Una lezione di precarietà da CEPU/Grandi Scuole (di Alessandro Pascale)

Una lettera aperta dell’amico Alessandro Pascale, apparsa nelle pagine regionali della Stampa di oggi (25 novembre 2010). Si parla della sede CEPU di Aosta, ma onestamente non credo che la situazione sia diversa nel resto d’Italia.

Una lezione di precarietà da CEPU/Grandi Scuole
di Alessandro Pascale

Da gennaio a settembre sono stato sotto contratto con CESD SRL, società che raduna i gruppi CEPU e Grandi Scuole, svolgendo l’attività di tutor presso la sede di Aosta. È stata una bella esperienza di lavoro, che mi ha permesso per mesi di terminare l’università e contemporaneamente lavorare per mettere da parte qualche soldo. Ovviamente il tutto con contratto a progetto, in una classica collaborazione precaria a tempo determinato.

Nonostante la scadenza del contratto fissata al 15 settembre per mesi mi sento ripetere dal coordinatore della sede (sia quello vecchio che quello nuovo subentrato ad agosto-settembre) che mi verranno confermati il contratto e le ore di lezione avute precedentemente. Anzi, dovrebbe esserci pure la possibilità che queste aumentino, viste le mutate condizioni (che non starò qui a elencare nel dettaglio) rispetto all’anno precedente. Frequentemente mi reco in sede per chiedere sull’inizio dei nuovi corsi e sui tempi per firmare nuovamente il contratto. Mi si ripete che questo non è pronto ma che non ci saranno problemi nei miei confronti, e che l’inizio delle lezioni è previsto per il 18 ottobre. La settimana precedente il 18 posso assistere personalmente alla stesura provvisoria degli orari con all’interno il mio nominativo, anche se mi viene annunciato che ci saranno dei ritardi ulteriori per l’inizio delle lezioni, ma che verrò avvisato al momento opportuno.

Nel frattempo si svolge anche un incontro voluto dalla dirigenza con i tutor della sede. Essendo convocato mi presento per l’incontro, che serve più che altro alle nuove reclute. Non mi sfuggono però un paio di provocazioni arrivate dalla dirigenza, che mi identifica come quello che “si intende di vertenze sindacali” e che alla mia domanda sulla possibilità di firmare i contratti mi risponde vagamente che è già possibile farlo ma che non è detto che ciò avvenga, in quanto occorre vedere se «c’è la classe» relativa al tutor. Per uno che insegna una materia “universale” nelle superiori come italiano (oltre a storia e filosofia) una classe si dovrebbe trovare, mi dico, ma sento crescere un po’ di preoccupazione.

Questa affonda soprattutto al primo riferimento sul sindacato: è ormai risaputo in sede della mia appartenenza alla CGIL (membro del direttivo regionale), e forse ci si ricorda quando pochi mesi addietro minacciai di fare una vertenza sindacale al gruppo. Il motivo? Forse una pericolosa rivoluzione bolscevica o la richiesta di avere migliori condizioni di lavoro? No, semplicemente la richiesta che venissero pagate regolarmente le ore di lavoro svolte dai tutor, cosa che un’azienda in notevole utile (contrariamente a quanto viene costantemente detto ai dipendenti, che cioè la sede sia in perdita) può permettersi di fare.

Risultato? Lunedì 25 mi reco alla sede per avere aggiornamenti, preoccupato per il ritardo dell’inizio lezioni. Ma quando arrivo le lezioni erano già in corso. Il mio nome era stato cancellato dagli orari e non mi era stato comunicato (neanche telefonicamente) nulla. Formalmente nulla di illegale è stato fatto. Ognuno può farsi un’idea propria degli eventi, per quanto mi riguarda spiacevoli soprattutto sotto l’aspetto umano. Al mio posto è stata assunta una ragazza nuova, probabilmente più brava del sottoscritto, anche se c’è da chiedersi se sia questo il motivo per cui non è stato richiamato un fresco laureato in Lettere e Filosofia con 110 e lode. Uno che comunque in sei mesi aveva fatto esperienza d’insegnamento, crescendo personalmente e trovando apprezzamento in ragazzi che spesso chiedevano di poter lavorare appositamente con il sottoscritto.

Non lo dico per vantarmi, ma per far notare che forse non sempre il servizio privato funziona meglio del pubblico, perchè non sempre le logiche sono quelle della qualità, della meritocrazia e dei diritti. D’altronde una voce girava minacciosa fin dai primi giorni di lavoro:«Questa è un’azienda, non una scuola»…

Alessandro Pascale

ps: ora ho saputo che cercano due nuovi laureati in lettere e filosofia… strano… comunque occhio…

>>> La foto di questo articolo insinua sottilmente una o più relazioni tra la maniera in cui si spendono i soldi pubblici, la precarietà del lavoro, il futuro degli studenti e quello dei loro insegnanti.

Ha detto Emilio Fede che in un Paese civile gli studenti che protestano andrebbero menati. In un Paese civile cose come queste forse si dicono al bar.

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2 risposte a Una lezione di precarietà da CEPU/Grandi Scuole (di Alessandro Pascale)

  1. Claudia ex tutor Grandi Scuole / Sòle di Cepu scrive:

    assolutamente vero quello che scrive Alessandro Pascale
    Vorrei richiamare la vostra attenzione su un problema particolarmente attuale, quello delle aziende (o scuole private) che si occupano di recupero anni scolastici.
    Ho lavorato per Cepu – Grandi scuole di Livorno e Pisa, e ne ho viste di tutti i colori.
    Mi domando perchè il governo non intervenga, come è possibile che certe cose non passino inosservate? Disinformazione, ecco il loro cavallo vincente!Ogni anno accumulano miliardi vendendo letteralmente gli esami di idoneità, senza pudore.
    Ci sono studenti che si iscrivono a giugno, pagano 8000 euro, e settembre vengono mandati a Napoli, Roma, Salerno, in pseudo-scuole che fanno superare l’idoneità anche dalla prima alla quarta.4 anni in 1 mese!
    La difficoltà di questi “esami” è minore di una prova di quinta elementare, le prove scritte vengono passate, gli orali sono fasulli. E’ un bluff!
    Gli insegnanti, precari, vengono pagati nella media 600/700 euro netti, e come se non bastasse dalle loro buste paga spariscono misteriosamente soldi, ogni mese.
    Vengono sfruttati, e in genere molti di loro si ritrovano ad insegnare materie in cui non hanno nessuna competenza (un laureato in biologia può far tutto, dalla matematica, alla chimica, alle discipline mediche). La pubblicità che fanno è martellante, la troviamo su internet, sui manifesti, sui giornali, alla tv…ma vendono fumo, perchè il servizio non è finallizzato all’apprendimento, ma a strizzare più soldi possibili da mandare ai vertici dell’azienda.
    I corsi, per quelli studenti che hanno almeno il buon senso di iscriversi a settembre, sono un bluff.
    Si parte a ottobre, ma fino a dicembre la maggior parte delle materie non viene attivata.
    Per risparmiare il budget, capita che materie anche importanti come la fisica per un liceo scientifico, o la filosofia per un classico, vengano insegnate poco prima dell’esame (anche due giorni prima, tanto per fare un “argomentino a piacere”, poi all’esame chiedono quello!)In questo modo tra l’altro chi arriva in quinta non ha nessuna base per andare alla maturità, e tantomeno per esercitare una qualunque professione nel mondo del lavoro.I gruppi che iniziano il percorso sono formati da ragazzi di scuole diverse, con programmi diversi, che devono recuperare anni diversi, tutti insieme precludendo quindi la possibilità di imparare secondo ogni logica.
    Per fare un esempio, lo studente che deve recuperare l’italiano di un biennio del Liceo Classico, si trova nel gruppo insieme a quello che deve fare terza e quarta di un istituto alberghiero! I programmi sono agli antipodi, non solo per gli anni diversi da recuperare, ma anche per la diversa impostazione di queste scuole!Dispense costose, senza immagini e pieni di errori (storici, grammaticali, inesattezze varie), assenza assoluta di testi…solo una valanga di fotocopie tratte da libri di scuola media. Al di là di questi disservizi, ciò che appare inquietante è la faccia tosta con cui questi signori continuano indisturbati, da anni, a fare il loro gioco.Concludo con le parole di un malcapitato: “Sono addestrati a far cadere in trappola, imbonendole, quante piu’ persone possibile facendo firmare un contratto in cui il malcapitato di turno tiri fuori un sacco di soldi a scatola chiusa e se poi si dovesse rendere conto che il gioco non è valso i soldi buttati, non c’è ormai piu’ scampo!”.
    In definitiva, mi rivolgo a voi…non si può fare proprio niente?
    Claudia, ex tutor

  2. Alessandro Pascale scrive:

    Ciao Claudia,
    quello che scrivi è giustissimo e anzi ti chiederei se possiamo usare il tuo commento a mò di articolo per Sottobanco, un giornalino che diffondiamo nelle scuole della Valle d’Aosta. Questo servirà nel frattempo a far conoscere bene la situazione di Grandi Scuole a molti studenti che ci penseranno bene prima di passare al “privato”…
    riguardo al resto quel che possiamo fare è lavorare per ricreare un immagine positiva dello screditato campo del “pubblico”, difendendo quindi la scuola pubblica ma non solo. io per conto mio cerco di costruire un’idea di società diversa impegnandomi tra associazioni e politica. Purtroppo il cammino da fare è lungo e impervio, ma non vedo soluzioni più semplici… Saluti!

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