A/H1N1: la posizione dell’Associazione culturale pediatri

 La posizione dell’Associazione culturale pediatri sulla nuova influenza A/H1N1
 Lettera aperta ai politici, ai professionisti delle salute e
ai mezzi di comunicazione

 da Quaderni acp
 

 Quello che sappiamo per certo di questo nuovo virus
influenzale A/H1N1, è che per ora si è dimostrato meno aggressivo della comune
influenza stagionale. Diventa perciò difficile capire perché sia stato
dichiarato lo stato di pandemia modificando addirittura i criteri della
definizione (è scomparsa ad esempio l’elevata mortalità), come spiega Tom
Jefferson della Cochrane vaccines field in un’intervista a Spiegel. Nessuno è
però in grado di dire se in futuro questo virus si modificherà e diventerà
pericoloso. Il suo comportamento, come quello di tutti i virus, è assolutamente
imprevedibile.
 
 
La bassa mortalità, ossia quanti morti rispetto ai casi,
riscontrata finora nei paesi dove l’A/H1N1 è già circolato ampiamente (dello
0,3% in Europa e 0,4% negli USA), potrebbe essere in realtà ancora inferiore
perché facilmente diversi casi con sintomi lievi sfuggono alla sorveglianza e
alcuni decessi possono essere dovuti ad altre cause presenti e non al solo
virus.
 
 
I sintomi della nuova influenza sono assai generici (febbre,
tosse, raffreddore, dolori muscolari, malessere, vomito o diarrea) e, come
quelli dell’influenza stagionale, possono essere causati da molti altri virus o
batteri. Questo è uno dei motivi per cui il fenomeno “influenzale”, nel suo
complesso, viene generalmente sovrastimato.
 
 
I vaccini contro il nuovo virus A/H1N1 sono ancora in fase
di sperimentazione. Nessuno è in grado oggi di sapere se e quanto saranno
efficaci e sicuri. Ma per diventare aggressivo il virus dovrebbe cambiare (per
mutazione? riassortimento con altri virus?), quindi i vaccini mirati al virus
attuale, potrebbero non essere utili. Sulla sicurezza sia l’Organizzazione
mondiale della sanità (OMS) che l’Agenzia del farmaco europea (EMEA), fanno
presente la necessità di un’attenta sorveglianza post-marketing per rilevare
eventuali effetti collaterali che potrebbero manifestarsi con l’uso su grandi
numeri, anche perché alcuni vaccini sono allestiti con tecnologie nuove.
Abbiamo già visto durante la pandemia del 1976, diversi casi di Guillain-Barré
(una neuropatia periferica) associati alla vaccinazione di milioni di americani
contro un virus anch’esso di derivazione suina. Chi decide di vaccinarsi,
dovrebbe firmare un “consenso informato” che illustri con precisione benefici e
rischi.
 
 
Quanto al vaccino contro l’influenza stagionale, recenti
studi confermano i dubbi sulla sua efficacia sia nei bambini che negli anziani.
E sotto i 2 anni di età, è risultato del tutto inefficace. Non si vedono quindi
motivi per offrire la vaccinazione stagionale ai bambini sani, per la quale
oltre a tutto, ci dice il Center for Disease Control europeo (ECDC), per
prendere decisioni servono informazioni basilari come l’impatto della vera
influenza (numero di casi, ricoveri e complicazioni) nelle varie età dell’infanzia.
Informazioni che non abbiamo.
 
 
Riguardo agli antivirali a cui il nuovo virus è risultato
sensibile in laboratorio – Oseltamivir (Tamiflu) e allo Zanamivir (Relenza) –
non sappiamo quanto siano efficaci “in vivo”. Per ora non abbiamo studi al
riguardo. Si sa però che entrambi sono poco efficaci verso l’influenza
stagionale e sono già state segnalate resistenze del nuovo virus
all’Oseltamivir, in alcuni paesi (Danimarca, Giappone, Cina, USA). Inoltre non
va dimenticato che gli antivirali possono dare a volte effetti collaterali
importanti. Il 18% dei bambini in età scolare del Regno Unito a cui è stato
somministrato l’Oseltamivir in occasione dell’epidemia di A/H1N1, ha presentato
sintomi neuropsichiatrici e il 40% sintomi gastroenterici. Gli antivirali vanno
quindi usati solo su indicazione medica e solo per casi gravi o persone in
cattive condizioni di salute.
 
 
Sull’uso dei vaccini e degli antivirali, c’è chi come
Ernesto Burgio (direttore scientifico di ISDE, Medici per l’ambiente) esprime
un’ulteriore perplessità: entrambi potrebbero favorire la mutazione del virus
verso ceppi più aggressivi.
 
 Cosa fare?
 
 
Andrà innanzi tutto mantenuta calma e lucidità, di fronte
alle notizie allarmanti diffuse quotidianamente dai mezzi di comunicazione. Se
i casi di influenza saranno più numerosi del solito o il virus dovesse
diventare aggressivo, sarà importante permettere ai medici e alle strutture
sanitarie di dedicarsi ai pazienti più gravi.
 
 
La chiusura delle scuole – con tutte le sue ricadute sociali
– potrebbe essere presa in considerazione solo se in futuro dovesse circolare
un virus altamente aggressivo (non l’attuale A/H1N1). In tal caso andrebbero
chiusi anche tutti i luoghi di ritrovo come i cinema, le discoteche, ecc.
 
 
Potremo invece mettere in atto da subito le uniche misure
che si sono dimostrate efficaci nell’impedire la diffusione di tutti i virus
respiratori (come l’H1N1 anche se dovesse cambiare):
 
 – lavarsi le mani spesso e accuratamente, con acqua e sapone
 
 – ripararsi la bocca e il naso quando si tossisce o si
starnutisce (e dopo lavarsi le mani)
 
 – evitare di toccarsi occhi, naso e bocca, facili vie di
entrata dei virus
 
 – stare a casa quando si hanno sintomi di influenza
 
 – evitare i luoghi affollati quando i casi di malattia sono
molto numerosi
 
 
L’uso della mascherina è risultato efficace negli ambienti
di assistenza sanitaria, mentre per altre circostanze l’efficacia non è stata
stabilita.
 
 Luisella Grandori: Responsabile Gruppo vaccinazioni ACP
 Michele Gangemi: Presidente ACP


 La foto è tratta dal blog di Quaderni acp
 Sulla questione leggi anche La H1N1 in prospettiva. Fuori dall’allarmismo della stampa, dei farmaceutici e dei politici ecco i veri numeri, di Gennaro Carotenuto [da Giornalismo Partecipativo]

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