Ripubblico un articolo di Gennaro Carotenuto tratto dal sito Giornalismo Partecipativo.
Che fine faranno milioni di precari, una volta raggiunta l’età pensionabile?
INPS: Sulle pensioni dei precari si rischia il sommovimento sociale. I giornali lo nascondono, Internet lo racconta
da Giornalismo Partecipativo
Il “Corriere della sera” lo butta lì in un trafiletto e poi se ne dimentica.
Secondo il presidente dell’INPS, Antonio Mastropasqua, non vengono date informazioni esatte ai contribuenti precari, in particolare ai parasubordinati, sul fatto che dopo una vita di lavoro e di contributi versati non avranno neanche una pensione minima, perché altrimenti scoppierebbe una rivolta sociale.
È una notizia bomba, diffusa solo sull’onda della chioma della cometa del Giornalismo partecipativo.
Ecco rivelata in una battuta, in un gettare il sasso e nascondere la mano, il segreto di Pulcinella che nessun governo sarebbe disposto ad ammettere: i milioni di precari non avranno che pensioni simboliche, di molto inferiori alle attuali pensioni minime.
Il sistema contributivo, infatti, non solo manca ad ogni principio di solidarietà sociale, un ferrovecchio cattocomunista quest’ultima, ma, soprattutto per i precari, non restituisce in proporzione al versato e quindi è iniquo e pericoloso perché, di qui a 15 o 20 anni, la bomba a tempo di milioni di pensionati con un reddito insufficiente, magari con figli non ancora autonomi, ai quali non è stato permesso di guardare in faccia alla realtà, esploderà comunque, ma quando per loro sarà troppo tardi.
Il fatto grave è che, nonostante la “battuta” di Mastropasqua sia stata raccolta dal capofila del mainstream, il “Corriere della sera” (voce dal sen fuggita?), esattamente una settimana fa, poi ben pochi media tradizionali si sono preoccupati di rilanciare un’inchiesta sul tema, magari sentire il ministro Sacconi, preferendo far finta di non vedere.
Troppo esplosiva è la materia. E del resto lo stesso Mastropasqua conferma che vi sia una deliberata volontà delle istituzioni (quasi un golpe) di non informare i cittadini su cosa li aspetta.
Ma la notizia sta girando, nonostante la censura. Su Internet, sui blog, su Facebook. Se “La Repubblica” ha scoperto la notizia solo oggi, una settimana dopo il trafiletto del Corsera, lo ha fatto solo in un sito correlato, miojob, dove pubblica anche una simulazione sconsolante, con pensioni di 600 Euro lordi anche per chi ha lavorato 40 anni.
Ma Repubblica stessa, e lo dichiara, si è mossa solo perché si è mossa la Rete, da Agoravox a Beppe Grillo a centinaia di blog che stanno comunicando una notizia di così grande allarme e utilità sociale in forma pulviscolare a centinaia di migliaia di persone, presumibilmente molti dei quali direttamente interessati e che nell’insieme corrispondono agli ascoltatori di un grande TG.
Per chi scrive questa è l’ennesima conferma che la nebulosa informativa di migliaia di siti specializzati che conforma la Riforma agraria dell’informazione rappresentata dal Giornalismo partecipativo, erodendo quote di latifondo mediatico, riesce a supplire democraticamente all’abdicazione dell’ex Quarto potere al proprio dovere di informare i cittadini.
Che ci sia una sommossa o no, abbiamo diritto di sapere.
Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it.
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strano che abbiano censurato, non è tipico dell’Italia…
Già, proprio strano! Eppure, abbiamo un’informazione orgogliosa, che mai si lascerebbe irregimentare…