Magari non ho fatto in tempo a commentare il solito golpe, questa volta il cambiamento in corso d’opera delle regole elettorali, con un decreto «interpretativo» che non interpreta un bel niente, perché universalmente condivisa era la spiegazione originale circa l’esclusione di alcune liste del Pdl dalle elezioni regionali. I responsabili della presentazione delle liste presso il Pdl avevano sbagliato, ecco tutto.
Il decreto, palesemente in contrasto con quanto previsto dalla Costituzione, ma anche con il "buon senso democratico" che dovrebbe animare l’opinione pubblica o quantomeno le istituzioni di una presunta democrazia, è stato firmato dal Capo dello Stato. Non mi sorprende. Non è la prima volta che Napolitano comincia col mostrarsi infastidito e poi firma. Un po’ come a scuola, con quegli alunni che amano scrivere: gli dai da fare una pagina e ne fanno tre. Dapprima brontolano, ci mancherebbe; ma poi vanno avanti per pagine e pagine, dimenticando in questo modo di rileggere, controllare, correggere. Firmasse di meno e stesse più attento a rileggere, il Capo dello Stato!
E mentre ci interroghiamo se la mia innocua battuta è o non è vilipendio nei confronti della prima carica istituzionale di questo Paese, approfitto dell’occasione per aggiungere che, in fondo, la firma del decreto importa solo fino a un certo punto. Quelle liste, in fondo, sarebbero state presentate comunque (sarebbe stato sufficiente farlo secondo le regole), ma per il momento (sottolineo per il momento) non ci hanno ancora imposto il vincitore per decreto (tipo: «Ha vinto Tizio ma io interpreto che abbia vinto Caio. Interpreto, ho detto, e chi siete voi per obiettare?).
Voglio dire che il decreto salva-liste è un fatto gravissimo, ma che il golpe bianco di cui sopra è solo l’ennesimo degli stravolgimenti del dettato costituzionale operati da Berlusconi e anche – è il caso di dirlo – dal centro-sinistra.
Stavolta il Pd è insorto. Ma non è insorto quando i suoi parlamentari votavano insieme alla destra la permanenza dei soldati italiani in Afghanistan. Non è insorto quando, con il beneplacito di Napolitano, si è calpestato l’articolo 11 della Costituzione. Non è poi tanto insorto (anzi, spesso ha cercato di scavalcare a destra la destra) neanche quando si è cominciato a battere sulla sicurezza, a portare in strada le ronde leghiste, e quando sono state introdotte le leggi razziali che fanno di un clandestino un criminale per il solo fatto di esistere. E Napolitano ha firmato, come il re d’Italia nel 1938.
Stavolta il Pd è insorto. Con i suoi beati distinguo. Sì il no al decreto, no il sì a Di Pietro. Il Capo dello Stato non si può criticare. Il Capo dello Stato si può anche criticare ma non si può andare in piazza contro il Capo dello Stato. Manifestazione sì, ma senza Di Pietro. Manifestazione con Di Pietro se cambia i toni… La solita baraonda allegramente inconcludente, miscela perfetta per garantire altri 20 anni di berlusconismo rampante.
In tutto questo, rilancio quanto dicevo QUI: andate a votare! Sembrerà paradossale, assurdo, persino offensivo, in questo clima, ma andate a votare. E con la vostra scelta elettorale penalizzate i protagonisti di questa ennesima violazione della democrazia. Non date il vostro voto al Pdl. Non date il vostro voto, se potete, neppure al Pd–senza-elle. Sprecate 5 minuti della vostra esistenza nella cabina elettorale e poi tornate alle cose serie: l’informazione, la piazza, il confronto, l’associazionismo. Componete canzoni e sberleffi contro questo potere, totalmente incurante del concetto di sovranità popolare.
Ma, per quello che costa, votate. Non lasciamo nessuna via intentata.
PS: C’è un bellissimo gruppo su Facebook: Chiedi anche tu di votare un’ora dopo la chiusura del seggio elettorale. Perché «non far votare il cittadino anche dopo la chiusura dei seggi elettorali provocherebbe un grave vulnus di carattere politico e costituzionale. Il voto è un diritto!».
Ci si potrebbe domandare il perché della foto di questo articolo. Magari perché il suo autore lo ha riletto…
il ragionamento fila perfettamente. o meglio, le tue idee sono più o meno confuse quanto le mie.
ma allora non si capisce da dove arrivi la conclusione.
pensi che freghi qualcosa a qualcuno di un’impennata delle schede nulle?
o dei voti a qualche partito marginale (e marginalmente meno compromesso)?
o del non voto, se è per questo?
o meglio, pensi che qualcuno darebbe la notizia con rilievo sufficiente?
sulla base delle cose che racconti, e da parte mia anche di qualche ragionamento sul funzionamento di quella cosa che chiamano democrazia, a votare non ci si va.
e lo si fa accettando la consapevolezza che così facendo non si rinuncia a nulla di valore.
si prende solo atto della inutilità del meccanismo della democrazia rappresentativa.
Forse. Di sicuro il voto, in questo momento storico, è piuttosto ininfluente. 5 minuti in cabina, tuttavia, secondo me male non fanno, al massimo non producono nessun risultato. Anche perché, come dici, «pensi che freghi qualcosa a qualcuno […] del non voto»? L’importante è non limitarsi a questo tentativo inutile, ma poco dispendioso, di partecipazione.