Liberate Theresa

 
 Apprendo
dal blog di Samie e dal sito di PeaceReporter, che Theresa McDermott, attivista scozzese che viaggiava su una nave diretta a Gaza per portare aiuti umanitari, è stata "ritrovata" dopo essere scomparsa per quattro giorni: Theresa è detenuta in un carcere israeliano, arrestata per aver sfidato il blocco delle acque della Striscia, sulle quali – secondo il diritto internazionale – Israele non ha alcuna giurisdizione. Ciò nonostante, giovedì scorso, la «Tali» (la nave su cui viaggiava Theresa) è stata abbordata e dirottata. Tutti e nove gli attivisti presenti a bordo sono stati picchiati, secondo quanto riportato da Salam Khodr, giornalista di al-Jazeera.
 
 
Il clima di guerra permanente non ha abbandonato la Palestina con la fine dei bombardamenti israeliani e sembra che le elezioni stiano premiando chi ha fatto delle bombe la propria campagna elettorale. Pubblico di seguito alcuni versi miei, versi "di guerra", liberamente riproducibili e utilizzabili a scopo acommerciale, a patto di dire il nome dell’autore. Se qualcun* li vorrà utilizzare per pubbliche letture, sarò più che contento; in ogni caso penso sia il momento di darsi da fare e reagire alla barbarie (anche) organizzando serate, incontri pubblici d’informazione, letteratura, cultura. Ricordo la lunga (e splendida) poesia di Wu Ming 1 sulla vicenda di Eluana Englaro, pubblicata nel post precedente. Anche in Italia, infatti, le cose vanno maluccio e lo scontro di poteri, con Palazzo Chigi che tenta di prevalere sul Quirinale (utilizzando peraltro del tutto strumentalmente, e violando, il dolore di una famiglia) non lascia presagire nulla di buono, in termini di democrazia…
 
 Segue la poesia, che ho ambientato durante la guerra di Troia: Achille ha ucciso Ettore, eroe troiano, e ha fatto scempio del suo corpo. La notte, Priamo, re della città e padre dell’eroe ucciso, penetra segretamente nell’accampamento acheo, entra nella tenda di Achille e cerca di commuoverlo, affinché gli restituisca il corpo del figlio. Achille, scosso per le parole di Priamo, accetta di restituire al vecchio il cadavere, ma ciò non fermerà la guerra.
 
 «Invitto eroe, perché ti sei accanito
contro mio figlio e ne hai straziato il corpo?»,
chiese re Priamo entrando nella tenda.
«Niente pietà per chi non può reagire?»
E il figlio di Peleo rimase scosso:
«Tu qui nella mia tenda senza guardie?»,
gli domandò. «Sarebbe mio diritto
ucciderti e smembrarti e darti ai cani;
il mio dovere di buon cittadino
me l’imporrebbe e quello di soldato.
Ma, poiché vieni solo e disarmato,
d’ospitalità seguirò le leggi
e avrò pietà della tua bianca fronte».
Quindi l’eroe rimase silenzioso
e Priamo l’affrontò con piglio ardito:
«Perché ti sei accanito, invitto eroe?
Forse speravi di recuperare
la vita del tuo amico spegnendone
altre cento? O di trar gloria dal pianto
sconsolato delle madri, da queste
mie che vedi lacrime di padre? No,
tu vaneggi: che gloria può venire
a te che non puoi essere sconfitto
dall’ingaggiar battaglia con mio figlio
e dopo averlo ucciso farne scempio?
Tu non soffri ferite, se non quelle
dell’animo. Di queste sono piene
le nostre viscere. Così è la guerra,
così la stessa vita. E cosa mai
potremo opporre ai lutti, per vivere
in pace con noi stessi, oltre al perdono?
Che cosa, se non l’opera del braccio?
Chi portò distruzione costruisca;
chi tolse un figlio al padre gli sia figlio:
così credo vorrebbe anche Peleo,
se tu cadessi, spento dalla guerra.
Perciò, ti prego, accetta le parole
di questo vecchio. Restituiscimi
le spoglie di mio figlio, ch’io le possa
vegliare e dare loro sepoltura.
Se lo farai, diventerai mio figlio
e metteremo fine a questa guerra».
Così dicendo, piegò le ginocchia
il re di Troia e prostrò il capo in terra,
il palmo protendendo verso Achille.
«Alzati, vecchio», l’invitò l’eroe,
commosso dal dolore di quel padre.
«Prendi tuo figlio e va’. Ma non sperare»,
aggiunse con il volto assai turbato,
«che questo ponga fine alla mattanza:
l’esercito ha interesse a continuare,
così gli squali dell’alta finanza»

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