Gaza bombardata: più di 200 morti. La testimonianza di Vittorio Arrigoni (Guerrilla Radio)

 

 Facciamo finta
che una cassa da morto sia lunga 2 metri, 200 casse da morto son
lunghe 600 metri, più di mezzo chilometro. Ogni giorno molti di noi
percorrono almeno mezzo chilometro per andare al lavoro. Molti, per pigrizia, scelgono la macchina o il
tram. Immaginate invece di essere a piedi, per una volta, di camminare
lungo il marciapiede. E immaginate duecento casse da morto, poggiate in terra, una di seguito all’altra, come un macabro parapetto.
 A Gaza le bombe israeliane
hanno fatto fuori almeno 200 persone e ne hanno ferite altre centinaia.
I nostri media raccontano che sono state colpite centrali
terroristiche. Nella realtà sono stati bombardati i civili, ad esempio «il reparto infantile di un ospedale di Gaza», come denuncia il sito Infopal, cui rimando
per una cronaca dei fatti non viziata dalla lente deformante dei media
occidentali. Del resto, «Israele ha scelto il momento opportuno per
bombardare: l’ora di uscita dei bambini dalle scuole». Insomma: «È una tragedia immensa» e soprattutto una tragedia cercata.
 Qualche giorno fa, il premier uscente del governo israeliano, Ehud Olmert, aveva chiesto agli Usa, tradizionali difensori di Israele, di ripensare la loro politica nei confronti di Tel Aviv,
di avere il coraggio di stare talvolta «contro» le posizioni di
Israele, «per aiutarci a evitare una linea di eterno militarismo».
Chissà se Obama aderirà all’appello, di fronte alla nuova mattanza di
palestinesi.
 Ma di fronte
alla morte, alla carne umana sventrata e smembrata, non è forse ancora
il momento della riflessione: forse è soltanto il tempo del dolore e della
testimonianza. Come quella di Vittorio Arrigoni, attivista per i diritti dei palestinesi appena ritornato a Gaza
dopo essere stato arrestato illegalemente dalla marina israeliana
in acque palestinesi, espulso da Israele e ricondotto
forzatamente in Italia.
È naturalmente una testimonianza molto amara, scritta praticamente sotto le bombe e in mezzo ai morti. La traggo dal blog di Vittorio, Guerrilla Radio.
 
 Buon Natale e felice anno nuovo a Gaza da Israele
 di Vittorio Arrigoni

 
 Un
messaggio cordiale di fine anno a tg1 tg2 rete 4 canale 5 italia uno,
Claudio Pagliara su tutti, ma anche il tg3: ANDATE A FARE IN CULO.
 
 Siamo
sotto le bombe a Gaza, e molte sono cadute a poche centinaia di metri
da casa mia. E amici miei ci sono rimasti sotto. Siamo a 160 morti
sinora, una strage senza precedenti. Terroristi? Hanno spianato il
porto, dinnanzi a casa mia e raso al suolo le centrali di polizia.
 
 Mi
riferiscono che i media italiani tutti in toto danno per buono il
comunicato militare israeliano di basi terroristiche bombardate.
Cazzate. Li ho conosciuto, questi ragazzi, li ho salutati tutti i
giorni recandomi al porto per pescare coi pescatori palestinesi, o la
sera per recarmi nei caffè del centro. Diversi li conoscevo per nome.
Un nome, una storia, una famiglia.
 
 Sono giovani, diciotto
ventanni, per lo più che se ne fottono di Fatah e Hamas, che si sono
arruolati nella polizia per poter aver assicurato un lavoro in una Gaza
che sotto assedio ha l’80 percento di popolazione disoccupata.
 
 Aprite
le orecchie, colletti bianchi della disinformazione occidentale. Queste
divise ammazzate oggi (senza contare le decine di civili che si
trovavano a passare per caso, molti bambini stavano tornando a casa da
scuola) sono i nostri poliziotti di quartiere. Se ne stavano tutti i
giorni dell’anno a presidiare la stessa piazza, la stessa strada, li ho
presi in giro solo ieri notte per come erano imbaccuccati per riparsi
dal freddo, dinnanzi a casa mia.
 
 Non hanno mai sparato un
colpo verso Israele, né mai lo avrebbero fatto, non è nella loro
mansione. Si occupano della sicurezza interna, e qui al porto siamo ben
distanti dai confini israeliani.
 
 Ho una videocamera con me ma
sono un pessimo cameraman, perché non riesco a riprendere i corpi
maciullati e i volti in lacrime. Non ce la faccio. Non riesco perché
sto piangendo anche io.
 
 Ambulanze e sirene in ogni dove, in
cielo continuano a sfrecciare i caccia israeliani con il loro carico di
terrore e morte. Devo  correre, all’ospedale AL Shifa necessitano di
sangue.
 
 Non sono umani, credo che non lo siano mai stai.
 
 V.


 Un piccolo post scriptum
alla testimonianza. Qualcuno magari si premurerà di ricordare che, se
una cassa da morto è lunga all’incirca 2 metri, 6 milioni di casse da
morto
possono coprire una distanza di 12 milioni di metri, circa due
volte e mezzo la larghezza massima dell’oceano Atlantico. Tanta
distanza si coprirebbe accostando una dopo l’altra le casse mortuarie
occorrenti per tutte le vittime della Shoah. Ma questo non c’entra nulla: l’immanità della «soluzione finale» non può giustificare altre morti. E condannare il governo di Israele non è in alcun modo un atto di antisemitismo.


 Come la testimonianza di Vik, anche l’immagine di questo articolo è tratta dal blog Guerrilla Radio. Il bimbo portato in braccio è, molto verosimilmente, morto. È la prima (e spero anche l’ultima) volta che mi autorizzo a pubblicare un’immagine così forte. Quello della foto è un bambino morto: forse questo contribuisce a far capire, esattamente, di che cosa stiamo parlando.

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3 risposte a Gaza bombardata: più di 200 morti. La testimonianza di Vittorio Arrigoni (Guerrilla Radio)

  1. Gianni scrive:

    Non si sono parole….o alemno ci sono le merdate dei media…e il Santo Padre dov’era quando parlava di bambini…questi cosa sono….
    Mi permetto di prendere tue immagini e considerazioni per portarle sul mio blog…speriamo che almeno qualcuno apra gli occhi..
    Grazie

  2. mauroD scrive:

    infopal… hollywood sta da un’altra parte… israele ha rispetto per i civili a differenza dei palestinesi che sparano sempre nel mucchio, e per primi

  3. Mario scrive:

    Gianni fai pure, spero davvero che queste cose possano contribuire ad aprire gli occhi della gente. MauroD, abbi pazienza, ma sono STUFO di sentire che Israele ha il diritto di difendersi, come scrivi nel tuo blog: e chi glielo nega? Ma davvero stiamo parlando del diritto di Israele a difendersi dal terrorismo? A parte i fanatici (e normalmente i palestinesi non sono fanatici) nessuno pensa che i palestinesi abbiano il diritto di lanciare i loro razzi, ancorché artigianali, su Israele, ma davvero credi che quella di Israele sia una risposta? E’ la politica di Israele che costringe un milione di persone in uno spazio angusto, che non è quello previsto dall’Onu o dal diritto internazionale, senza lavoro, senza cibo, senza medicine. E ti stupisci che i palestinesi sparino nel mucchio? Ti stupisci quando l’aviazione dell’unica democrazia del medioriente ha appena ucciso 200 persone, molte delle quali civili, bombardando indiscriminatamente Gaza? Ti sei bevuto la bugia dei bombardamenti chirurgici? Hanno colpito la polizia, hanno colpito i bambini, hanno colpito una città le cui case sono costruite una sull’altra per mancanza di spazio e tu mi parli del diritto alla difesa? Questa è difesa? Puoi anche non credere alle parole di Vittorio Arrigoni (che pure era sul posto, mostrando un coraggio che io, personalmente, non ho), ma per una volta i dati parlano da soli: oggi La Stampa scriveva 200 morti e centinaia di feriti palestinesi un morto israeliano e centinaia di migliaia di israeliani costretti nei rifugi: che significa? Che stare in un rifugio equivale a essere ferito? Che centinaia di feriti (e 200 morti!) valgono meno di centinaia di migliaia di persone momentaneamente sprovviste della propria libertà? La cosiddetta informazione, quella sì che è Hollywood, dà le notizie in maniera tale che la tua reazione è logica. Ma ci prende per il culo. Se l’unica fonte d’informazione fossero le notizie dei tg vorremmo tutti liquidare Hamas, considereremmo tutti Olmert o la Livni delle persone per bene. Non è così e, naturalmente, neppure i membri di Hamas sono tutti persone per bene. Ma le vittime dei bombardamenti israeliani neppure sono aderenti ad Hamas, in molti casi, oppure si sono arruolati in polizia per necessità di lavoro. Su una cosa sono d’accordo con te: sul tuo blog scrivi «Il terrorismo evidentemente lo possono combattere tutti tranne Israele» e citi l’Afghanistan e altri casi in cui la comunità internazionale sta zitta. Bene, neppure sull’Afghanistan e sugli altri casi la comunità internazionale dovrebbe stare zitta (e invece tace), ma il problema è che – nei fatti e spesso anche a parole – la comunità internazionale sta zitta anche con Israele, consentendogli di fare ciò che desidera. Ma naturalmente tutto questo è antisemitismo, quindi lasciamo perdere.

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