi a sinistra sia sufficiente tassare un po’ di più i ricchi (la più che necessaria patrimoniale) e un po’ di meno i poveri, lottare contro l’evasione fiscale (sarebbe comunque un buon inizio), far pagare l’Ici alla Chiesa (nessuno, del resto, lo ha nemmeno proposto), tagliare i costi della politica (se ne è anche parlato, ma solo per un po’) e rinunciare alle missioni militari all’estero (sarebbe solo giusto, ma neanche di questo si parla). Per uscire dalla crisi senza ritrovarsi in una società più ingiusta, è necessario decidere come spendere il denaro eventualmente racimolato, che non può andare tutto o prioritariamente al contenimento del debito, così da raggiungere un improbabile pareggio di bilancio nel 2013, perché le priorità sono altre, ovvero i cittadini, che non meritano il castigo di un’esistenza senza prospettive.

Gli effetti sociali delle ricette europee sulle economie a rischio ce li mostra la Grecia, la possibilità di alternative, come quella di non sottostare al diktat del pagamento del debito, la indica l’Islanda. Noi che futuro abbiamo in mente? Saremo soddisfatti solo perché non sarà più Berlusconi a “guidare” il Paese?

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