Talk force for Palestina

 Questo articolo è un invito a unirsi a una catena di blog, proposta da Samie,
per non perdere di vista la drammatica situazione di Gaza e della
Palestina. Per partecipare basta pubblicare questo post sul proprio
sito, avendo cura di aggiornare l’elenco degli "incatenati". Per
comunicare la propria adesione, si può lasciare un commento al post originale, al quale va fatto riferimento per leggere l’elenco aggiornato.



 
Talk force for Palestina
 
Con tutto
quello che sta succedendo in Italia è facile perdere di vista ciò che
sta accadendo a Gaza. All’improvviso non se ne parla più nei notiziari
se non in maniera marginale. Ha smesso di essere il fatto del giorno
ma, mentre i riflettori sono puntati altrove, gli illeciti, i soprusi,
le prevaricazioni continuano. Solo che non ne parliamo, come se questo
silenzio, di fatto, annullasse la tragedia palestinese, ridimensionasse
il numero dei morti e dei feriti, collocasse in un’altra dimensione la
realtà triste e sporca di una guerra vile e ingiusta.
 
 
Così
mi è venuta in mente l’idea di favorire, almeno in rete, la continuità
dell’informazione creando una catena tra i blog che si occupano della
causa palestinese… per non disperdere le notizie, per toccare con
mano l’entità della partecipazione, per avviare concrete iniziative di
aiuto e sostegno al popolo palestinese.
 
 
Lo so…
ci sono già blogger che sono attivi in tal senso. Ci aggreghiamo a
loro, li sosteniamo con forza, creiamo una talk force, un gruppo che
non molla nemmeno quando altre notizie o altri fatti rischiano di
oscurare ciò che sta accadendo in quei territori grondanti di sangue
innocente!
 
 Per partecipare basta pubblicare un post pro Palestina sul proprio sito, avendo cura di aggiornare l’elenco degli "incatenati". Per comunicare la propria adesione, si può lasciare un commento a questo post  al quale va fatto riferimento per leggere l’elenco aggiornato.
 

 
Io mi permetto di linkare il primo nodo della catena al blog di Vik Arrigoni:
 
 Guerrilla Radio
 Samie – TheObserver
 Mario Badino
 Canesciolto
 Gruppo Falastin
 Iacopo Venier
 Telepatti
 Altrosud
 Secondo Protocollo
 Pensiero Ruminante
 Passatorcortese
 Marginalia
 Angelo del Fango
 Grillo Sparlante
 Frammenti vocali in MO: Israele e Palestina
 Il Minatore Rosso

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4 risposte a Talk force for Palestina

  1. samie scrive:

    ok così…prendo il banner 🙂

  2. Mario scrive:

    E’ a disposizione… Ciao

  3. Andrea scrive:

    Una citazione di Ethan Bronner dal “New York Times” ci aiuta a capire il retroscena delle presunte crudeltà dell´esercito israeliano pubblicate ieri da molti giornali: “Dany Zamir, direttore del corso premilitare che ha sollecitato le testimonianze e poi le ha pubblicate e fatte filtrare sui giornali ha affermato di essere irritato dal peso crescente degli elementi nazionalisti religiosi […] molte delle testimonianze, pubblicate da un istituto affiliato all´ala sinistra del movimento dei Kibbutz, mostravano intolleranza dei soldati religiosi […] E´ evidente che il direttore del programma era felice di esporre le denunce” Capite la storia: per una lotta politica interna contro la destra religiosa questo signor Zamir ha “sollecitato” e “fatto filtrare” testimonianze, non vagliate da altri che lui, che diffamassero l´esercito e lo stato di Israele. Come ha scritto il “Jerusalem Post”, la sua morale sembra essere “quando tutti ce l´hanno con noi, è l´ora di unirsi al coro”, naturalmente per ragioni di politica interna. Complimenti, signor Zamir. Anche in Italia conosciamo il suo genere: dai nemici (antisemiti) mi difendo io, dagli amici (“democratici” “pacifisti”, “dagli alti principi morali” ecc.) mi guardi Iddio.

  4. Mario scrive:

    Quanto pubblicato dai giornali nei giorni scorsi non ha bisogno dell’approvazione del New York Times o del Gerusalem Post. Ripeto per l’ennesima volta (ma temo che non basterà) che bombardare l’area più densamente popolata al mondo NON E’ morale, indipendentemente dall’esistenza di una minaccia o meno per il proprio Stato. Bisognerebbe poi vedere dove finisce lo Stato, perché in fin dei conti non si può mettere sullo stesso piano la difesa dei confini assegnati dall’Onu e quella degli insediamenti illegali, ma questo lo dico soltanto en passant, perché cerco di essere nonviolento e per me la vita di tutti è altrettanto importante. Certo che se poi è immorale aver ucciso 5 innocenti coi razzi, ma è morale averne sterminati 1300 con le bombe intelligenti (così intelligenti da riuscire a colpire anche i bambini che giocavano a nascondino), mi sembra che ci sia qualcosa che non quadra. Per l’ennesima volta: io credo a quanto riportato dai giornali (o dobbiamo ascoltarli solo quando parlano bene di Israele?), indipendentemente da ciò che dice Ethan Bronner. Le prove del comportamento d’Israele sono evidenti. O vogliamo parlare di questo? http://www.repubblica.it/…/medio-oriente-52.html
    Ma se anche fosse tutto inventato, non mi cambia niente: qua non si tratta del singolo fatto, si tratta dello sterminio di un popolo, di un embargo odioso che toglie medicine e cibo alla popolazione civile, di volontari internazionali della Mezzaluna rossa che mi assicurano di non aver visto un solo ferito palestinese portato in Israele, ma di aver visto ospedali bombardati e ambulanze ferme perché Tsahal (l’esercito «più morale del mondo») impediva loro di raggiungere i feriti (c’è una denuncia della Croce rossa in proposito – disinformati anche loro?). Si tratta, l’ho detto, di 1300 cadaveri imbarazzanti e difficili da nascondere (e infatti le autorità di Tel Aviv non ci provano nemmeno). Di un possibile ministro degli esteri che ha proposto (scherzando?) di usare la bomba atomica contro il nemico, come gli Usa a Hiroshima. Di tunnel scavati per il cibo (e, CERTO, per le armi) e bombardati senza dare in cambio il cibo. Di muri che portano via terreni palestinesi. Di pericolosi guerriglieri con la kefiah travestiti da raccoglitori di prezzemolo addosso ai quali i soldati israeliani possono tranquillamente sparare. Di un Paese che non sarà mai un Paese se a Israele continuerà a essere concesso di non rispettare le risoluzioni dell’Onu o se la popolazione palestinese non crescerà al punto da rendere inevitabile la nascita di un unico Stato all’interno del quale i due popoli possano godere di uguali diritti in cambio di uguali doveri. Detto questo, che vuoi che me ne importi di un ethan bronner qualsiasi?

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