I love Milingo

Sequestrato dalla polizia lo striscione «I love Milingo» nella libreria AltroQuando di Palermo, in occasione della visita del papa.

Non è che ami o non ami Milingo.

Certo, nonostante i dissapori che hanno portato l’ex vescovo e la Chiesa cattolica a prendere strade separate (e, da ultimo, a scomunicare il sacerdote zambiano), il cristianesimo dovrebbe essere – così ci hanno insegnato – la religione dell’amore e del perdono.

Non si capisce perciò, nonostante l’evidente intento provocatorio, per quale ragione lo striscione «I love Milingo» esposto quest’oggi, domenica 3 ottobre, presso la libreria AltroQuando di Palermo in occasione della visita di Joseph Ratzinger nel capoluogo siciliano, andasse rimosso, per di più attraverso l’intervento di numerosi agenti di polizia e uomini della digos.

Apprendo che il motivo della rimozione è stato il «ritenere offensiva una simile frase proprio nel momento in cui il corteo del pontefice sarebbe passato da corso Vittorio Emanuele». Ma offensiva perché? La provocazione è chiara, l’intento polemico pure, ma perché tutto ciò dovrebbe offendere “Sua Santità”? E, soprattutto, perché alla polizia di Stato deve interessare se il papa si sente o non si sente offeso?

Quello che è successo è grave, sì, ma solo perché l’opera censoria delle forze dell’ordine è lesiva della libertà democratica di espressione del pensiero, anche quando questo è inviso a certi poteri. «I love Milingo» non è un invito cifrato all’insurrezione, non è neppure una bestemmia (quelle appartengono al premier), non è una frase, mi si passi l’espressione, “legalmente censurabile”. Ciò che è avvenuto è infatti completamente illegale.

Lo scorso inverno, in occasione dei Giochi invernali militari ospitati dalla mia regione, la Valle d’Aosta, la delegazione cinese aveva ritenuto inaccettabile la presenza di una bandiera tibetana che da anni sventolava davanti alla sede di una scuola di sci. La bandiera era stata prontamente rimossa; per reazione, però, una libreria del capoluogo e un negozio di commercio equo e solidale ne avevano esposte altre due in occasione della manifestazione di apertura dei giochi, proprio sul percorso che avrebbe condotto le delegazioni nella piazza centrale di Aosta.

Un poliziotto era entrato nella libreria e aveva staccato la bandiera. Nei giorni successivi, le varie autorità avevano poi ritenuto di doversi scusare per l’«eccesso di zelo» dell’agente. Non di «eccesso di zelo», però, si tratta in questi casi, indipendentemente dal fatto che certe azioni costituiscano iniziative personali, come certo può succedere, o siano ordinate dall’alto (dei Cieli?).

Si trattava allora e si tratta oggi, con la rimozione dello striscione su Milingo, di esempi evidenti di una connivenza molto pericolosa: quella tra gli interessi dei vari gruppi di potere, cui sacrificare i diritti dei cittadini è ritenuto normale e perfino giusto.

«I love Milingo» non aveva il sapore di una provocazione; era una provocazione in piena regola. Ma perché dovrebbe essere peccato provocare, dire ciò che si pensa, aggirare con un pizzico di sale il fatto di non possedere casse di risonanza paragonabili a quelle altrui, siano esse le televisioni nazionali o l’insieme delle parrocchie d’Italia? Perché il potere, sempre più assoluto, ha così tanta paura delle voci fuori dal coro?

Alla libreria AltroQuando (QUI la sua pagina Facebook) tutta la mia solidarietà. Ma non è soltanto una libreria a essere offesa, lo è il diritto di tutte/i all’espressione del proprio pensiero.

Concludo con un commento postato da AltroQuando su Facebook: «Polizia asservita al monarca straniero ha appena invaso il negozio, toccato tutto e preteso di staccare e sequestrare striscioni pacifici. Questa è la libertà di espressione nella nostra Italia di oggi. Questo è il regalo del Papa alla città di Palermo».

Non vorrei dover aggiungere: «Amen».

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Una risposta a I love Milingo

  1. adriano scrive:

    Ciao Mario, non ti faccio i complimenti, per l’intervento qui sopra esposto, ma… ti ringrazio per avermi dato conoscenza del fatto gravissimo di Palermo.
    Mi rendo sempre più consapevole di vivere in un paese ” fascista ” dove la massa inneggia al pseudonano ( vedi Grillo ) che non usa il balcone di piazza Venezia ma intorta una massa, forse inconsapevole, da un terrazzo ben più grande quale la tv e la stampa in suo possesso. Cmq Grazie Cia’

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