Come missili che cadono in terra, producendo sfacelo.
Il deserto che creano ha il nome di pace.
Lunedì 27 saranno due anni dall’esplosione del «Piombo Fuso» su Gaza. Più di 1400 morti, metà dei quali minorenni. Da allora a oggi continua l’embargo unilaterale israeliano, illegale e mortifero. Gaza è una grande prigione, periodicamente sconquassata dai raid. L’ultima volta (che io sappia) l’altro ieri, martedì 21, nel silenzio e nell’ignoranza del mondo.
Ma Israele è – si autodefinisce – «l’unica democrazia del Medioriente»; veniamo dunque all’Europa, all’Italia, alle democrazie “vere”, quelle che con la “democrazia” sionista spartiscono affari e trattati di cooperazione militare (recentemente aerei da guerra israeliani si sono esercitati con la nostra aviazione militare in Sardegna).
Veniamo all’Europa, all’Italia, dunque. A quel ministro della Repubblica che oggi può festeggiare l’approvazione di una riforma dell’università scellerata, che mette la formazione/diffusione del sapere nelle mani del business e impedisce ogni speranza di promozione sociale attraverso lo studio; un ministro che considera «storica» la giornata di oggi perché archivia finalmente il ’68.
Ideologia e insulsaggine. Cretinaggine pura, se si pensa – criticamente, per carità, gli errori naturalmente ci furono, come sempre accade – che il movimento studentesco di allora fu (anche) cittadinanza attiva, un’idea viva e partecipata, creativa del sapere, desiderio di essere protagonisti della propria vita e di cambiare in meglio la società e il mondo. L’ingenuità della gioventù? Sempre meglio del cinismo arrogante delle persone “serie”, quelle che – come cantava Bennato – «fanno la guerra / la guerra è una cosa seria / buffoni e burattini no / non la faranno mai».
Un ministro caricaturale che ha tuttavia il merito involontario di aver portato in strada un nuovo movimento studentesco, un movimento che spero con tutto me stesso longevo, capace di pretendere ancora una volta il «tutto» e il «subito» della gioventù, coniugandolo magari con il disincanto di chi ha visto i «ribelli» di allora indossare giacca e cravatta e occupare le stanze del potere.
Lo dice bene un altro cantante, forse un po’ più sputtanato da sponsor, pubblicità e qualche canzone troppo commerciale, ma in fondo in fondo onesto, Vasco Rossi: «E mi ricordo chi voleva al potere la fantasia… / erano giorni di grandi sogni… sai erano vere anche le utopie / Ma non ricordo se chi c’era aveva queste queste facce qui / non mi dire che è proprio così / non mi dire che son quelli lì».
Sono proprio loro. E hanno imparato a lanciare missili contro gli ideali per i quali un tempo hanno lottato (quelli che vi hanno lottato, naturalmente). Contro il diritto di pensare, di dire ciò che si è pensato, di esistere, anche. Come il ministro dei Tagli al Welfare, Giulio Tremonti, che negli anni ’80 socialisteggiava e scriveva regolarmente sul manifesto, «quotidiano comunista» e oggi di quel quotidiano mette seriamente in pericolo l’esistenza, tagliando forse – e per l’ennesima volta – i fondi pubblici per l’editoria no profit dopo averli – per l’ennesima volta – ridimensionati ma promessi. Soldi che potrebbero ora essere tolti dal fondo e dirottati per ripristinare il 5 per mille.
>>> L’immagine di apertura è opera di Carlos Latuff.
Leggi anche, su PeaceReporter, l’articolo Gaza, la guerra non si ferma di Vittorio Arrigoni e Gaza, militari israeliani avvertono su rischio nuova guerra.
giova anche ricordare che la ministra dei tagli, quella della cancellazione del ’68, ha anche stanziato 5 milioni di euro per la traduzione del Talmud… cosa di cui i nostri studenti e la nostra scuola sentivano decisamente la mancanza… ma dov’è, dov’è il fondo di tutto questo marciume??? non se ne può più… forza studenti, forza noi tutti: resistiamo…
Questa è l’ennesima vergogna, ma è una vergogna perfettamente coerente. Il governo dei tagli è in realtà il governo delle lobbies, sia che decida di favorire le scuole private, sia che lo faccia con santa romana chiesa, o anche – si direbbe – con le altre confessioni religiose dotate di una qualche “forza contrattuale”. I soldi, del resto, ci sono: quando tagli a raffica ti ritrovi le tasche piene e in qualche modo bisognerà pur svuotarle. Dal momento che l’ideologia liber-affarista impedisce di utilizzarli per i cittadini, le politiche sociali si trasformano in assistenza per chi già ha e non avrebbe bisogno. Ho solo due domande. 1) Considerato che il Talmud è un testo della religione ebraica, che cosa c’entra la scuola pubblica italiana? Qui non c’è neppure il paravento delle leggi degli anni ’20 sull’esposizione del crocifisso… Saranno in gioco le “nostre” famose origini giudaico-cristiane? 2) Ma per tradurre un libro davvero intendete spendere 5 milioni? Mannaggia, ho proprio sbagliato lavoro!
in italia, nel mondo….
maledizione