«Fumo su Brindisi» titola il Quotidiano di Puglia (29 agosto). Il riferimento è all’incidente sopravvenuto l’altra notte al Petrolchimico del capoluogo provinciale, dalle cui torce si è sprigionata una nube di fumo nero che ha invaso il cielo a sud della città per poi dirigersi verso le località balneari di Cerano (già funestata dalla presenza di una centrale a carbone) e Campo di Mare, con «i bagnanti in acqua e il naso all’insù a guardare il cielo sempre più nero». Durante la notte tra il 27 e il 28 agosto, a quanto sembra, un black out alla rete nazionale gestita da Terna ha messo in crisi la centrale elettrica Enipower, che serve il Petrolchimico. A seguito dell’avaria, i processi di lavorazione del petrolio grezzo si sarebbero interrotti, con una fuoriuscita dei residui di combustione del greggio ancora in lavorazione.
Siccome per una serie di ragioni non guardo i telegiornali nazionali, mi domando se sia stato dato spazio (e quanto) a una notizia che riguarda la salute della popolazione di un’area provatissima dalla presenza di industrie particolarmente impattanti. In un mondo migliore i media potrebbero aiutare l’opinione pubblica a ottenere la risposta ad alcune legittime domande.
Qual è l’entità dell’incidente? Data l’inconsistenza delle prime risposte dell’Eni, pare lecito chiederselo. «Sembra di avere a che fare con i padroni delle ferriere», ha dichiarato, sempre al Quotidiano di Puglia, il vicesindaco del vicino comune di San Pietro Vernotico, Sandro Saponaro. «Non si sono degnati di avvertirci della situazione di allarme, di darci delle spiegazioni. Nulla». Una interrogazione urgente all’assessore regionale all’ambiente è stata presentata dal vicecapogruppo dell’Udc alla Regione Puglia, Euprepio Curto, secondo il quale è «assolutamente urgente far conoscere ai cittadini di Brindisi, a quelli dei comuni viciniori e alla stessa opinione pubblica quali possano o potranno essere le conseguenze di natura ambientale per il territorio e il rischio per la salute delle persone».
Considerazioni molto vicine a quelle di Pugliantagonista, che pone cinque domande precise: quale parte del ciclo di processamento dei prodotti chimici è andata in fumo? in che quantità? sono state avvisate le autorità aeroportuali per garantire la sicurezza del traffico aereo su Brindisi? quali provvedimenti sono stati presi? sono state avvertite le autorità competenti in fatto di emergenze ambientali presenti sul territorio?
Pugliantagonista invita a riflettere su una “normalità brindisina” «che dà per acquisita la convivenza con scarichi industriali, in mare, ombrelloni tra divieti di balneazione e fumate color nero di seppia». «Solo quando questa indifferenza sarà sostituita dall’indignazione di massa e popolare», prosegue, «e diverrà una lotta che coinvolga l’intera popolazione e tutte le generazioni, per garantire un futuro diverso, si potrà ottenere quello che neanche giudici e carte bollate riescono ancor oggi ad imporre sul rispetto dei vincoli ambientali».
«Episodi come questi ci spingono con sempre maggiore forza a chiedere che sia avviata una indagine epidemiologica per valutare i danni sanitari collegati all’inquinamento», dichiara il comitato No al Carbone di Brindisi, «ed è proprio su questo tema che nei prossimi giorni lanceremo una imponente campagna informativa e di denuncia». Il comitato ha inviato all’Arpa Puglia una lettera contenente la richiesta di informazioni sull’accensione delle torce del Petrolchimico («le continue sfiammate» di una struttura «già oggetto di sequestro da parte della magistratura»). Il comitato chiede «una dettagliata informativa che possa chiarire quali sostanze e in quali quantità sono state bruciate nelle torce». «Inoltre chiediamo anche di sapere quali sostanze e in che quantità e concentrazione sono state emesse in aria».
>>> Ho preso l’immagine di questo articolo dal sito Pugliantagonista, che consente la riproduzione dei propri materiali «a fini non di lucro» e «con l’obbligo di riportarne la fonte». Clicca sull’immagine per ingrandirla.