4 luglio No Dal Molin? Yes, we can!

 
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 L’approvazione
del «pacchetto sicurezza», che reintroduce in Italia alcune misure caratteristiche delle leggi razziali, è oggi l’emergenza maggiore che il nostro Paese deve affrontare, il punto più basso al quale siamo giunti da quando Berlusconi e i suoi amici hanno ripreso in mano le redini del potere. Tuttavia, quasi fuori tempo massimo, voglio spendere qualche parola circa la grande manifestazione che si terrà a Vicenza, domani 4 luglio, contro la costruzione della base americana al Dal Molin. Dico subito che questa volta, con mio grande dispiacere, non potrò essere presente, ma invito di cuore tutte e tutti quell* che potranno a partecipare, perché la vicenda vicentina mostra, più di ogni altro esempio di mobilitazione popolare, la cruda ingiustizia dell’imporre dall’alto, sulla pelle dei cittadini, una struttura e un modello in nessun modo condivisi con la popolazione. La base, a Vicenza, è contestata perché strumento di morte: nonostante Obama sia più simpatico di Bush, infatti, la politica estera statunitense non è cambiata e dalla pista del Dal Molin partiranno, senza che il governo italiano, quand’anche volesse, possa farci qualcosa, i cacciabombardieri che negli ultimi anni si sono macchiati di tanti massacri di civili inermi in Afghanistan e in Iraq.
 L’Italia è sempre più militarizzata e si sta trasformando in una specie di portaerei naturale, la piattaforma avanzata da cui l’esercito degli Stati Uniti trova conveniente proiettare la propria forza di offesa militare in Medioriente e in Africa. Non è questo il destino che vogliamo per il nostro Paese e la cittadinanza di Vicenza che lo ricorda ormai da 36 mesi, continuando a lottare in modo nonviolento e fantasioso, contro una base che ha ricevuto il plauso tanto dei governi di destra, quanto di quelli di centrosinistra. Ci sono anche ragioni ambientali e altre ragioni ideali per rifiutare una base militare in una Vicenza che non è stata direttamente consultata, ma che ha più volte espresso il proprio disaccordo; una Vicenza patrimonio dell’umanità per i suoi beni artistici, secondo l’Unesco, ma oggi circondata e quasi inghiottita dal cemento, frutto di un’industrializzazione selvaggia e di servitù militari già presenti nel territorio comunale (con tutti i disagi che la presenza dei soldati può causare alla città). Anche dal punto di vista delle risorse idriche, si ritiene che l’acqua, il più importante dei beni comuni, rischi di uscirne male: la nuova base potrebbe inquinare la falda idrica o, più semplicemente, aumentare a dismisura il consumo cittadino di acqua.
 Tutte le ragioni elencate e altre ancora porteranno, domani 4 luglio, festa dell’Indipendenza americana e ora data dell’indipendenza di Vicenza dalla base Usa, i cittadini vicentini e tutte quelle persone che raggiungeranno Vicenza dal resto d’Italia e d’Europa, a rivendicare il possesso del proprio territorio entrando nell’area dove dovrebbe sorgere la base per piantare un migliaio di bandiere No Dal Molin. Non si può continuare a far politica (o prendere decisioni) sopra la testa dei cittadini, senza neppure consultarli: la lotta di Vicenza contro la «base di guerra» è una delle speranze che animano oggi tanto questo Paese quanto il resto del continente per una democrazia più vera, dal basso, che possa contrastare la deriva autoritaria in atto.
 Vorrei poter andare, non posso, prego chiunque possa di prendere il mio posto.
 
 Visita www.nodalmolin.it


 Come raggiungere il punto di concentramento della manifestazione.
 Guarda, nel blog, le foto della manifestazione del 17 febbraio 2007.
 Guarda, nel blog, le foto della manifestazione del 15 dicembre 2007.

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3 risposte a 4 luglio No Dal Molin? Yes, we can!

  1. fabio scrive:

    Grandi!!! continuate così!! bella figura di merda fate con sti cortei “di pace” armati di sassi e fionde!!! eh ma siete il popolo della pace…. ma andate a lavorare!

  2. Mario scrive:

    C’eri? Io stavolta no, ma dalle cronache lette sui pochi giornali NON PER FORZA sempre a favore della base, del governo, degli eserciti, le cose non sono andate come dici tu. C’è stato un semplice tentativo di “forzare” un blocco assurdo (secondo gli accordi le forze dell’ordine dovevano essere DENTRO la base, non ai fianchi del corteo, pronti a massacrare le famiglie), caschi e scudi a mo’ di difesa, non d’attacco e – dall’altra parte – i blindati del Tuscania. Sì, mi fanno proprio pena i carabinieri armati di tutto punto contro i cittadini decisi a… manifestare! Poi, se vogliamo parlarci chiaro, era evidente che le forze dell’ordine non avrebbero mai consentito l’accesso a un’area considerata (per quanto indebitamente, a mio avviso) militare, ma c’è modo e modo di mantenere un punto di principio. La solita solfa a base di manganellate sui cittadini non è un buon sistema. Figura di merda, dici? Ancora una volta sì. Il problema è che l’ha fatta lo Stato e che le ragioni di una città non saranno ascoltate neanche stavolta.

  3. Mario scrive:

    PS. Un commento alla giornata di ieri da chi quella giornata ha vissuto:
    http://www.nodalmolin.it/spip.php?article380

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