Solidarietà al popolo aquilano in lotta caricato dalla polizia a Roma

 

 
 Più
di 14 mesi dopo il terremoto, L’Aquila è più o meno come all’indomani del sisma.
 Non si è ricostruito. Non si sono sgombrate le macerie. Non si è permesso che la vita riprendesse a pulsare nelle vie e nelle case del capoluogo abruzzese.
 Si è scelto di trasformare L’Aquila in una città fantasma.
 Intanto, il governo Berlusconi si è fatto bello con il mondo (e ha cercato di far dimentcare le avventure sessuali del premier) imbastendo una sceneggiata oltraggiosa per gli abitanti della città ferita.
 Ha sperperato quattrini con l’organizzazione di un inutile G8 celebrato in una caserma della Guardia di Finanza.
 Ha collezionato scandali con l’allegra gestione dell’ "evento-sisma" da parte della Protezione(?) civile(??).
 Ha, soprattutto, confinato migliaia di persone, a cui è stato negato di tornare alla propria vita, nelle tendopoli, negli alberghi della costa e ora (i più fortunati) nelle nuove periferie del progetto C.A.S.E, agglomerati urbani edificati ex novo dove non c’era nulla, quartieri dormitorio senza negozi, senza storia, edificati al limite attorno a qualche centro commerciale, tanto per ribadire l’assoluto disprezzo per la cultura di un popolo e le sue scelte autonome, sacrificabili tutti – è successo – all’interesse di qualche palazzinaro.
 Alla ricostruzione dell’Aquila non sta pensando nessuno, se non i cittadini che, forzando blocchi di polizia, sono tornati nelle loro strade con le carriole, per liberare, soprattutto simbolicamente, L’Aquila dalle macerie, si sono spinti nella capitale per protestare contro l’inattività del governo (il quale ora pretenderebbe che gli aquilani restituissero i soldi delle tasse non versate nell’ultimo anno).
 Gli abitanti dell’Aquila sono stati manganellati, perché hanno voluto portare la loro indignazione e la loro denuncia di fronte ai palazzi del potere, come si vede nel video qui sopra.
 Per altre immagini e materiale, compresa la cronistoria della giornata romana, rinvio a Global Project.
  

 "Rilancio" di seguito il comunicato di solidarietà con il popolo aquilano pubblicato sul sito Comunisti Uniti.
 
 Solidarietà al popolo aquilano in lotta caricato dalla polizia a Roma
 da Comunisti Uniti
 
 Stamattina oltre 50 pullman provenienti dall’Aquila e dintorni, con 5.000 persone a bordo, hanno invaso le strade di Roma per portare la loro protesta ai palazzi del Governo dopo la grande mobilitazione del 16 giugno scorso a L’Aquila e la protesta a Roma del 24 giugno a piazza Navona e alla sede Rai.
 La risposta del Governo è stata quella di ripetute cariche e manganellate da parte della Polizia che cercava di impedire al corteo di arrivare vicino a Montecitorio per farsi sentire da chi di dovere.
 I manifestanti dell’Aquila con la loro determinazione hanno raggiunto lo stesso Piazza Colonna e hanno bloccato il traffico a via del Corso.
 Ai megafoni, a cento metri da Palazzo Chigi, hanno cominciato a gridare “vergogna” all’indirizzo del governo Berlusconi e hanno accolto al grido di “buffoni, ci avete abbandonati” i rappresentanti dell’opposizione parlamentare, quando si è presentato tra loro il segretario del Pd Pier Luigi Bersani.
 La manifestazione a Roma di oggi è stata convocata dall’Assemblea cittadina del Presidio Permanente e ha coinvolto unitariamente il “Popolo delle carriole del presidio di piazza del Duomo” e molte associazioni dei terremotati come “3 e 32″, “Rete Aq”, “Eva”, “Cittadini per i cittadini” e gli studenti universitari che abitavano la Casa dello studente crollata.
 I manifestanti hanno portato tutti le loro magliette con su scritto il motto diventato simbolo degli aquilani “forti e gentili…ma non fessi” e chiedono tutti la sospensione delle tasse, piani per l’occupazione e sostegno all’economia.
 In maggioranza sono lavoratori e lavoratrici arrivate dal cosiddetto “cratere” che oltre a L’Aquila coinvolge molti paesi limitrofi come San Demetrio, Fossa, Torre dei Passeri fino alla provincia di Pescara e Sulmona, che pur non essendo stata inserita nell’area dell’epicentro del sisma del 6 aprile 2009 ha subito notevoli danni.
 Questa mobilitazione, infatti, è stata organizzata per chiedere al Governo Berlusconi interventi concreti in materia di lavoro, case, ricostruzione e tasse visto che dopo essersi fatto propaganda in Abruzzo per alcuni mesi – con interventi di facciata e promesse mai mantenute – ha abbandonato completamente gli aquilani e tutte le famiglie terremotate.
 Proprio oggi dovrebbe arrivare in discussione in Senato la manovra finanziaria che con l’art. 39 chiede a molte regioni e al territorio aquilano, con un’economia in ginocchio, di tornare a pagare tasse e tributi prima sospesi in via d’emergenza per contribuire a pagare i costi della crisi del capitalismo e per permettere ai padroni e alle imprese di riprendere a fare profitti.
 Come se non bastasse, mentre la Marcegaglia e Confindustria dichiarano apertamente di non voler pagare nulla per tamponare questa crisi del loro sistema economico-sociale, il governo chiede agli abruzzesi persino la restituzione di quanto non versato e in tempi brevi.
 Grida ancora vendetta lo stanziamento dello scorso anno di 14 mld di euro per gli aerei da guerra F-35 e Eurofighter mentre con gli stessi soldi si calcola che si sarebbe completamente ricostruita L’Aquila e riattivati molti posti di lavoro persi col terremoto.
 
 Bisogna sostenere la determinazione delle famiglie abruzzesi in lotta per ricostruire il proprio futuro rivendicando un lavoro e una casa dignitosi.
 La crisi la paghino i padroni che l’hanno causata. Basta spese militari! Le risorse vadano alle spese sociali, al sostegno al lavoro e alla casa!
 
 Comunisti Uniti
 www.comunistiuniti.it
 info[at]comunistiuniti.it

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