Berlusconi respinga se stesso

 

 Almeno alla fine Facebook ha cancellato il gioco razzista di Renzo Bossi,
quello in cui dovevi cliccare sulle imbarcazioni che si avvicinano
all’Italia per far «rimbalzare il clandestino», dimostrando così di
essere un vero leghista.
 
 Avvenire, il quotidiano dei vescovi, ha finalmente alzato i toni, accusando il pacchetto sicurezza e l’accordo con la Libia di essere causa non solo di tragedie, ma anche del nuovo clima d’indifferenza nei confronti dell’altro, della vita umana.
 
 «Quando,
oggi, leggiamo delle deportazioni degli ebrei sotto il nazismo ci
chiediamo: certo, le popolazioni non sapevano; ma quei convogli
piombati, le voci, le grida, nelle stazioni di transito nessuno li
vedeva e sentiva? Allora erano il totalitarismo e il terrore, a far
chiudere gli occhi. Oggi no. Una quieta, rassegnata indifferenza, se
non anche una infastidita avversione. L’Occidente a occhi chiusi»
 
 Così Marina Corradi sul quotidiano dei vescovi, e pazienza se il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, non trova di meglio che condannare l’uso improprio di certi accostamenti, che rischierebbero di banalizzare la Shoah.
 
 Fa bene
invece Corradi a richiamare un passato terribile, dal quale l’umanità potrebbe trarre
almeno qualche lezione, se solo la smetterà di
considerare
ciò che «è stato» – per dirla con Primo Levi – come la proprietà esclusiva di un singolo popolo.
 
 Meditate che questo è stato:
 vi comando queste parole.
 Scolpitele nel vostro cuore

 
 Viene
facile aggiungere: «perché questo non si ripeta. Perché sarebbe
potuto o potrebbe accadere a chiunque, presso qualunque popolo». Perché
accade tutti i giorni. Magari in Africa, magari in Palestina, magari in
mare.
 
 L’indifferenza s’impadronisce dei cuori. Che siano le navi
che solcano tranquille il mare senza soccorrere i barconi della
disperazione (anche perché si corre il rischio di avere fastidi con la
legge); o i giovani leghisti che cliccano su barconi elettronici mentre lo schermo grida la notizia di altri 73 esseri umani morti; o i passanti
che badano ai fatti loro, in città come in spiaggia, assistendo a
colluttazioni e pestaggi senza intervenire in soccorso dei più deboli.
 

 E allora.
 
 Il prossimo 30 agosto Silvio Berlusconi sarà in Libia per celebrare con una parata l’anniversario del trattato italo-libico, quello che ha reso possibili i respingimenti.
 
 Qualcuno dirà che non è il caso, specie dopo l’ultima tragedia. Così mi rivolgo direttamente al premier.
Presidente, metta a tacere gli sciocchi, dimostri che le celebrazioni
libiche sono una grande opportunità per il nostro Paese: dopo aver
assistito alla parata a Tripoli, ci resti, non faccia più ritorno.
 
 Dimostri, respingendo se stesso, che non c’è nulla d’inumano nella
politica praticata dal suo governo nei confronti dei migranti.

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