Quella che "espongo" virtualmente qui sopra è la bandiera tibetana.
Dei rapporti difficili fra il Tibet e Pechino ho un’opinione precisa che in questa sede non deve interessare, perché ora la notizia è che la bandiera tibetana che sventolava sulla scuola di sci di Gressoney (Aosta) è stata fatta togliere su richiesta della delegazione sportiva dell’esercito cinese che partecipa ai primi Giochi mondiali militari invernali. Delle perplessità circa il "camuffamento" di chi fa la guerra con la retorica della pace (attraverso lo sport i militari contribuirebbero a «pace» e «tolleranza», secondo il comitato organizzatore) ho detto altrove. Ho anche parlato dell’ipocrisia di chi considera «Stati canaglia» la Cina e l’Iran e poi invita ai Giochi loro delegazioni militari (i commilitoni, insomma, di quei militari che nei loro Paesi reprimono il dissenso). Lo stesso discorso vale per la Turchia che perseguita i kurdi.
La novità è che queste delegazioni sono in grado d’imporre il loro punto di vista su questioni che dovrebbero invece vederle sedute al banco degli imputati. Quale legge dello Stato italiano impone di accontentare Pechino chiedendo alla scuola di sci di un comune di montagna di togliere una bandiera sgradita? Perché la Valle d’Aosta, o il comune di Gressoney, o la scuola di sci di cui sopra devono accettare il punto di vista ufficiale cinese sulla questione del rispetto dei diritti umani in Tibet?
Con il parere contrario del direttore della scuola, Mauro David, ma con l’assenso della maggioranza dei maestri, la bandiera è stata ammainata, evitando così l’incidente diplomatico. Certo, nessuno ha fisicamente obbligato i maestri di sci a rimuovere il vessillo, ma non è possibile ignorare le pressioni ricevute.
Un bell’inizio, non c’è che dire, per Giochi che la retorica vorrebbe «di pace». Un po’ come per le «missioni» militari nel mondo.
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1) non ha senso parlare di rapporti difficili tra Tibet e Pechino, come parlare di rapporti difficili tra Sardegna e Roma.
2)non vedo proprio per quale motivo la Cina dovrebbe essere messa al banco degli imputati.
3) la richiesta è assolutamente legittima
4)non la legge ma il buonsenso e il rispetto che hanno imposto una scelta di questo tipo.
5)un post senza senso
Bè, non sono d’accordo.
1) Che parliamo di rapporti tra due Stati o di una regione con la sua capitale, questi «rapporti» sono «difficili» lo stesso e, con questo eufemismo, intendo un bel po’ di repressione.
2) E’ per questa repressione che ho messo la Cina sul banco degli imputati. Se non sei d’accordo, bè, magari sbaglio io, ma questo è un punto sul quale non possiamo intenderci. Per me è in corso una violazione continua dei diritti degli abitanti del Tibet e non sto parlando del diritto all’autodeterminazione, ma di quelli fondamentali.
3) Il messaggio del mio articolo, però, è un altro ed è qui che la «sciocchezza», a mio parere, la scrivi tu: la richiesta non è affatto «legittima»: lo sarebbe se il comune di Gressoney, o la Regione Valle d’Aosta avesse esposto la bandiera del Tibet dopo aver invitato la delegazione cinese. Una scuola di sci (che peraltro, non l’ho specificato, la bandiera ce l’aveva da anni, non l’ha messa per l’occasione) ha il diritto di esporre quello che vuole, a meno che la legge italiana (non cinese) lo vieti esplicitamente.
4) Sul buonsenso sono d’accordo: si è evitato l’incidente diplomatico, eccetera eccetera: ma per me che sono antimilitarista è solo l’ennesima prova che Giochi che il comitato organizzatore vuole di «pace» e «tolleranza» inziano sotto pessimi auspici.
5) Non sono d’accordo. Forse un po’ affrettato, ma non senza senso.
Cambia mestiere e’ meglio, spari solo cazzate
Grazie. Il giorno che ti diranno di togliere le tende di casa tua perché danno fastidio alla delegazione del tal Paese che è venuta in visita in città cambierai idea. Pensa quello che vuoi del Tibet o della Cina, ma nessuno, slavo la legge, ha il diritto di dire che cosa puoi o non puoi esporre. Questo è talmente elementare che evidentemente a qualcuno sfugge. PS: questo è un blog, non è il mio mestiere. Se non ti piace ciò che dico, vai da un’altra parte.
rispondo solo al punto 2 che è il vero succo del discorso.
i tibetani non subiscono alcuna violazione del loro diritti fondamentali. anzi hanno più diritti dei cinesi han.
non so da dove questa tua convinzione venga fuori ma è falsa.
te lo dice uno che ha studiato molto questo tema.
Ho l’abitudine di non parlare con presunzione di cose che non conosco a fondo e non amo la retorica dei media su certi argomenti, tuttavia sul mancato rispetto dei diritti umani in Tibet esistono talmente tante voci fra loro concordi che mi è sempre sembrato di poterla dare per scontata, come anche la “cinesizzazione” forzata della regione. Qualora avessi ragione tu, comunque, e io fossi vittima di cattiva informazione, a me sembra centrale il punto 3. Non è che il comitato organizzatore dei Giochi ha esposto la bandiera della Regione autonoma del Tibet. Lo ha fatto (nel 2008) una scuola di sci. In un articolo sulla Stampa di oggi, nelle pagine regionali, il direttore ha invocato la sua «buona fede» in una causa che per lui è autentica. E’ normale che la delegazione cinese pretenda la rimozione? E’ normale che essa sia accettata? Se anche la repressione cinese in Tibet fosse per intero un’invenzione dei media, questo non è normale, né accettabile, perché la scuola di sci in questione non è un soggetto istituzionale e perché – a torto o a ragione – la Regione Valle d’Aosta ha più volte espresso solidarietà alla causa tibetana. Ora, di fronte al “pericolo” che una delegazione di militari si ritiri, quanto detto e fatto finora può tranquillamente essere dimenticato, la bandiera va tolta e la Cina è l’ospite gradita. Se un domani tu volessi, potremmo parlare più a lungo sulla Cina in generale: io non condivido l’analisi che in occidente si fa di quel Paese, ma credo che ci siano moltissime ombre e – personalmente – sono poco propenso a credere nelle buone intenzioni degli Stati (tutti) e soprattutto dei loro eserciti.
La delegazione cinese non ha preteso ma ha chiesto la rimozione della bandiera intesa come una provocazione.
la stessa bandiera tra l’altro che piaceva tanto a Mao.
la Cina può avere moltissime ombre come tutti i paesi del mondo, ma non esiste e mai è esistita nessuna cinesizzazione del Tibet, e nessun genocidio in Tibet.
le voci “concordi” che citi in realtà alla fine è sempre la stessa e viene da Dharmsala.
se ti vuoi informare ho scritto e raccolto diversi post sull’argomento Cina e Tibet sul mio blog, basta cliccare sulle categorie apposite per leggerli.
inoltre sto cercando di incalzare Pietro Verni sul suo blog (freetibet.eu), fondatore e per anni presidente della fondazione dell’Italia-Tibet, sulle presunte prove di questo genocidio senza avere alcuna risposta a proposito, anzi sentendomi rispondere che le prove ci sono ma non possono essere mostrate perchè la Cina a differenza della Germania nazista non ha perso una guerra!!!!
oppure mi è stato detto che la prova sarebbe la risoluzione di condanna del parlamento europeo.
peccato che quella risoluzione sia stata scritta da Verni stesso, allora portaborse di un deputato dei verdi.
la prova del genocidio tibetano sarbebe quindi per lui la risoluzione di parlamentari che per votarla si sono basati unicamente sulla relazioncina del presidente dell’associazione Italia-Tibet.
curioso, quanto meno.
sui testi scientifici che invece ho consultato per scrivere la mia tesi invece di questo genocidio non c’è traccia e anzi si parla dello sviluppatissimo e avanzato sistema di tutela delle minoranze che si ha in Cina, che ha pochi pari nei paesi occidentali .
Lafitte lo so che sei un agente del governo cinese, non intossicarci
accusando gli altri di essere “agenti del governo cinese”, quando proprio le organizzazioni free tibet sono le prime a ricevere finanziamenti, da washington. è queste non sono balle ma cose ammesse pure dal dalai lama.
no purtroppo non vedo una lira per quello che scrivo qui o altrove. scrivo solo quello che è la verità.
Scusatemi l’intervento ma è per “ragioni personali”.
Vedo che l’amico Lafitte, non contento di contribuire alla dinamizzazzione del mio blog (grazie per la citazione) mi fa anche l’onore di citarmi anche su altri siti riportando però le cose in modo non del tutto comprensibile.
Quindi solo per chiarezza. Considero un onore ed un vero privilegio aver potuto collaborare per quasi un decennio (“portaborse”, scrive Lafitte in realtà prima come consigliere e poi come assistente) con la parlamentare europea Adelaide Aglietta. Nell’ambito del mio lavoro ho anche scritto il testo di un paio di risoluzioni parlamentari da lei presentate sul problema tibetano che sono state discusse a fondo e poi approvate dal Parlamento Europeo. In queste risoluzioni, soprattutto in quella del luglio 1995, non si parla di genocidio tibetano ma di gravi violazioni dei diritti umani operate dalla Cina in Tibet. Si riconosce però al Tibet lo stato di nazione illegalmente occupata. Per scrupolo riporto per intero i punti B e C della risoluzione.
“B. considering that, throughout its history, Tibet succeeded in maintaining a national, cultural and religious identity distinct from China until this began to be eroded following the Chinese invasion;
C. reaffirming the illegal nature of the invasion and occupation of Tibet by the People’s Republic of China; whereas, before the invasion by China in 1950, Tibet was recognized de facto by many countries and whereas it is an occupied territory according to the principles laid down by international law and the resolutions of the United Nations;”
Di genocidio nei confronti del popolo tibetano parla invece l’estesa relazione , contenuta in due documenti (1959 e 1960) pubblicati dalla Commissione Internazionale dei Giuristi.
Infine ho più volte fatto notare a Lafitte sul mio blog che in questi documenti sono contenute le prove di questo genocidio nonostante la difficoltà di reperirle dal momento che i cinesi occupano il Tibet. Il riferimento all’olocausto ebraico era perché sostenevo in quella discussione che, nella malaugurata ipotesi che la Germania nazista avesse vinto la guerra, della tragedia immane di cui è stato vittima il popolo ebraico se ne sarebbe saputo pochissimo. Seppure se ne sarebbe saputo.
Mi scuso per l’intervento a titolo personale ma dal momento che un frequentatore di questo blog (che non conoscevo) me lo aveva segnalato mi è sembrato corretto spiegare a cosa Lafitte si riferisse.
Per quanto riguarda l’episodio della bandiera, che dire? Mi sembra che illustri molto bene la disponibilità del governo cinese a dialogare e ad ascoltare le ragioni degli altri.
Piero Verni
il sottoscritto ha solamente invitato il titolare del blog a dare un’occhiata al blog di Verni in modo di verificare con i suoi occhi se quello che dico è vero o falso.
quindi tutte ste preoccupazioni e rettifiche di Verni mi sembrano fuori luogo.
ad ogni modo conferma nella sostanza quello da me detto, quindi…
riguardo le prove nelle risoluzioni non ce n’è traccia e d’altronde , dato che le ha scritte lui, mi chiedo come mai non me le indica direttamente.
sarà che non esistono?