Un Paese razzista

 

 
 Quando
le vittime passano per oppressori, magari perché nei disordini è
bruciata la macchina di quello che non c’entrava nulla; più
probabilmente perché è stata incendiata anche quella di chi con il
clima d’odio anti-straniero c’entra eccome (mi riferisco al normale
cittadino); quando chi vive e lavora schiavo raccogliendo arance o
altra frutta per 20 euro al giorno, pagato o non pagato a seconda
dell’umore del suo aguzzino; quando chi non ha cittadinanza né diritti
è costretto a dormire in casermoni in disarmo, senz’acqua, senza luce né gas;
quando finalmente l’oppresso alza la testa e si ribella, si manifesta,
cerca di spezzare gli equilibri criminali nei quali è stato costretto;
quando tutto questo accade, si trova sempre qualcuno disposto a
ribaltare la realtà, a chiedere la pelle dello schiavo per compiacere
il padrone impermalosito.
 
 Oggi in Italia esiste un sistema
razzista e schiavista
, prepotentemente alimentato dal governo del Paese
e dai media, fortemente voluto dai nostri valorosi imprenditori
bisognosi di carne da fatica.
 
 Quando per reazione a disordini
inevitabili a causa della mancanza di qualsiasi politica d’integrazione
i cittadini girano armati di spranghe e fucili per farsi giustizia da soli e il
ministro dell’interno soffia sul fuoco del linciaggio invece di
spegnere l’incendio; quando si parla a sproposito di tolleranza nei
confronti della clandestinità (Maroni dovrebbe parlare di FABBRICA
della clandestinità, con riferimento alla legge Bossi-Fini, che rende
impossibile la regolarizzazione degli immigrati e li costringe ai
margini della società); quando tutto questo accade, ogni civiltà, ogni
diritto è morto
. I cittadini italiani in cerca di linciaggio, non gli
immigrati, hanno trasformato le strade di Rosarno nella main street di
una città del West.
 
 Trovo sia sempre più urgente mostrare che
cosa sia realmente l’immigrazione in Italia (una realtà produttiva e
assistenziale, una necessità del Paese), ad esempio con lo sciopero degli stranieri
indetto per il primo marzo. Ognun* di noi deve fare tutto quanto è
possibile per smascherare il falso assunto immigrazione-delinquenza.
Anche perché a Rosarno sono i padani che stanno con la mafia.
 
 Ha
scritto
molto bene Alessandro Dal Lago sul manifesto del 9 gennaio che
addebitare alla «tolleranza» ciò che sta succedendo a Rosarno è «una
spudorata violazione del buon senso». «Da un anno e mezzo, il governo
[…] smantella i campi nomadi, scheda Rom e Sinti, blocca i migranti
in alto mare e li rimanda in Libia, affidati alle cure di quel
simpatico difensore dei diritti umani di Gheddafi, il grande amico di
Berlusconi. E che dire del pacchetto sicurezza e di quei sindaci della
Lega che invitano i cittadini a denunciare i clandestini? E degli
innumerevoli gesti di disprezzo e razzismo, della propaganda xenofoba
ufficiale e ufficiosa, della persecuzione a ogni livello di chi non ha
i documenti in regola e anche di chi ce l’ha? Le condizioni di vita
degli stranieri impiegati nell’agricoltura stagionale sono
schiavistiche per i vescovi e persino per "Farefuturo". Che si tratti
di sovversivi?».
 
 E ancora: «Se tutti i quattrini spesi nella
gigantesca bufala della sicurezza fossero stati usati per accogliere e
aiutare i lavoratori stranieri (di cui si occupa solo il volontariato),
a Rosarno non sarebbe successo nulla». Ma ce n’è anche per
l’opposizione, del tutto inadeguata a contrastare l’imbarbarimento in
corso nel Paese. «Perché quello che non si è voluto capire, nel
centrosinistra degli ultimi vent’anni, è che sui diritti umani
fondamentali – che si sia al governo o all’opposizione – si transige
solo al prezzo di un’irrimediabile degradazione della vita sociale».
 
 Parole sulle quali meditare con urgenza.


 Alessandro Robecchi: Avanti Arditi!
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 Lezione di futuro [da Movimento Antilega]
 
Primo marzo 2010, sciopero degli stranieri

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