Switch off

 
 Da metà
settembre
la Valle d’Aosta (la regione in cui abito), è passata al
digitale terrestre. Se non ne avete sentito parlare è solo perché della
Valle d’Aosta non parla mai nessuno.
 Se non ne ho mai parlato io, invece, è perché non m’importa molto
della televisione, anche se forse un pezzo di "costume" l’avvenimento
l’avrebbe meritato. Siccome alla fine ho comprato il decoder
(non è stata una scelta mia, lo giuro!) e mi sono dovuto sbrigare per
usufruire del contributo regionale (o statale? boh), mi sono ritrovato
in un ipermercato insieme a tanta gente impazzita, che cercava di
capire quale marca o modello comprare. A me che guardavo con occhio
distaccato, sembrava tutto assurdo: è vero, meglio col contributo che
senza, ma l’idea di sbrigarsi per non perdere l’appuntamento della
notte con Bruno Vespa…
 Oggi ho deciso di raccontare il mio switch off (un argomento
tutt’altro che frivolo in un Paese fondato sulla telecrazia) perché
finalmente stasera potrò godermi AnnoZero, il programma che tanto ha
fatto infuriare in questi giorni Berlusconi e i suoi accoliti. Confesso
che sono curioso di sentire che cosa ha da dire Patrizia D’Addario,
presente in studio, ma soprattutto si tratta dell’ennesima occasione di
resistenza: nell’Italia del 2009 guardare un programma di
approfondimento politico "non pastorizzato" è infatti una specie di
scelta di campo.
 «Finalmente stasera potrò godermi AnnoZero», dicevo. Perché da un paio
d’anni, per abituarci al momento drammatico dello spegnimento del
segnale analogico, ad Aosta non si prendevano più Rai 2 e Rete 4, a
meno di non avere il decoder. Il canone Rai, però, si pagava intero.
 Di AnnoZero e delle vicende dei vari Santoro, Vauro, Travaglio,
attaccati senza timore del ridicolo dal presidente del consiglio, fino
a oggi, ho letto solo sui giornali.
 La curiosità per un programma televisivo è, per me, una cosa
abbastanza nuova. Accendere la tivù – negli ultimi anni – è consistito
in una specie di scelta/non scelta fra trasmissioni tremende, serie
televisive più o meno imbecilli, reality, cattiva informazione,
intrattenimento becero… Devo dire che il digitale, da questo punto di
vista, è stato un passo avanti. Ora capto Raisat Extra, che un po’
d’informazione la fa, anche nel senso dell’inchiesta televisiva.
 L’altra sera, ad esempio, c’era Saviano dalla Bignardi; un’altra volta sono capitato su Presa Diretta, di Riccardo Iacona (ma Presa Diretta è anche su Rai 3, per cui qual è il vantaggio del digitale?). La
trasmissione stava indagando sullo stato di salute delle aree monumentali più
importanti d’Italia: ho scoperto con raccapriccio che i mosaici che
coprono i pavimenti di Pompei stanno andando a pezzi sotto i piedi di
tre milioni di turisti annui, senza che il ministero dell’ineffabile
Bondi stanzi i fondi necessari per il loro recupero; che all’interno
della città romana c’è un edificio abusivo, abitato, che non si riesce
a espropriare per mancanza, ancora, di fondi. Stesso discorso per un
ristorante adiacente agli scavi. Non sono ancora stati riparati del
tutto i danni della seconda guerra mondiale, mentre una colonna è
puntellata con il legno fin dal terremoto del 1980. Ho visto una zona
archeologica stupenda (non ricordo il nome) in Molise, con tanto di
teatro e basilica, assolutamente dimenticata dai turisti perché non
inserita nei percorsi "ufficiali" e invasa dall’erba perché mancano i
soldi per fare un po’ di giardinaggio, figuriamoci tenere su i muri. La
reggia di Caserta è colpita dall’umidità, che sta deteriorando i
manoscritti dell’archivio borbonico. I viali dell’enorme parco sono in
disarmo e quando c’è vento vengono chiusi per evitare che il crollo di
alberi costituisca un pericolo per i visitatori. Molte stanze sono perfettamente
restaurate, ma chiuse per mancanza di personale. La piscina mirabilis
di Napoli, una splendida cisterna scavata nel tufo, con arcate e
colonne, è praticamente dimenticata e, per accedervi, il turista deve
chiedere la chiave a una signora che abita lì vicino e che è stata così
gentile da prestare il suo aiuto.
 Si potrebbe continuare, in attesa che qualcuno scriva una Bondiade,
poemetto satirico sul nostro ministro-poeta; preferisco citare il caso
di un museo francese, mostrato nel programma, che – investendo in
cultura – aumenta ogni anno le visite e si ripaga abbondantemente le
spese. Perché, sostiene una rappresentante delle istituzioni locali, per ogni
spesa effettuata per il turismo e per l’arte, si ricava 19 volte di
più
. Chissà che almeno questo non entri nelle orecchie dei mercanti che
hanno occupato il tempio della Repubblica.
 PS: Il digitale terrestre permette forse un po’ più di scelta, ma spesso i programmi sono gli stessi dell’analogico. Il rischio è che l’innovazione tecnologica sia la solita bufala:
puoi giocare con Gerry Scotti a Chi vuol esser milionario? accendendo
la casella che ritieni giusta con il tuo telecomando, oppure puoi
guardare i programmi di un’ora prima, scegliendo i vari canali "+ 1".
Roba che se sei bravo riesci a vedere contemporaneamente Uomini e Donne
e Amici e ti fai un’abbuffata di Maria De Filippi.

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2 risposte a Switch off

  1. Mario scrive:

    Ho scritto molto velocemente l’articolo; può darsi che vi siano alcune imprecisioni, ma spero di aver reso l’idea…

  2. Mario scrive:

    Scusate gli autocommenti… Com’è stato Annozero? Boh, non so se mi è piaciuto o no. Troppe interviste sparse, insopportabili i «guastatori» invitati perché dev’esserci sempre il contraddittorio. Chi grida e parla addosso agli altri dovrebbe essere cacciato dal programma. Contraddittorio, poi, dovrebbe significare che la TV dà spazio a tutti, ma mica lo stesso spazio! Sennò diventa un’arena…

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