Se Emergency lascia Laskar Gah

 
 Quello
che segue è il comunicato stampa rilasciato ieri [13 aprile] da Emergency, nel quale l’associazione umanitaria dichiara di aver dovuto lasciare il proprio ospedale di Laskar Gah, dopo l’arresto di 6 membri del suo personale, accusati incredibilmente di terrorismo, tra i quali i tre italiani Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani:
 
 «Sono arrivati a Kabul, i 6 cooperanti di Emergency che erano rimasti a Lashkar-gah dopo l’irruzione della polizia, dei servizi segreti afgani e dei militari delle forze Isaf-Nato nell’ospedale di Emergency.
 Tra i sei, il logista dell’ospedale di Kabul che era andato a Lashkar-gah subito dopo l’irruzione, una anestesista e tre infermiere italiane e un fisioterapista indiano che lavoravano nella struttura. In seguito alle operazioni che hanno portato al prelevamento di Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani, lo staff era rimasto nell’abitazione degli internazionali in città.
 Lo staff di Emergency non era più entrato in ospedale dal momento dell’irruzione e da allora Emergency non ha più la responsabilità delle attività dell’ospedale.
 Scaduti i termini di 72 ore per il fermo, ancora non si hanno notizie sulla posizione giuridica dei fermati, tra cui Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani. A Emergency al momento non risulta che sia stata ancora formulata alcuna accusa a loro carico né che siano stati indicati i diritti a loro tutela, compresa la possibilità di nominare un avvocato difensore.
 Emergency è in attesa di ricevere ulteriori informazioni sulla condizione dei fermati da parte della rappresentanza diplomatica italiana a Kabul che sta seguendo l’evolversi della situazione».
 
 Oggi [14 aprile] Gino Strada, fondatore di Emergency, ha dichiarato a Sky Tg24 che l’Italia «ha tutti i mezzi per poter dire semplicemente ‘consegnateci i nostri tre connazionali subito e in ottime condizioni’». «È ora», ha sottolineato Strada, «che chi di dovere si dia una mossa». Un riferimento che va senz’altro al governo italiano e al suo ministro Frattini, che sin dall’inizio della vicenda hanno seminato dubbi sull’operato dell’Ong italiana e ora domandano che l’Afghanistan acceleri le proprie indagini.
 «Quali indagini», ha scritto Giuliana Sgrena sul manifesto in edicola oggi, se le autorità afghane smentiscono se stesse in continuazione e non sono state in grado di formulare un’accusa nei confronti dei tre italiani, trattenuti oltre i limiti della stessa, poco rassicurante, giustizia afghana?».
 Se di fronte all’arroganza afghana il governo non interviene si tratta certo, secondo la Sgrena, del fatto che anche agli occhi di Roma Emergency è colpevole: «colpevole di essere sempre stata contro la guerra, contro gli eserciti che disseminano mine mutilando soprattutto bambini e di aver prestato cure a tutte le vittime di tanti orrori», diventando così uno scomodo testimone delle stragi occidentali.
 «Quello di Laskar Gah rappresenta un precedente pericoloso: se in luoghi di conflitto i medici non potranno più operare e i giornalisti già non ci sono più per testimoniare, tutto potrà succedere nell’assoluta omertà».
 L’attacco a Emergency altro non è se non «l’inevitabile conseguenza della partecipazione a una guerra che continua a degenerare di fronte all’impossibilità di avere il controllo del paese». Ma la Nato non intende ragione e il "premio nobel per la pace", Barack Obama, pensa di riuscire dove fallirono inglesi e sovietici intensificando quei bombardamenti dei quali Emergency è testimone indesiderata.

 
 Sabato 17 aprile ore 14.30 piazza Navona (Roma): manifestazione per chiedere la liberazione degli operatori di Emergency arrestati in Afghanistan

 Firma l’appello di solidarietà sul sito
di Emergency


 Nella foto, il solito «cartello giallo, con una scritta nera» che segna il solito limite invalicabile.

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